Germania: la coscienza di Merz
Il 27 gennaio 2025, giornata della Memoria, ottantesimo anniversario dell’ingresso delle truppe sovietiche nel Lager nazionalsocialista di Auschwitz. Al Bundestag tedesco le vittime dell’Olocausto vengono ricordate la mattina di mercoledì 29 gennaio. Il pomeriggio di quello stesso giorno il presidente della CDU (Unione Cristiano Democratica) Friedrich Merz, candidato alla carica di cancelliere per il suo partito e per la CSU (il parallelo partito bavarese) alle prossime elezioni del 23 febbraio, presenta al Bundestag una mozione non vincolante su un tema importante. È il tema problematico, controverso quanto circondato da falsità e menzogne, della migrazione. Si chiede in particolare al governo federale di dar luogo a ampi respingimenti di migranti alle frontiere tedesche, anche dei richiedenti asilo.
Avrà notato la coincidenza, Friedrich Merz? Si sarà chiesto in che relazione ciò fosse con la relativizzazione per non dire il negazionismo dell’Olocausto da parte del partito, la AfD (Allianz für Deutschland), della cui adesione la CDU necessita per far passare la mozione?
Chiaro era di sicuro a Merz che avrebbe ottenuto la maggioranza se e solo se a favore della sua mozione avesse votato compatta la AfD, proprio il partito di estrema destra con cui mai e poi mai Merz, secondo le sue stesse dichiarazioni nel mese di novembre, avrebbe collaborato. Giovedì 30 il novantanovenne Albrecht Weinberg, sopravvissuto all’Olocausto, che aveva ricevuto la croce di ferro al merito la restituisce, in disaccordo con il fatto che CDU e CSU il giorno prima avessero fatto passare una mozione contro la migrazione con i voti determinanti della AfD. Che cosa era successo prima e che cosa sarebbe successo dopo?
La Germania è in crisi, economica e politica. Non è più la locomotiva industriale d’Europa, non trascina più l’economia del continente. Il tasso di crescita per il 2025 è dato appena allo 0,3%, e questo soprattutto a causa della crisi dell’energia e ancor più al calo delle vendite interne e delle esportazioni di automobili convenzionali e di auto elettriche, per la concorrenza dei prodotti cinesi ma anche per l’imprevisto poco entusiasmo per le automobili a elettricità. I prezzi dei generi alimentari aumentano, quelli per gli affitti e l’acquisto delle case nelle grandi città sono astronomici. Dal punto di vista politico, dopo l’uscita di scena di Angela Merkel che ha governato la Germania con senno e fermezza per circa sedici anni consecutivi, dal 2004 al 2021, la maggioranza aveva preferito l’alternanza, premiando nelle elezioni del Bundestag del 2021 socialdemocratici (SPD) e verdi (Die Grünen). Questi hanno governato insieme ai liberali di Lindner nella coalizione detta semaforo (Ampel) dai colori dei tre partiti, rosso per la SPD, verde per i Grünen, giallo per la FDP (Freie Demokratische Partei). Come si vede, in Germania i partiti, non tutti, portano ancora il nome di «partito», anche se molto è cambiato e anche qui personalismo e spettacolarismo hanno trasformato la politica. In ogni caso la «Ampelkoalition» ha retto fino al novembre del 2024 quando il ministro liberale delle finanze si è dimesso per dissidi con gli altri partiti della coalizione e i liberali hanno abbandonato il campo scatenando la crisi di governo: le elezioni per il 21° Parlamento della Repubblica Federale di Germania sono indette per il 23 febbraio.
Come da prassi consolidata, i segretari dei partiti corrono per la carica di cancelliere nel caso in cui il loro partito o una coalizione conquistino la maggioranza. Corrono per la SPD Olaf Scholz, cancelliere uscente; per i Verdi il ministro dell’Economia e della protezione del clima Robert Habeck (benché ben più gradita e capace si sia rivelata la ministra degli Esteri, sempre dei Verdi, Annalena Baerbock); per i liberali l’ex ministro delle Finanze Lindner. Quanto all’opposizione, mentre la AfD porta l’unica donna in lizza, Alice Weidel, la CDU e la CSU candidano insieme Friedrich Merz, uomo di destra-centro.
