Speciale Ai Weiwei | L’arte contemporanea cinese nel dilemma della transizione

5 Marzo 2012

In Cina, l’arte contemporanea è stata apertamente accettata dalla società e negli ultimi anni è diventata molto nota al pubblico. I “miglioramenti” del clima culturale sono avvenuti non grazie all’approvazione ideologica dell’arte contemporanea da parte di una nazione comunista, ma come risultato del processo di apertura e riforma e del trionfo della cultura materiale e dello stile di vita occidentale in questa terra antica. Questi miglioramenti derivano anche dal graduale recupero della fiducia in sé da parte di un popolo che spera di mettere alla prova il proprio prestigio tra le culture contemporanee del resto del mondo. Ciononostante, e dopo anni di mostre e discussioni, il pubblico dell’arte moderna è limitato ai circoli degli artisti e a pochi altri piccoli gruppi.

 

Mancando di una base nella cultura e società politica contemporanea, l’arte contemporanea è stata etichettata come “inquinamento spirituale borghese”, e considerata per vari decenni un prodotto della corrotta ideologia occidentale. Al-lo stesso modo, l’arte e la cultura cinese non giocavano un ruolo attivo nell’ideologia sociale, e mancavano di un atteggiamento razionale o di una prospettiva indipendente sulla riforma sociale. Anche dopo così tanti anni, essa deve ancora affrancarsi da una condizione di “autoadattamento” sostanzialmente limitata. Questo stato di cose è la semplice continuazione di una lunga tradizione di tentativi di sfuggire psicologicamente al proprio destino, all’idea di “conservare purezza e integrità personale”, ancora dominante presso l’élite culturale cinese. Nonostante l’arte contemporanea cinese non partecipi direttamente alle trasformazioni sociali cui assistiamo oggi, essa manifesta ancora una presa molto forte sulla realtà attraverso la sua ricca espressione di ragioni ed emozioni e attraverso i suoi riflessi storici e le sue opinioni sulle possibilità della vita moderna. La maggior parte delle opere evitano ancora i problemi politici e sociali, o affrontano gli stessi temi per via cinica, attraverso l’equivoco e l’ambiguità, l’evasione, l’autodenigrazione, il ridicolo, l’autoflagellazione, lo sguardo rivolto a se stessi, o una focalizzazione quasi monadica sulla propria consapevolezza personale.

 

A partire dalla Rivoluzione culturale e dopo la mostra del 1979 degli Stars, che fu il primo tentativo pubblico di liberare l’espressione artistica individuale dopo il 1949, l’arte contemporanea cinese ha attratto l’attenzione e la considerazione degli occidentali per la sua ideologia “antiestablishment”. Anche oggi che il governo cinese non è più ciò che era una volta, questo tipo di semplicistica etichetta ideologica resiste ancora. Queste idee da Guerra fredda derivano da un lato da giudizi semplicistici basati su una valutazione scorretta di un’altra cultura e del suo sviluppo, e dall’altro dal caos, dalla complessità e illogicità della società moderna nell’ambiente politico e culturale che è la Cina di oggi.

 

Non è poi così strano che il sistema dell’arte contemporanea occidentale, dalle gallerie ai critici d’arte ai collezionisti alle attività culturali, guardi all’arte proveniente da un Est distante e misterioso come la Cina con curiosità e sconcerto. Inoltre, a causa del lungo isolamento e alle caratteristiche peculiari dell’impero feudale, resta difficile per gli occidentali capire veramente l’arte cinese contemporanea – anche al livello base di comprensione di “dove” e “cosa” è successo. Nella maggior parte dei casi, in Cina le introduzioni alle mostre e le stesse mostre di arte moderna sono brevi, frammentarie, discutibili, organizzate in modo sciatto e senza un minimo di novità. Chi può immaginare le terribili catastrofi che avvengono nelle profondità dell’oceano semplicemente osservando i relitti e le carcasse che si arenano sulle spiagge assolate?

 

Nella maggior parte dei casi, le principali mostre di scambio culturale Est-Ovest degli ultimi anni, sia su grande sia su piccola scala, così come la maggior parte delle opere degli artisti stranieri esposte nelle mostre nazionali, nascono da una mancanza di buonsenso riguardo alle condizioni culturali attuali o allo stato dell’esistenza, o dagli insignificanti interessi della maggior parte del mercato. Questo tipo di arte affronta la politica e l’ideologia in modo semplicistico e tenta al tempo stesso di affrontare problemi grandi e piccoli, vanta correttezza politica mentre queste azioni così ipocrite e bigotte sono dettate da standard assolutamente occidentali. Equivoco costante, infatuazione per l’equivoco, infatuazione verso questa “infatuazione per l’equivoco” rendono l’interpretazione dell’arte contemporanea una farsa in cui ogni generazione si dimostra sempre più debole e incerta: un riflesso perfetto dei dilemmi che assediano l’arte contemporanea nel processo di scambio culturale.

