Fare fuori la medusa (e trovare un lavoro)

18 Giugno 2022

Fare fuori la medusa di Ivan Baio, pubblicato da Castelvecchi, è un romanzo molto originale: marcatamente autobiografico, si sviluppa come un flusso di coscienza in prima persona che ha l’insolito e rimarchevole pregio di trasformare la consueta narrazione ombelicale a cui siamo abituati in qualcosa di completamente diverso. Fare fuori la medusa infatti è una specie di viaggio allucinante all’interno della mente del protagonista, Luca, che trasforma un racconto di vita romana in un vero e proprio racconto fantastico e approda così a una dimensione altra rispetto alla cornice strettamente realistica in cui le divagazioni dei testi auto-qualcosa costringono il lettore.

Questo accade per lo meno nella maggior parte dei casi, fatte salve alcune clamorose eccezioni, come Valis di Philip K. Dick, tanto per fare un esempio ciclopico (e non sarebbe l’unico, ovviamente). Fare fuori la medusa, comunque, era già comparso su internet, a puntate su di un blog, e aveva un suo seguito, si va pertanto ad aggiungere alla lista ormai lunghetta di opere che hanno conosciuto una prima vita on-line e una seconda cartacea. Ed è forse proprio a causa di questa sua natura seriale, nonché del flusso di coscienza con cui è scritto, il romanzo accusa in alcuni momenti una certa lunghezza. Insomma, se per mandare avanti una pubblicazione seriale on-line può diventare assolutamente necessario allungare il brodo in qualche capitolo, in una pubblicazione cartacea questa necessità è meno pressante e forse snellire alcune parti avrebbe trasformato questo autentico gioiello in un vero e proprio capolavoro. Ma un giudizio di questo genere è marginale di fronte a quest’opera pirotecnica che trasforma una trama romance in un abbagliante spettacolo surreale. La sensazione prevalente è che il romanzo stia bene così com’è, opera fluviale che affastella eventi e personaggi, anzi li trascina come in uno tsunami fino alla fine della storia.

Baio

Protagonista del libro, come dicevo, è Luca, alter ego dell’autore, che vive da post-studente disoccupato, insieme ad altri suoi due amici: Massi e Gabri. Nell’ordine gerarchico dell’appartamento Gabri è il maschio dominante, Massi il suo fido scudiero e Luca infine una specie di mozzo di bordo nonché fallimentare apprendista sith. La vita procede liscia e noiosa fino a quando Luca durante una serata letteraria incontra Nico, cioè Nicoletta, che suscita il classico amore a prima vista. Ma anche, dopo un inaspettato successo, un due di picche a quasi prima vista e tutto un repertorio (a tratti spassosissimo) di pene d’amore & rinascite esistenziali che fanno decollare il romanzo. Benvenuti sull’ottovolante.

Fare fuori la medusa è un’opera che procede a strappi e salti. Rallenta e corre come un treno, si ferma, prende la rincorsa e riparte con salto mortale. Quasi niente in questo libro è essenziale alla narrazione (se leggiamo distrattamente) e quasi tutto però è coerente con il mondo fantastico immaginato da Ivan Baio. E così Massi e Gabri, i due coinquilini, sono seguaci di una setta detta “illatoscuro” e venerano, quale loro gran maestro, il calamaro che sverna in un acquario che hanno posto dentro casa. Luca e Nico quando si baciano volano; e dovranno piombarsi le scarpe. Il loro primo volo sopraggiunge proprio durante il capitolo in cui l’autore evoca Chagall e sembra quasi di stare all’interno di un racconto russo, di una fantasmagoria (sicuramente uno dei passaggi più belli). Per non parlare di Ettore il poppante di cui Luca è il baby-sitter, che, indovinate un po’, vorrebbe liberarsi di suo padre e toccare sua madre. In più Ettore è un po’ il guru di Luca, con cui parla in un incomprensibile (per noi) poppantesco. Quindi c’è Ciccio, che ha tappezzato un’intera parete con la carta stagnola dei dolci con cui si è fatto venire il diabete. E poi c’è il maniaco sessuale della metropolitana (e non solo), che attraverso la paura vorrebbe diffondere a modo suo l’amore. E infine, rullo di tamburi, la medusa che dà il titolo al romanzo e che costringerà Luca a un esperimento allucinante, nonché paralizzante.

Chagal

Ho lavorato con l’autore, qualche anno fa, prima di perderlo di vista. Ritrovarlo adesso su carta è stata una piacevole sorpresa. Spero che gli editori italiani si accorgano anche delle altre sue opere, perché quella di Ivan Baio è una voce molto forte, ma poco pubblicata, all’interno del panorama letterario contemporaneo. Una voce forse molto innamorata di sé, ma anche molto convincente nel riuscire a trovare sempre nuovi punti di vista da cui guardare al mondo. Sintetizzando con una formula la sua cifra artistica, direi che la scrittura di Ivan Baio è continuamente alla ricerca del sense of wonder che si cela dietro l’apparenza delle cose, delle incombenze quotidiane. Il flusso di coscienza del suo alter ego è fluviale, esonda dalla pagina, fissa in maniera indimenticabile ansie e paturnie di un giovane uomo perso nella maestosità di Roma e alle prese una mente ridondante. La bellezza di Roma è uno degli elementi fondamentali del libro e viene spesso evocata quasi in contrasto con la grettezza dei personaggi di contorno che Luca incontra nelle sue peregrinazioni.

Una totale sfiducia nei confronti dell’animale uomo è nettamente percepibile, per dir così, e l’italiano medio visto dagli occhi di Ivan Baio è un fallimento totale. Ma Luca, il suo protagonista, nonostante il sarcasmo a cui ogni tanto si lascia andare, nonché una certa aria di supponenza, acquista sempre più spessore, sempre più umanità. Sarà forse anche per effetto dell’amore per Nico, ma di sicuro il cinismo che alimenta le prime pagine del libro si stempera e si trasforma in qualcos’altro. Qualcosa che se dovessi snocciolare un po’ di parole mi farebbe venire in mente alcune occorrenze come “tenerezza”, “commozione”, “illuminazione”. Tra Gogol e Bulgakov, per tacere anche del realismo magico sudamericano, Fare fuori la medusa è il romanzo surreale dei post-studenti italiani. Di quelli che vivono nelle grandi città e dopo aver conseguito una laurea, e anche con un lavoro, continuano a condividere vite e destini, ma con mille euro in più al mese con cui sbarcare a malapena il lunario. Il romanzo di una piccola comunità di amici, ma anche il romanzo di un’intera generazione, tenuta sotto scacco da stipendi inconcepibilmente bassi, affitti assassini e la paura di crescere e diventare come quell’italiano medio che Ivan Baio sbeffeggia a lungo. E se adesso volete sapere com’è andata a finire la storia d’amore di Luca e Nico dovrete leggervi il romanzo.

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