Torniamo a puntare i riflettori su di lui e su quanto è accaduto il 29 gennaio 2025. Se infatti fino a quel momento i sondaggi e l’opinione pubblica davano per scontata l’elezione di Merz, la sua mossa del 29 gennaio potrebbe far cambiare i pronostici e magari anche la realtà.
Come se la questione dei migranti fosse l’unico problema del paese Merz, imitando Trump, ha pensato bene di puntare tutto su questo punto e ha proposto una mozione contro l’immigrazione illegale – ben sapendo tra l’altro come questa andasse contro le direttive europee – che avrebbe comportato energiche misure di respingimento. La mozione presentata al Bundestag il 29 gennaio passa, con una maggioranza risicata di 4 voti ma passa (348 a 344, 10 astenuti). Per la prima volta nella storia della Germania postbellica viene infranto il tabù, viene travalicato il muro di contenimento (la Brandmauer, propriamente il muro antincendio che impedisce alle fiamme di dilagare, una metafora significativa).
Il peccato del cristiano-democratico Merz è grave. L’aspirante cancelliere si difende con due argomenti. Il primo dice che è giusto votare correttamente anche se i voti provengono dalla parte sbagliata. Il secondo, che le cose sono cambiate e quindi le promesse fatte e gli impegni presi precedentemente non valgono più. Si riferiva ai recenti gravi attacchi assassini compiuti da migranti. In particolare a quanto era successo il 24 dicembre 2024 al Mercatino di Natale di Magdeburg, quando un medico originario dell’Arabia Saudita era piombato in automobile sulla folla uccidendo sei persone e ferendone centinaia, e all’attacco di Aschaffenburg. Questa volta un ventottenne afghano aveva agreddito un gruppo di bambinetti dell’asilo e ucciso a coltellate un bimbo di due anni e un uomo che era intervenuto per fermarlo.
A difesa di Merz c’è chi sostiene che il candidato cancelliere sia andato contro i suoi stessi principi enunciati poco prima perché troppo emozionato e coivolto dall’accaduto (ha tre figli e sette nipoti).
Sì, perché giusto nel mese di novembre Merz aveva solennemente dichiarato che mai e poi mai avrebbe accettato i voti dell’estrema destra. (Qui per onestà occorre precisare che il partito italiano di Fratelli d’Italia viene definito dall’informazione tedesca moderata, per esempio il telegiornale del primo canale (ARD), un partito di estrema destra, e il governo di Giorgia Meloni un governo di estrema destra come quelli della Slovacchia e dell’Ungheria).
Perché i voti della AfD sono così scottanti da richiedere un muro antincendio? Perché il suo programma e le sue parole sono nazionalisti e populisti, sovraniste e antieuropeiste, con frange razziste e filonaziste, molto simili a quelle di Fratelli d’Italia quando era all’opposizione.
In ogni caso venerdì 31 gennaio all’Ordine del Giorno del Bundestag stava una proposta di legge della CDU-CSU che chiedeva il controllo degli stranieri senza i documenti in regola a tutte le frontiere del paese, l’abolizione del ricongiungimento familiare nonché il conferimento di maggiori poteri alla polizia federale. E lì un’altra sorpresa. Nonostante i tentativi del partito di Merz di conquistare i voti almeno di alcuni dei parlamentari verdi e socialdemocratici questi ultimi non cedono. Sono invece alcuni parlamentari cristiano democratici a farlo, forse colpiti dalla voce delle Chiese che avevano giudicato negativamente il piano di Merz, forse impressionati dall’intervento di Angela Merkel.