 

 

Ma nonostante l’influenza dominante degli standard culturali e dei modelli discorsivi occidentali, l’arte cinese contemporanea continua a muoversi gradualmente verso la maturità e la fiducia, a dispetto perfino della frammentazione politica e culturale della Cina. Questa maturità nasce dalla conoscenza del mondo attuale e dalla riflessione sul proprio ambiente culturale. Negli ultimi cent’anni la Cina ha sperimentato cataclismi politici, economici e culturali non comparabili a quelli di qualsiasi altra nazione o paese. Le cause storiche e culturali profonde di questi lancinanti cambiamenti, e la complessità politica e culturale che essi hanno apportato sono uniche nel corso della storia dell’uomo. Gli elementi arbitrari, caotici, incerti e mutevoli della cultura cinese (che hanno origine nella concezione che il popolo cinese ha della propria posizione nel mondo naturale) sono proprio ciò che spesso determina il suo miracoloso potere di recupero, la sua capacità di strappare la vittoria dalle grinfie della sconfitta e di trovare una vita nuova sull’orlo della morte. Guardando agli ultimi mille anni di storia, la Cina è stata conquistata e governata molto spesso da culture o nazioni straniere. Seguendo ciascuno di questi enormi sconvolgimenti politici e culturali, essa ha assorbito alcune caratteristiche dell’invasore e poi è tornata alla normalità e alle sue nuove mode culturali.

 

La cosa interessante è che duemila anni fa la dinastia Han (25 a.C.-220 d.C.) era la perfetta personificazione della cultura centrale cinese, e la dinastia Tang (618-907) ha rappresentato la dominazione totale della cultura persiana sulla Cina. Oggi l’entusiasmo senza precedenti manifestato dall’intera nazione cinese verso la cultura straniera Tang è sconcertante. Durante la dinastia Tang tutti gli aspetti della cultura – dai princìpi estetici ai sentimenti quotidiani che vanno dallo spirituale al materiale – sono stati sovvertiti e ricostruiti. In seguito gli stili artistici e le forme dei Tang, originariamente estranei alla cultura cinese tradizionale, sono stati universalmente accettati come le sue rappresentazioni più quintessenziali. Tutto ciò nasce dall’accettazione del valore dato dall’Occidente a una cultura simile alla propria; questo crea la trama immaginaria di una cultura e del consenso implicito in essa. Valori diversi coesistono e si completano a vicenda, poi si sciolgono e diventano una cosa sola, all’interno di un processo che ha condizionato a lungo lo sviluppo della storia e della cultura cinese.  

 

Negli ultimi vent’anni gli artisti cinesi hanno affrontato violenti cambiamenti politici, culturali, economici e ideologici. I cambiamenti del potere politico sono stati – tutti, senza eccezione – accompagnati da una battaglia ideologica. Dal punto di vista economico, un sistema sul punto di sparire si è rinnovato trasformandosi in una società materialista; una società piena di ideali comunisti utopici si è trasformata in una società in crisi ma anche colma di potenzialità: una società sempre più integrata con il mondo. La profonda unicità culturale generata da questi cambiamenti conserva ancora un potere misterioso. Le vite degli artisti cinesi sono nel segno della molteplicità e della confusione, del disordine e del cambiamento, del dubbio e della distruttività, della perdita di sé e del vuoto che la accompagna, della disperazione e della libertà che ne con-segue, dell’impudenza e dei suoi piaceri. Riflessioni sulla politica cinese, sulla sua storia e cultura, sugli individui e la collettività, sulla riforma, l’autenticità di sé, il pentimento, la spiritualità, l’Occidente, il sesso, la ricchezza materiale, l’arte, e la metodologia si trovano spesso nelle opere d’arte.

 

La vaghezza e l’incertezza insite in queste opere, la loro capacità di cambia-re e trasformarsi, la loro natura secolare e la sfiducia verso la morale pubblica, il loro spiare la vita interiore degli individui completano l’analisi della difficile situazione degli artisti cinesi contemporanei. La metafora, l’ambiguità, la molteplicità di significati, l’illusione, la volontà di confondere deliberatamente giusto e sbagliato sono sempre state espressioni della cultura cinese e modalità di pensiero e parola tipiche di questo antico paese orientale. Se abbandoniamo la nostra comprensione della storia cinese sia antica sia contemporanea, in particolare i suoi dilemmi e i suoi collegamenti con l’Occidente, non abbiamo gli strumenti per comprendere il valore della cultura cinese contemporanea. Senza una comprensione delle vere implicazioni dell’arte contemporanea in Cina, lo scambio artistico giungerà a un punto morto, sospeso a uno sguardo superficiale. Solo una presa solida sui concetti appena esposti ci permetterà di evitare l’orientalismo, il colonialismo culturale, la semplificazione e il conformismo verso gli standard artistici occidentali. Solo così potremo affrontare le difficoltà culturali di questa nazione, lo stato delle sue arti, le sue caratteristiche psicologiche, e trovare una vera alternativa. Forse questo mondo non è diverso dal mondo che conosciamo e cui siamo abituati, o forse crediamo che tutto ciò cui siamo abituati alla fine diventerà strano e si rivolterà contro di noi. La stabilità del mondo fisico non è più un dato certo, ma è così che nasce e si sviluppa il potere della fantasia.

 

Il problema dello statuto internazionale dell’arte cinese contemporanea, come altri problemi espressi dall’arte cinese, è collegato alla realtà e alla nostra comprensione di essa, a certe caratteristiche e modi di esprimerle, al diritto di esistenza e alla legittimità dei nostri diritti culturali.  

 

La ricerca dell’identità e di valori culturali è evidente in molte opere di artisti cinesi. Questa ricerca riflette la creazione di valori nuovi, nati dopo le rivoluzioni cinesi e in seno a processi di riforma. Dietro questa ricerca c’è il dubbio degli artisti sulla verità e la legittimità dei vecchi e autoritari sistemi di valori. Un mondo confuso persegue la chiarezza, e nella nostra ricerca della conoscenza le forze che schieriamo in questa ricerca e il prezzo che paghiamo per essa ci portano verso un mondo ideale. Che cosa accadrà all’arte in un mondo armonioso senza bisogni o desideri? Ne faremo parte? 

 

[…]  

 

Scritto nel settembre del 2004

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