Saviano a Occupy Wall Street
Stringe il cuore a vedere Zuccotti Park com’è ridotto adesso. Non c’è più l’accampamento e gli occupanti di una volta ora sono diventati i frequentatori, un centinaio, di un giardino pubblico. Di polizia ce n’è meno di una settimana fa, ma tutto il parco è transennato che ci sente in gabbia, e per entrare bisogna passare per un corridoio sorvegliato dalle guardie private. Al centro della piazza c’è un mucchio umano avvinghiato attorno ad una cerchia di smart phone protesi nella registrazione, tre grosse videocamere, una piccola selva di giraffe: lì in mezzo c’è Saviano.
Inizia a parlare a mezzogiorno, puntuale com’è nella tradizione del posto. Se la cava bene con l’inglese ed è a suo agio col sistema di amplificazione umana della voce, che forza gli oratori a staccare frasi brevi, di pochi secondi, per permettere alla staffetta dei ripetitori di diffondere le parole verso l’esterno. Elogia il movimento perché vuole imporre una nuova legalità all’alta finanza, unico modo per impedire alle Mafie di incistarsi nelle stanze dei bottoni dell’economia. Fa presente come la crisi abbia regalato al crimine organizzato una potenza nuova: le mafie sono forti di una disponibilità di denaro contante unica, in tempi di crisi di liquidità e di asfissia del credito. Poi parla dell’Italia, consiglia a tutti di seguirne la situazione con attenzione, se fallisce l’Italia anche l’euro va a catafascio e allora anche voi americani, aggiunge, non sarete più tanto sicuri. Espone la precaria situazione del nostro paese, ingannato per anni dal suo governo e ora privo di ogni speranza. Sostiene che ce la potremo cavare solo facendo scelte come quelle degli occupanti di Zuccotti Park. Finisce ricordando come la crisi può anche essere un’occasione per buttarsi a fare quello in cui veramente si crede, visto che tutte le certezze di ieri sono crollate per sempre: un mondo migliore non esiste, ma ci si deve battere perché questo in cui viviamo lo diventi.
È stato un buon discorso, l’unico, fra quelli che ho sentito finora, che abbia sollevato la questione del ruolo della mafia nella crisi, del peso accresciuto del denaro illegale all’interno delle difficoltà attuali della finanza. Certo, per noi italiani è un po’ deprimente essere invitati come autorità in materia di crimine organizzato, ma insomma… la storia è andata così e poi siamo a due passi da Little Italy. Anche l’invito a guardare con attenzione all’Italia perché in pratica per colpa della crisi ci ritroviamo nelle mani la possibilità di far fallire l’Europa, l’America e praticamente il mondo, un po’ di brividi li dà. In fondo, l’ultima volta che abbiamo avuto una simile occasione è stato alla fine dell’impero romano e non ce la siamo lasciata sfuggire. Non so che eco avrà in Italia l’intervento di Saviano a Zuccotti Park, qui credo che sia stato importante, come lo è qualunque voce che venga da fuori a sostenere il movimento. Perché ho l’impressione che forse la faccenda si potrebbe leggere alla rovescia di come ha fatto Saviano, e cioè che se questi qui, gli occupanti di Wall Street, falliscono, allora sì che siamo tutti del gatto.
Faccio queste considerazioni sul treno che mi riporta a casa, un po’ immalinconito dallo Zuccotti sgomberato, chiedendomi come potranno sopravvivere gli occupanti senza la base organizzativa dell’accampamento. Ma quando apro il computer leggo che Occupy Oakland ha proclamato per il prossimo dodici dicembre una giornata di chiusura totale di tutti i porti della costa occidentale, da Seattle a San Diego. Questo come risposta all’ondata di sgomberi che ha interessato le occupazioni un po’ dappertutto, da Londra alla stessa Oakland. Sembra roba da matti, ma quelli di Oakland tre settimane fa hanno convocato uno sciopero generale della città, una cosa che l’ultima volta che è successa doveva essere ancora vivo Jack London. E non gli è nemmeno andata male, visto che hanno fatto il corteo più grosso dai tempi della guerra del Vietnam e hanno chiuso il porto per cinque ore. Perché un fatto che non mi sembra sia stato ancora ben capito è che questa storia qui cominciata a Zuccotti Park è una faccenda americanissima, proprio come mitologia, del tipo della conquista del West, lo sbarco sulla luna, o Rocky I. Sono gli obiettivi esagerati che fanno dare il meglio di sé alle persone, e di sicuro non ce n’è uno in giro che lo sia di più che abbattere la potenza di Wall Street.