Gilleleje

5 Ottobre 2011

A Gilleleje, una piccola cittadina a un'ora e mezza da Copenhagen alla punta estrema dello Seeland, c'è una stradina tra le fronde spinose delle rose che porta alla pietra di Kierkegaard; eretta in onore del filosofo che tanto adorava passeggiare da quelle parti e che lì, "di fronte alla superficie piatta del mare che limita il cielo e del cielo che limita il mare" ebbe la rivelazione della soggettività.

 


 
Nell’estate del 1835 Kierkegaard raggiunge Gilleleje, a quell'epoca un importante villaggio di pescatori e rinomato centro di villeggiatura della borghesia danese. Si stabilisce al "Gilleleje Kro", l'ostello dove fissa dimora per tre mesi. Egli cerca la solitudine e vuole fare chiarezza sulla sua vocazione: per seguire il volere del padre è iscritto a teologia da cinque anni ma questi studi lo annoiano e gli sembra che "analizzino il mondo teologico come la strada principale nella passeggiata pomeridiana domenicale, in cui la folla si incrocia, urla e grida, dove tutti si prendono in giro, dove si viene travolti (…) e quando finalmente si arriva in piazzetta esausti, ci si guarda e si torna a casa".
Søren Kirkegaard ha ventidue anni e non sa ancora ciò che vuole. Dalle note sul diario scritte durante la sua permanenza a Gilleleje si capisce che il futuro lo preoccupa: sarà teologo, filosofo, giurista o attore?

 



Allora ogni giorno parte in gita. A cavallo ogni tanto e a piedi più volentieri, visita i dintorni. Si reca a Esrum, ai laghi di Gurre e di Søborg e addirittura per due giorni a Kullen, in Svezia, attraversando in battello il breve tratto di mare chiamato Øresund. I larghi cieli azzurri dalle bianche nuvole basse e il paesaggio morbido sotto di essi solleticano e sollecitano il suo animo romantico. È la prima volta nella sua vita da adulto che si trova nella natura.
Alla scoperta dei mondi dello spirito il giovane studente cittadino si inoltra nel bosco di Kribskov, tutt’ora uno dei più grandi boschi della Danimarca, fino a perdersi e farsi sorprendere da un temporale, di cui vive l’esperienza con estasi. Ma più di tutto lo attrae il mare e davanti a lui il giovane Søren liberato ama soffermarsi e meditare.
Dall'alto di Gilbjerget - dal nome letteralmente profetico de "il monte della breccia" - ha visto "la creazione del mondo e la sua sparizione".
Questo luogo spartiacque, davanti all’immensità grigioverde del mare del Nord con alle spalle la campagna gentile è un momento straordinario nella vita di Søren Kierkegaard. E può allora affermare che “è importante trovare una verità che sia vera per sé stessi, trovare una verità per la quale vivere e morire". Da qui la frase scolpita nella pietra, che ogni turista spensierato o ciclista stagionale può leggere: "Qual è la verità se non vivere per un'idea?"

 



A chi preferisce sottomettersi ai cammini tortuosi dell'interiorità e non a una massa di accettazioni già confezionate Søren Kierkegaard consiglierebbe lunghe passeggiate lungo la scogliera di Gilbjerget, seguendo il sentiero – sinuoso e attraente come il serpente della conoscenza - tra pini e ciliegi, ortiche e rose canine, precipizi e sciami di coccinelle.

Come allora, la strada numero 47 alla punta di Vesterbrogade, Gilleleje, non e' granche' affollata ma vale la pena andarci per scoprire in fine, che la verità si espande, nel vivere l’idea.
 

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