L’ex cancelliera infatti, che fino dal momento della scadenza del suo quarto mandato e la decisione di non ricandidarsi non aveva mai interferito con la politica, occupandosi di stendere e poi promuovere la sua autobiografia (Angela Merkel, con Beate Baumann, Libertà. Memorie 1954-2021, traduzione di Chicca Galli e Roberta Zuppet, Milano, Rizzoli 2024, pp. 751) è intervenuta esprimendo tutta la sua indignazione nei confronti di un personaggio di cui non aveva mai condiviso le idee e le iniziative, come si evince dall’autobiografia stessa. «Ritengo un errore (falsch) – ha dichiarato Merkel – non ritenersi più legati alla proposta di accettare soltanto i voti di partiti moderati e rendere così possibile il 29 gennaio 2025, deliberatamente (sehenden Auges, a occhi aperti), per la prima volta in una votazione del Parlamento tedesco, una maggioranza con i voti della AfD» .
A questo punto, per scagionarsi dalle accuse di aver creato un precedente al quale non è detto che lui o altri non si appelleranno ripetutamente, Merz accusa socialdemocratici e verdi di non aver votato la sua mozione, «costringendolo» a ricorrere all’appoggio della destra estrema. Sarà sempre così, da proposta di legge a proposta di legge? Sarà questa la sua tattica di futuro cancelliere? Vorrà diventarlo sulla base della violazione di un impegno? La sincerità e il rispetto dei patti non sono doti frequenti tra i politici, ma questa volta potrebbe essere troppo.
La società civile nel frattempo si muove; da mesi centinaia di migliaia di cittadini partecipano a manifestazioni contro la AfD, dapprima nelle grandi città, Berlino, Amburgo, adesso anche nei centri minori. Paradossalmente però il partito della estrema destra non è vietato, anche se messo sotto osservazione dal servizio di protezione della costitizione (Verfassungsschutz). La prognosi è che alle elezioni di febbraio raggiunga il 20% (e nei Länder dell’est, Turingia, Sassonia, Brandeburgo, maggioranze bulgare).
La Germania è divisa, come tanti altri paesi: tra chi – una minoranza razionale quanto indignata – crede nei principi che l’ex cancelliera Angela Merkel espone chiaramente nella sua autobiografia: rispetto della dignità umana, dell’ordine economico sociale di mercato, della tolleranza, della sovranità del popolo, della sicurezza, della libertà (che dà il titolo all’autobiografia); e chi, e sono tanti, e sono soprattutto giovani, e soprattutto abitanti della ex Germania est, che sopraffatti da sentimenti di rancore e rabbia per il mancato sviluppo e per la deindustrializzazione, si sentono minacciati nella loro sicurezza dai flussi migratori. Si gettano così nelle braccia della destra populista che pare aver soppiantato i partiti della sinistra storica nella loro storica difesa degli strati deboli, oppressi e sfruttati, della popolazione, e che pare in qualche modo soddisfare i delusi nelle grandi speranze attese: e quelli che, insieme con la AfD, individuano e esecrano il nuovo vecchio nemico, dal 24 febbraio 2022, la Nato.
E la mia coscienza, la coscienza di una persona che vive questi eventi dall’esterno dell’interno, e che è, ahimè, ideale e idealistica, se non ideologica? La mia coscienza non simpatizza con il realismo, né filosofico né politico. Non sto con Machiavelli e neanche con Tucidide e con Hobbes. Non perché i fatti non ci siano e non contino, ma perché ci sono anche le idee e gli ideali che contano, eccome, e che possono modificare i fatti. Sto con Kant, e con il principio dell’als ob, come se. Agire «come se» le cose potessero andare nella direzione migliore, per esempio, verso la pace, anche soltanto per evocarla con una profezia (magari) autoavverantesi.
La storia di Merz mi ha inoltre ricordato, mutatis mutandis, il caso Clinton-Lewinski, sull’uso politico della menzogna. Di fronte al fatto imbarazzante Bill Clinton mentì, disse all’opinione pubblica che ciò non era accaduto, non era vero. Il che a mio avviso è molto grave perché è una posizione politica, non quello che disse a sua moglie in privato. Nel caso di Merz, per quanto il suo cuore di nonno pianga, il venir meno a un impegno pubblico quale quello così solennemente e dettagliatamente preso e dichiarato il 13 novembre, è altrettanto grave, moralmente e politicamente, anche se la politica ha delle ragioni che la morale non conosce.
Vedi qui, il video di Repubblica.