Luigi Ghirri e Le déjeuner sur l’herbe

17 Novembre 2023

I “Déjeuner sur l’herbe” di Manet e Monet, raffigurano, come tutti sanno, scorci della foresta di Fontainebleau e nel verde intatto di questi quadri i personaggi stanno con tutta naturalezza comodamente come su un divano in un soggiorno. Il titolo di questo libro di Ghirri (22 fotografie a colori) è quindi volutamente grottesco perché le immagini raffigurano tutte un verde innaturale, contro natura, che è poi quello che l’uomo si coltiva a sua immagine e somiglianza sul pianeta. Da un punto di vista sociologico il verde di queste fotografie è il verde di una ben precisa classe sociale, quella piccolo-borghese: condizionamento da mass media, villette unifamiliari, periferia ecc. ecc.

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La lettura dei due “Déjeuner” in questa chiave mi sembra esatta, e l’ha tentata anche Adriano Spatola in un verso del suo poema “Boomerang”: “noi tutti così ben accomodati, nudi, sopra l’erba, per la foto-ricordo”. Il valore di documento del libro di Ghirri nasce proprio da questa omogeneità di valori piccolo-borghesi. Definire kitsch la collocazione simmetrica dei due ficus ai lati del portone d’ingresso, del vasetto di viole e di petunie al centro del davanzale, è fin troppo facile, così come da questa stessa simmetria è impossibile non risalire all’estetica degli altari, all’estetica del “sacro” da mimare in casa come garanzia di “riguardo” e “considerazione”. Ma le connotazioni segniche di questo libro sono molteplici (sempre aberranti), dalle illustrazioni degli abbecedari alla favola di Biancaneve, ai giardini all’italiana di regge e castelli.

Questo verde è ancora abitato dall’uomo (anche se le regole umane, animali e vegetali sono state sovvertite, divelte e sconciate) ma l’unico occhio che lo può ormai interpretare è quello della macchina fotografica che lo analizza come potrebbe analizzare se stesso. Superato un linguaggio pop con connotazioni di protesta, Ghirri si fida ormai soltanto di ciò che è già dentro l’obiettivo, ossia in una specie di narrative art oggettiva e non soggettiva la macchina fotografica racconta solo se stessa “per la foto-ricordo”.                              

Da TAM TAM n. 10/11/12 febbraio 1976, poi ripreso in AA.VV. Luigi Ghirri, con premessa di Arturo Carlo Quintavalle e saggio introduttivo e schede di Massimo Mussini, Parma CSAC, 1979.

Venerdì 17 novembre alle ore 18,30 il volume di Riga dedicato a Giulia Niccolai, sarà presentato da Barbara Anceschi, Marco Belpoliti, Andrea Cortellessa, Alessandro Giammei e Nunzia Palmieri, presso "Verso", Corso di Porta Ticinese 40, Milano

 

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