25 luglio 1943
Per ogni generazione esistono date che segnano una cesura netta dell’esistenza; date che hanno un carattere fortemente periodizzante; date che nel futuro saranno talmente intrise di significato da restare a monito. Il 25 luglio 1943 rappresenta tutto questo.
Quella giornata, passata oramai da settant’anni, ha rappresentato una accelerazione della Storia e della dinamica politica che era in corso, mutevole e allo stesso tempo immobile, da oltre un ventennio. Una giornata che in tanti avevano atteso nel silenzio dell’imposizione, nell’impossibilità di manifestare il proprio dissenso, nella minaccia del perpetrarsi della violenza che aveva accompagnato l’instaurazione e la vita del regime fascista.
È la notte tra 24 e 25 luglio 1943 quella che segna la caduta del Duce dopo ventuno anni di regime. Colpito proprio da una delle architetture di potere a cui lui stesso aveva dato vita. Il Re decide di riprendere in mano le fila dello stato italiano: affida l’incarico di formare un nuovo governo al Maresciallo d’Italia Pietro Badoglio. La sera del 25 luglio 1943 è un suo proclama ad annunciare le svolte della giornata.
Italiani! Per ordine di Sua Maestà il Re Imperatore, assumo oggi il governo militare del paese con pieni poteri. La guerra continua a fianco dell’alleato tedesco. L’Italia, duramente colpita nelle province invase, le città distrutte, mantiene la parola data, gelosa custode della sua tradizione millenaria.
La gioia, l’esultanza, il giubilo esplosero in molte parti di Italia: Benito Mussolini era stato sostituito e arrestato. Ora all’orizzonte, nel pensiero dei più, si sperava potesse esserci finalmente una risalita da quella china che era stata la dittatura. Quella parte del proclama in cui si sosteneva che la guerra sarebbe proseguita al fianco della Germania si era pensato fosse tutt’al più una maniera di dissimulare di fronte ai tedeschi, un modo per prendere tempo, una strategia per evitare una rottura troppo brusca. Il paese era stremato da tre anni di guerra costellati dall’impreparazione militare e dalle sconfitte; la popolazione viveva al limite della sussistenza; le famiglie erano da troppo tempo private dei loro uomini; gli anglo-americani erano sbarcati in Sicilia già da due settimane e su Roma da qualche giorno erano cadute migliaia di bombe che avevano distrutto intere parti della città.
Nella realtà dei fatti, la non-coincidenza tra caduta del fascismo e fine delle ostilità avrebbe creato non poche questioni. Solo i più lungimiranti avevano potuto intendere che il peggio doveva ancora venire. I successivi quarantacinque giorni, definiti appunto badogliani, portarono all’armistizio con gli anglo-americani. La guerra cambiava direzione l’8 settembre 1943. La reazione tedesca fu violentissima: l’esercito di Hitler aveva avuto un mese e mezzo per occupare militarmente il territorio della penisola; le truppe italiane disseminate in Europa e sul Mediterraneo non erano state preparate a quell’inversione di marcia della guerra che le consegnò direttamente all’oramai ex alleato. Effettivamente nelle mani dei tedeschi, l’Italia e gli italiani ora erano chiamati a un impegno ancora maggiore. Si aprivano in quei giorni a venire, dall’otto di settembre in poi, le tante strade che la Resistenza, seppur nel seno di una minoranza del paese, avrebbe creato e imboccato: strade non solo militari, ma civili e anche e soprattutto morali.
Dopo settanta anni da quegli eventi, a partire dal prossimo otto settembre, lo speciale su Doppiozero dal titolo Resistenza70 vuole ricordare il momento storico della Resistenza con un ciclo di narrazioni di persone che, con i loro racconti e le loro storie di vita, costruiscano un ponte tra l’eredità di quei venti mesi tra il ’43 e il ’45 e la nostra contemporaneità. Un’eredità che spesso è stata raccolta e fatta propria anche da chi non ha vissuto direttamente quei fatti, ma ne ha vissuto il riverbero nei decenni successivi. Per questo si è voluto costruire un percorso di racconti che comprenda sia testimoni dell’epoca (partigiane e partigiani) sia persone che ancora oggi con la propria esistenza continuano a tenere viva e ad alimentare quell’esperienza storica.
Resistenza70 vuole essere anche una proposta di viaggio intergenerazionale alla ricerca di ciò che è rimasto oggi della Resistenza, di quello che invece si ritiene perduto e, a volte, irrecuperabile.