Il ritmo dell'avanguardia

28 Ottobre 2014

Pubblichiamo alcuni estratti dal catalogo della mostra in corso a Lugano, Hans Richter. Il ritmo dell'avanguardia (Edizioni Casagrande)

 

 

“Quanto a me, capitai a Zurigo nel movimento Dada per una circostanza assai strana. Poco dopo lo scoppio della guerra, nel settembre del 1914, quando ormai avevo già in tasca il richiamo nell’esercito tedesco, alcuni amici vollero offrirmi una festa d’addio. Tra questi, i due poeti Ferdinand Hardekopf e Albert Ehrenstein. Giacché non potevamo sapere come, dove e quando ci saremmo rivisti, Ehrenstein, per farmi animo, mi propose: ‘Noi tre, se saremo ancora in vita, troviamoci il 15 settembre 1916, tra due anni, al Café de la Terrasse, a Zurigo, alle tre del pomeriggio’. Io non conoscevo né la Terrasse né Zurigo e avevo pochissime speranze di potermici trovare. Dopo un anno e mezzo di servizio, in piena guerra, sorretto da stampelle, fui rilasciato come invalido di guerra e di colpo allora mi ricordai di quel bizzarro appuntamento.

 

Hans Arp, Tristan Tzara, Hans Richter, Zurigo, Edizioni Casagrande

Hans Arp, Tristan Tzara e Hans Richter a Zurigo tra il 1917 e il 1918 ©2014, Edizioni Casagrande

 

Per caso, nel luglio 1916 dovevo partecipare alla mia prima mostra collettiva alla Hans Goltz a Monaco; ero quindi in un certo senso a metà strada da Zurigo e, inoltre, avevo sposato la mia infermiera, che mi aveva curato all’ospedale militare: così decidemmo di fare il nostro viaggio di nozze andando a Zurigo via Monaco. Nel bel mezzo della guerra questa era certo un’impresa piuttosto disperata, ma, con molta pazienza, abilità e un mucchio di raccomandazioni, ce la facemmo. Il 15 settembre 1916 alle tre del pomeriggio ero al Café de la Terrasse… e c’erano davvero ad ‘aspettarmi’ Ferdinand Hardekopf e Albert Ehrenstein. A questo incontro assolutamente inverosimile, a questa situazione di sogno se ne aggiunse subito un’altra. Un paio di tavoli più in là sedevano tre giovani. Dopo aver scambiato le prime novità con Ehrenstein e Hardekopf, feci conoscenza con quei tre: Tristan Tzara, Marcel Janko e suo fratello Georges. In tal modo ‘atterrai’, per così dire, nel gruppo ‘Dada’ che già allora si chiamava così.” Hans Richter

 

Anima di locomotiva. Ritratto visionario, 1916 ©2014, Edizioni Casagrande

Anima di locomotiva. Ritratto visionario, 1916 ©2014, Edizioni Casagrande

 

“Inizialmente ho considerato la pittura (e il cinema) unicamente dal punto di vista dell’espressione pura, ed è con questo spirito che ho concepito le opere che ho realizzato fin verso il 1926. Tuttavia, mano a mano che approfondivo la mia conoscenza del cinema e dei problemi legati al tempo, avvertivo la necessità di dissociarlo dalla pittura e di affrontare ognuno di questi due campi secondo la propria natura. Dovevo prendere una decisione molto importante. Per le mie tendenze più profonde rimanevo un pittore, sia che la mia attività si esercitasse nell’arte cinematografica, che in quella propriamente pittorica. Poteva il pittore continuare a realizzare dei film? La pittura ha la propria tradizione.

 

Fantasmi del mattino, 1927-28 ©2014, Edizioni Casagrande

Fantasmi del mattino, 1927-28 ©2014, Edizioni Casagrande

 

Ero tenuto, in quanto pittore, a perpetuarla e a tendere verso la forma d’arte più pura. Il cinema, invece, senza legami artistici tradizionali ed essenzialmente narrativo, esigeva che se ne scoprissero le leggi. Inoltre il cinema era la promessa dell’invisibile reso visibile. Mi sembrava di intravvedere una parentela con il sortilegio che mi aveva così profondamente affascinato quando avevo solo sei anni, nel momento in cui, sul candore delle pagine ancora intatte, sorgevano improvvisamente dal nulla degli oggetti animati. Il cinema iniziava ad esercitare su di me un vero e proprio fascino. Così, senza volerlo veramente, scivolavo sempre più verso il cinema.” Hans Richter

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