Il sabato del villaggio / Addio confort
Con le scuole ormai chiuse, gli esami di maturità in dirittura d’arrivo, l’estate, tra alte e basse temperature, sembra essersi ormai avviata e si avvertono i primi timidi tentativi di fuga dalla città. Ritrovare la natura, lo spazio selvaggio, ma senza perdere i confort: una natura a misura d’uomo sembra essere il bisogno da soddisfare.
Addio alla natura quindi, ma soprattutto un addio alla sua idea culturale e falsificante, questo l’auspicio contenuto già nel titolo dell’ultimo libro di Gianfranco Marrone recensito questa settimana da Marco Belpoliti e Franco Farinelli e su La Repubblica da Maurizio Ferraris in un ampio articolo.
Uomo e natura, due conviventi che mal si sopportano, ma anche una corsa ciclistica, la Milano-Sanremo, tra le più affascinanti ed estreme del mondo. Un percorso vario ed imprevisto, un paesaggio naturale, sorprendentemente nel cuore di uno dei territori più urbanizzati d’Europa: ce lo racconta Igor Pelgreffi.
Di tutt’altra natura la sparizione che si materializza sotto gli occhi di Giuseppe Montesano, ossia quella della spazzatura napoletana in parte spostata dalle strade per invadere ossessivamente le telecamere televisive in nome di una pretesa attualità che risulta troppo stantia per essere tale.
Claudia Zunino recensisce Sentimenti sovversivi di Roberto Ferrucci portando la discussione fino in casa dell’autore. Infatti sulla pagina facebook di Ferrucci prosegue serrata la discussione attorno al libro (e alla recensione) da parte di amici e lettori.
Angela Borghesi ci porta davanti ad un fico, un albero naturale o un albero culturale? Non sapremmo, di certo Borghesi ce lo racconta grazie anche ai versi di Francis Ponge e alle tele di Lorenzo Lotto.
Dare forma, mettere in scena, ma principalmente: “tendere l’orecchio all’umano”: così Rodolfo Sacchettini ci racconta il percorso artistico di uno dei più importanti e minoritari attori italiani, Claudio Morganti.
Nell’anno del centocinquantesimo non può mancare un saluto alla bandiera, seppur questa volta ostinatamente attorcigliata. Giorgio Vasta ci racconta come l’identità italiana prende forma a Marsiglia un attimo prima della sua stessa celebrazione.
L’identità italiana raccontata da Giorgio Vasta sembra in alcuni aspetti coincidere con l’arte come la intendeva Alighiero Boetti. Un nuovo libro raccoglie materiali inediti capaci di cogliere appieno le peculiarità dell’artista, ce ne parla Elio Grazioli.
E l’arte di Boetti arriva nelle mani del giovane figlio di Daniele Martino, nove anni, che disegnando (e non scrivendo) Carino ringrazia a suo modo Guido Ceronetti nel suo Finale di teatro. L’abbandono di Ceronetti si trasforma, tra gli applausi di Vinicio Capossela e Roberto Calasso, nell’unico modo di essere uomo di teatro.
Un addio per restare e un addio per tornare a riconoscere la natura non solo per, ma grazie alla sua forma culturale come avviene alla Stazione di Topolò, il più piccolo, inconsueto e culturale (quindi naturale) festival italiano. Da quest’anno idealmente affiancato da Ritorno ai luoghi abbandonati, una rassegna organizzata dalla Fondazione Nuto Revelli a Paraloup per un Italia che riparte dai margini, dalla “provincia granda”.
Conclusa a giugno, Fotografia Europea 2011, propone online gli interessanti video delle giornate reggiane. Tra gli altri il dibattito su Unità-disunità d’Italia con Marco Belpoliti, Franco Arminio, Elio Grazioli e Giorgio Boatti, l’intervista a Mario Dondero e gli incontri dedicati a Pier Paolo Pasolini con Pier Aldo Rovatti, Angela Felice, Gianni Scalia, Guido Monti, Raoul Kirchmayr e Claudio Franzoni.
Insomma un addio che sia una vacanza dai confort più che dalla città, che spesso trasformano il piacere in assuefazione. L’American Power non è più l’orgoglio militare ed economico di una nazione, ma il deliro e lo strazio che si nasconde nella bulimica ossessione di energia che attanaglia un paese deformato dai confort. Come ce lo racconta in una mostra (e in questa foto) alla Fondation Henri Cartier-Bresson di Parigi, Mitch Epstein.