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Obù a Napoli: un progetto culturale e sociale

21 Marzo 2025

A Napoli, nello storico complesso monastico di Sant’Anna a Capuana, nasce un grande centro culturale pensato come luogo d’incontro, esplorazione e aggregazione per famiglie, bambine e bambini, per giovani e persone di ogni età. Nasce per iniziativa di Fondazione Terzoluogo e si chiama Obù perché si trova proprio nel cuore del Borgo Sant’Antonio Abate, noto come ‘O Buvero – il Borgo – caratterizzato da una vivace strada principale affollata quotidianamente dall’antico mercato ortofrutticolo e non solo. Un’area piuttosto centrale della città e tuttavia malandata e disordinata quanto basta a renderla periferica ai flussi turistici più frettolosi e addomesticati. Un quartiere complesso, di fragilità sociale e crescenti disuguaglianze, e però ricco di energie potenziali per la numerosa presenza di giovani di diverse provenienze culturali e geografiche, di famiglie in cerca di un presente e un futuro meno aspri, di associazioni impegnate a favorire le risorse del territorio.

Obù, un nome allegro e lieve per un sontuoso ex-convento cinquecentesco che Fondazione Terzoluogo ha acquisito dal Comune di Napoli attraverso un’asta pubblica. L’ha scelto per farne uno dei protagonisti del progetto culturale integrale con valore sociale che è il cuore e il senso primo di Fondazione Terzoluogo: creata nel 2019, nasce da un gruppo di persone amiche, legate da esperienze imprenditoriali, culturali e sociali condivise nel corso di molti anni, per mettere in comune impegno, idee, competenze e risorse finanziarie da dedicare alla città. Persone che credono profondamente nel potere trasformativo della cultura e dell’istruzione di qualità e perciò hanno immaginato e cominciato a dare vita a questa idea: creare spazi aperti che integrino biblioteche multimediali intese come luoghi di accoglienza, esplorazione e scambio, in dialogo con servizi per l’infanzia e di sostegno alla genitorialità, insieme a laboratori per molteplici attività partecipative, capaci di far circolare le energie e far crescere le competenze creative. Luoghi che, attraverso l’ascolto sensibile e il coinvolgimento del territorio e delle istituzioni, si propongano come punto di riferimento per la comunità locale, strumento di nuove esperienze di scoperta, partecipazione e coesione sociale.

I primi progetti di Fondazione Terzoluogo stanno crescendo a Napoli e a Milano, nel confronto e nella riscoperta reciproca tra Nord e Sud d’Italia, in quartieri in cui le disuguaglianze si fanno sentire maggiormente, in territori delicati ma potenti, fragili e insieme resistenti.

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Fotografia di Marcello Merenda.
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Fotografia di Marcello Merenda.

A Milano, siamo impegnati nell’area dell’ex-cascina Case Nuove, che ci è stata assegnata a seguito di un bando pubblico del Comune di Milano per la valorizzazione di beni in disuso. Lo spazio è in gran parte da costruire dalle fondamenta e il cantiere ancora da aprire. Siamo nel quartiere di San Siro noto alle cronache per lo stadio con le sue tifoserie ma anche per le turbolenze di giovani autori e fan della musica trap. Noi però lo abbiamo scelto per il suo carattere ibrido, ponte tra le difficoltà del vecchio quadrilatero di case popolari e le incerte aspirazioni di aree più recenti, luogo di desideri vivaci e contrastanti, ribollente di voglia di fare e d’incontrarsi, anche per via delle tante associazioni presenti, delle famiglie e delle persone giovani di varie origini con cui dal 2022 sviluppiamo un percorso partecipativo in collaborazione con il Comune di Milano, l’Associazione cheFare, la Fondazione Bambini Bicocca e la Cooperativa sociale Codici Ricerca e Intervento.

A Napoli, per contro, c’è Obù che a inizio primavera ha inaugurato una parte degli oltre 4000 metri quadri, tra spazi aperti e spazi coperti, di questo straordinario edificio. All’apertura ha partecipato il sindaco Gaetano Manfredi, la stampa e un pubblico numeroso di persone variamente coinvolte. Si tratta per ora di 800 metri quadri destinati, nei primi mesi, a laboratori, soprattutto per la prima infanzia e le famiglie, in collaborazione con il progetto Criscito. Intanto è in corso il restauro del primo piano che sarà pronto nel prossimo anno. Poi, entro il 2027, sarà disponibile e attivo l’intero complesso.

Questa prima apertura segna un’importante tappa di un percorso che ha visto nel marzo dell’anno scorso la firma di un protocollo d’intesa tra Fondazione Terzoluogo e il Comune di Napoli, sempre più impegnati in azioni e interventi congiunti per attivare servizi culturali, educativi e sociali all’interno di una visione condivisa di rigenerazione e riqualificazione urbana. A febbraio, inoltre, è stata firmata una Convenzione con l’area cultura del Comune che sigla una vicinanza ancora maggiore. Gli spazi dell’ex convento di Sant’Anna a Capuana e del suo splendido chiostro potranno essere utilizzati anche dal Comune per ospitare alcuni eventi promossi dall’area Cultura come mostre, concerti, spettacoli teatrali, conferenze e seminari, presentazioni di libri, attività laboratoriali le più varie. Sono firme e impegni tutt’altro che formali: testimoniano e rafforzano un modello di collaborazione tra Pubblico e Privato che contraddistingue i progetti di Fondazione Terzoluogo, un modello originale di sviluppo e rigenerazione urbana di prossimità che spezza le rigide dinamiche consuete di separazione tra iniziative pubbliche e private.

