Storia di una famiglia di artisti: l'istinto lo sa prima / La saga della famiglia Amurri

24 Dicembre 2016

Il dono della scrittura in certe famiglie si tramanda di padre in figlio: tra queste c’è sicuramente la famiglia Amurri che ho conosciuto per la prima volta con Vita in famiglia di Antonio Amurri, scrittore mirabile e paroliere d’eccezione, autore di programmi televisivi quali Gran varietà e Canzonissima. Vita in famiglia è un tascabile economico edito nel 1993 da Mondadori Scuola: una raccolta di episodi tratti da altre opere che l’autore aveva dedicato alla propria famiglia. Nel libro, il personaggio più comico è Milvia, moglie di Antonio Amurri e madre di quattro figli (Valentina, Roberta, Franco e Lorenzo), definita «quel tipo di moglie che ha fatto un matrimonio molto migliore del mio» e dotata di una voce “leggendaria” («Ha un sistema quadrifonico incorporato al posto delle corde vocali») che usa per redarguire i figli. Gli urli di Milvia rivolti ai figli arrivavano sempre al culmine dell’ispirazione creativa di Amurri, di solito accompagnati dagli ululati del cane di famiglia («Passerai sul mio cadavere, prima di poter toccare i miei cuccioli!») e dai pianti «per noia» di Lorenzo, il più piccolo della famiglia, coccolato e viziato. Poi c’è Valentina, la primogenita dal carattere deciso «che non studia ma ha ottimi voti»; Roberta «che studia e ha buoni voti» ma che viene sempre presa in giro dagli altri fratelli perché ha la lacrima facile, e Franco «che non studia e non ha neanche buoni voti», non sa usare il congiuntivo ma adora i film di Woody Allen.

 

“Vita in famiglia” è un libro formidabile e divertentissimo, che racconta di una famiglia vivace e rumorosa, descritta negli aspetti comici e paradossali della quotidianità, proprio dal pater familias Antonio Amurri che li osservava stordito ma in fondo felice. Scrive Antonio Amurri: «Di sera, quando viene accesa la televisione, i clamori dei Caroselli, dei Tic-Tac e degli Intermezzi si fondono in un bailamme che nulla ha d’umano». La scrittura stessa di Amurri è velocissima, arguta, sintetica, anticipatrice di quel tipo di scrittura adatta al web. I suoi aforismi sono tweet perfetti e se uno di quei brani oggi fosse postato su Facebook, riceverebbe sicuramente centinaia di like. Vita in famiglia racconta la vita intima di persone reali, e non solo: racconta la storia privata di una famiglia di artisti. Valentina Amurri è anche lei una sceneggiatrice e autrice di programmi televisivi e radiofonici. Franco Amurri è un regista che ha avuto una relazione con Susan Sarandon da cui è nata Eva Amurri, attrice. Lorenzo Amurri, invece, ha dedicato la prima parte della sua giovinezza al rock’n’roll, vivendo col “piede premuto sull’acceleratore”, famelico di esperienze e di vita. 

Finché, a 26 anni, mentre scia con la sua ragazza di allora, non va a sbattere contro un pilone su una pista da sci del Terminillo, e rimane paralizzato. Non può muovere più le gambe e le mani, insensibile “dai capezzoli in giù”. 

 

Ph Franco Fontana.

 

Ciononostante, Lorenzo Amurri non perde mai la sua fame di esperienze e la sua voglia di vivere. Apre un blog Tracce di ruote e scopre che anche lui ha il dono della scrittura. Con la nocca del mignolo della mano destra scrive Apnea, il suo primo romanzo edito nel 2013 da Fandango. Nel libro, due concetti fondamentali si rivelano all’autore. Il primo sarà anche il suo mantra: «La libertà di pensiero è libertà di movimento», ossia la consapevolezza che l’essenza di un uomo non risiede nel suo corpo, all’improvviso scoperto non più invincibile e inviolabile, ma in un altro luogo metafisico al di sopra di esso, dove nasce la tenacia, il coraggio, la determinazione a muoversi e a muovere le altre cose a prescindere dal mero gesto fisico. In secondo luogo, Lorenzo Amurri scopre sulla sua pelle anche la fallacia del pensiero razionale umano, mettendo per iscritto la debolezza della razionalità; «l’istinto certe cose le sa prima», compito del cervello è invece di negare, nascondere, rimuovere, coprire, giustificare. La sua visione del mondo rimane comunque laica, come racconta nel suo romanzo successivo Perché non lo portate a Lourdes? (2014, Fandango), racconto ironico del viaggio fatto nella nota meta di pellegrinaggio, per curiosità e non per la ricerca di un miracolo, salvo poi scoprire che il vero miracolo per l’umanità è aver ricevuto in dono la curiosità, che a sua volta si traduce in scrittura. 

 

Nella scrittura di Lorenzo Amurri si ritrova la stessa verve del padre, il situazionismo surrealista e l’ironia soprattutto, altro insondabile potere misterioso, capace di far ridere anche in circostanze tragiche. In Apnea, l’autore descrive anche Milvia, «impegnata nella consueta raffica di telefonate mattutine» e dice: «La sua voce squillante non conosce ostacoli, la sento nitida come se parlasse dentro la stanza. Dovrebbero usarla per testare le insonorizzazioni degli studi di registrazione».

Il 12 luglio di quest’anno Lorenzo Amurri è morto. Il dono della scrittura si manifesta solo nelle famiglie migliori, la scrittura può parlare di famiglie felici e infelici, di famiglie diverse a modo loro. Ma la famiglia Amurri ci insegna anche che la scrittura può far vivere una famiglia per sempre.

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