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Assisi / Paesi e città

29 Marzo 2012

Un giorno o due ad Assisi. Una cosa che non ti aspetti. Non perché sia improbabile, ma perché a volte anche le cose più probabili sorprendono. Almeno se ad Assisi ci arrivi seguendo un itinerario particolare.

Un convegno di studi su J.R.R. Tolkien organizzato da Padre Guglielmo Spirito e da me, in ottobre, è l’occasione per iniziare il percorso da Rivotorto di Assisi, villaggio nella piana sotto il Monte Subasio. Qui si trova la chiesa dedicata a San Francesco, la cui costruzione iniziò nel 1600. Nel convento attiguo vive una comunità di frati francescani.

 

Siamo in un posto quanto mai significativo. Nell’edificio sacro, semplice ed elegante, c’è un piccolo, nudo e fondamentale nucleo di spiritualità: il Tugurio, primo luogo di vita comune del Poverello di Assisi e dei suoi confratelli. Pietra esposta, compatta e solida come se si trattasse di una costruzione preistorica. Possente, nella sua essenzialità. Da una parte, la panca dove il Santo dormiva, dall’altra il punto in cui lui e gli altri accendevano il fuoco.

Dalla residenza dei frati, dove sono ospite, lo sguardo si allarga sulla splendida veduta del Subasio, con Assisi che spicca per il chiarore delle sue costruzioni, e soprattutto per il complesso della Basilica di San Francesco, che ospita l’Istituto Teologico. Sembra Minas Tirith che svetta nel cuore di Gondor, nel Signore degli Anelli.

 

 

A cena, Guglielmo e gli altri frati mi parlano della vita in questi luoghi. Siamo nella quieta provincia umbra, segnata da un solco di abitudini tranquille, in gran parte ancora legate all’agricoltura, oltre che naturalmente al turismo. Vita spirituale, sì, ma anche sagre e sane mangiate. Anima e corpo come unità complementari, in fondo. A volte scollate, magari, ma in cerca l’una dell’altra.

Dopo il pasto, Guglielmo mi fa un grande regalo, portandomi ad Assisi in macchina, di notte. È una visione. La luce artificiale non toglie, anzi esalta il fascino di questo cuore pulsante della cristianità. La Basilica di San Francesco toglie il fiato, vista dal basso, con la sua pietra bianca. Dà una vertigine che normalmente viene solo dagli spettacoli naturali, come le montagne che ti si levano davanti all’improvviso. Poi entriamo in un paese che sembra una scenografia.

 

 

C’è poca gente, per strada. Forse qualche turista, ma soprattutto locali, principalmente ragazzi. Le vie di Assisi sono corridoi nobili, bruni e dorati. Pietre antiche, che sanno di sedimentazioni lente, lavoro, lotta e preghiere.

Facciamo un giro lungo, come la spola di un telaio, che dall’ampia spianata davanti alla Basilica Superiore ci porta in Via Borgo San Pietro, dove si trova il monastero delle Clarisse francesi, presso il quale Tolkien fu ospitato nell’agosto del 1955. Sempre a lui, pensiamo.

 

Ma non è tutto.

Sto entrando nello spirito del luogo, che è complesso e fondamentalmente mistico, anche se edificato sulla concretezza di questi edifici.

Dopo essere passati davanti al cosiddetto Tempio di Minerva (in realtà, la Chiesa di Santa Maria sopra Minerva), nella Piazza del Comune, torniamo davanti al Portale della Basilica Inferiore ed entriamo nel complesso dell’Istituto Teologico. È un grande privilegio. Attraversiamo un cortile dalla forma allungata che sembra finto, da quanto l’architettura è perfetta. Da lì, un’altra porta dà accesso agli ampi corridoi interni dell’Istituto. Nobili e risonanti, ospitano una comunità di docenti e allievi, tutti mossi da una comune ispirazione religiosa e dalla passione per lo studio.

 

Il refettorio è una sala enorme, con un lungo tavolo lontano e figure in saio che si muovono come i personaggi di un grande paesaggio fiammingo. Poi ci sono le aule, con affreschi d’autore e l’eco dei corsi che qui si svolgono, su tutte le principali fedi e tradizioni spirituali del mondo. E c’è il cortile interno, un chiostro meraviglioso, lo stesso che si può vedere nel passaggio di scale tra la Basilica Inferiore e quella Superiore. Infine, accediamo al camminamento esterno, sul lato che, visto da Rivotorto, sembrava la città del Re, nella Terra di Mezzo. Il panorama è sublime, e capisco i frati che camminano su e giù, meditando. Qui il Divino si tocca come cosa viva e vera.

 

 

Il giorno dopo, di pomeriggio, facendo un giro per Assisi dopo il convegno, ritrovo qualcosa di quegli attimi, ma solo briciole. È dappertutto uno stormo di turisti e fedeli, ed è difficile respirare di nuovo quei momenti, nel movimento generale. Ormai l’anima del luogo subisce l’interferenza del canale omologante della massa umana.

Attraverso a piedi il centro senza rendermi conto che forse sto facendo un pellegrinaggio. Poi, accolto dal magnetismo architettonico della Basilica, entro nella sua parte Inferiore e ne percorro gli spazi sacri.

 

Finalmente mi ritrovo nella sua cripta, davanti alla Tomba del Santo.

Allora ritrovo il silenzio del Tugurio, e tutto recupera il suo senso.

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