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L’inaugurazione di questa prima parte di Obù avviene, tra l’altro, nel pieno rispetto del programma immaginato un anno fa: allora poté sembrare un eccesso di ottimismo e di entusiasmo, oggi è un fatto grazie all’impegno di tutti gli attori – la Fondazione e il suo instancabile team operativo, lo studio di architettura Gnosis Progetti, l’amministrazione comunale, gli amici e i partner che ci affiancano e sostengono.

Come sarà Obù una volta finiti i lavori di restauro e rigenerazione? Ci sarà una biblioteca pubblica multimediale di nuova concezione, in linea con le più recenti e produttive esperienze a livello nazionale e internazionale: non solo e non tanto uno spazio silenzioso di lettura e studio, quanto piuttosto una vivace ‘piazza del sapere’ – secondo la felice definizione di Antonella Agnoli, diventata ormai proverbiale. Un luogo fluido di socialità e di apprendimento in cui tutti i contenuti e i modi di fruirne tendono a valorizzare e trasmettere un patrimonio culturale da condividere e arricchire, un motore di relazioni territoriali generative che stimoli curiosità, bisogni e desideri da scoprire.

Ci saranno servizi per l’infanzia non convenzionali, costruiti grazie alla collaborazione e al confronto con studiosi e esperti nell’innovazione psico-pedagogica, nazionali e internazionali (tra l’altro, il direttore generale di Fondazione Terzoluogo, Massimiliano Massimelli, proviene da esperienze di eccellenza in questo campo) e con il Comune di Napoli. Saranno laboratori sperimentali concepiti come luogo di azione educativa e, al contempo, occasione di alta formazione per operatori. ll progetto intende dedicarsi specialmente alla cura della prima infanzia con orari più vicini ai bisogni delle famiglie e in particolare delle donne, molto attento alle difficoltà dell’essere genitori in contesti svantaggiati

Insieme alla biblioteca e ai servizi per l’infanzia, in continuità e scambio, ci saranno spazi per attività socio-culturali di ascolto e incontro, di formazione e orientamento, co-progettati con gli abitanti e le associazioni del territorio, insieme a scuole e università, artisti e operatori culturali. Laboratori aperti a pratiche, discipline e forme espressive le più varie, a sperimentazioni tra pari e diversi per interrogarsi collettivamente su nuovi modi di vivere e interpretare la città, a partire dalle vocazioni e dagli interessi dei singoli e dei gruppi.

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Fotografia di Sergio Siano.
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Fotografia di Sergio Siano.

All’ultimo piano, in affaccio sulla grande terrazza, ci saranno alcune residenze per artisti e studenti. Ovunque possibile ci sarà posto per il verde, per le piante con le loro storie in dialogo con farfalle, coccinelle e insetti vari, casette per uccelli, magari un piccolo orto, una fungaia… Il tutto sarà, insomma, un insieme di spazi flessibili, porosi, pieni di esistenze e voci diverse, vissuti creativamente da persone di ogni età.

Già dal mese di aprile Obù accoglierà nuove iniziative come il laboratorio di promozione della lettura Read-y pagine in movimento e il laboratorio musicale ‘A manovella lab, mentre a giugno ospiterà le SEA BEYOND Ideas Box: una mediateca multimediale interamente dedicata all’Educazione all’Oceano, nata dalla collaborazione di Biblioteche Senza Frontiere con il Gruppo Prada e la Commissione Oceanografica Intergovernativa dell’UNESCO (UNESCO-COI). Nel frattempo inizierà il progetto ideato e guidato dall’artista-fotografo Fabio Donato, L’archivio del Borgo Futuro: «La consapevolezza di chi si è e del luogo a cui si appartiene nasce dalla memoria – racconta Donato. Il progetto che oggi stiamo tratteggiando intende, attraverso laboratori dedicati agli adolescenti ma aperti a tutti, raccogliere ciò che sarà la memoria futura del borgo. A cominciare dalle immagini fotografiche per poi aprirsi a altre forme di narrazione: i racconti degli anziani, i documenti, i ricordi di famiglia».

Ecco che gli spazi ideati da Fondazione Terzoluogo non sono semplicemente ambienti in cui si svolgono delle attività: sono piuttosto ecosistemi sociali creativi, luoghi dinamici che evolvono nel tempo grazie all’energia delle persone che li vivono e li riempiono di senso. Le nostre città si trasformano velocemente, la collettività si assottiglia sempre più e cresce il rischio di isolamento sociale: questi spazi offrono un’opportunità reale per ricostruire legami, sperimentare nuovi modi di convivere e dare voce a ciò che spesso resta nell’ombra o viene respinto, ai bisogni inespressi o inascoltati, a dare spazio alle energie e alle possibilità.

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Ci piace pensare a Obù non solo come un bellissimo luogo per tutte e tutti, ma anche come un percorso in continuo cambiamento. Un posto che si costruisce giorno per giorno, attraverso il dialogo, la partecipazione e la condivisione. il segno tangibile di una città che non vuole essere solo amministrata, ma anche immaginata, sognata e vissuta attivamente da chi la abita. Mentre il senso di appartenenza sembra diventare via via più fragile, Obù può rappresentare una risposta concreta e sfidante per costruire un futuro più riconoscibile e inclusivo, più accogliente e condiviso.

Maria Sebregondi
Vicepresidente di Fondazione Terzoluogo

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