Il bel parlare di Nacer Bouhanni

14 Maggio 2014

«Noti bene che io non lo giudico. Considero fondata la sua diffidenza e la condividerei con piacere se, come lei vede, non vi si opponesse la mia indole comunicativa. Io chiacchiero, ahimè, e faccio conoscenza facilmente. Per quanto sappia mantenere le opportune distanze, ogni occasione è buona. Quando vivevo in Francia, non potevo incontrare un uomo intelligente che subito non facessi con lui compagnia. Ah! Vedo che lei aggrotta le ciglia per questo imperfetto del congiuntivo. Confesso d’avere un debole per quel modo e per il bel parlare in genere. Un debole che mi rimprovero, creda. So benissimo che preferire la biancheria fine non implica necessariamente che uno abbia i piedi sporchi. Ma non vuol dire. Lo stile, come la popeline, nasconde troppo spesso qualche eczema. Mi consolo dicendomi che alla fin fine neanche i mal parlanti sono puri. Ma sì, prendiamo un altro ginepro.»

Ma sì, prendiamoci anche noi un altro ginepro in questo bar di Bari. Come tutti sanno, Bari avendo il mare non è Parigi – che, se così non fosse, sarebbe appunto una piccola Bari – e non è neppure Amsterdam. E questo bar non si chiama Mexico-City, come quello di Amsterdam e del monologo di Albert Camus, La chute, La caduta. E chissà se hanno un ginepro, inteso come liquore. Chiederò. Però a Bari, come ad Amsterdam, e forse a Parigi, piove e piove, le strade sono bagnate e les chutes, le cadute, si sprecano, in questa quarta tappa del Giro, e fanno infuriare i corridori. Non s’infuria e vince, oppure s’infuria e per questo vince Nacer Bouhanni, sprinter francese. Sospetto che il buon Albert, con la sua Caduta, abbia protetto dalle cadute Nacer. E lo abbia fatto in nome dell’Algeria, di Algeri, delle sue case bianche che Nacer forse non ha neppure mai visto ma di cui conserverà una memoria genetica da qualche parte, sotto il caschetto o in fondo agli scarpini. Una memoria mediterranea.

Un sospetto confermato subito dopo il traguardo. Intervistato all’arrivo Bouhanni ha lasciato stupefatti i cronisti che gli chiedevano della sua fama nel gruppo di corridore irascibile: «Io ho imparato ad accontentarmi della simpatia. La simpatia... un sentimento da presidente del consiglio: si ottiene a buon mercato dopo le catastrofi. L'amicizia è una cosa meno semplice».

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