Raccontare John Berger

14 Aprile 2014

Pubblichiamo oggi Trasporti e traslochi. Raccontare John Berger, un nuovo ebook doppiozero, scritto da Maria Nadotti. Ne pubblichiamo qui un breve estratto.

Gli ebook doppiozero sono acquistabili sul nostro sito e sui principali store.

 

“È in gran parte l’interesse per l’arte che mi ha condotto alle mie convinzioni generali sul piano politico e sociale”, scriveva John Berger nel 1953 sul settimanale “New Statesman”, “non sono assolutamente io che trascino la politica nell’arte, è l’arte che mi ha trascinato nella politica”.

Nato a Londra nel 1926, aveva abbandonato gli studi a sedici anni e servito nell’esercito dal 1944 al 1946, per poi frequentare la Central School of Art e la Chelsea School of Art e insegnare disegno presso la Workers’ Educational Association dal 1948 al 1955.

Convinto sostenitore del realismo nell’arte, nel 1951 aveva cominciato a scrivere per “New Statesman” rivelandosi presto un critico dell’arte affilato e trascinante. Fatto che, insieme alle sue idee politiche, al suo marxismo militante, gli procurò una serie di nemici e violente incomprensioni nell’establishment britannico di quegli anni, tanto a destra quanto a sinistra […].

 

Così, cinquant’anni dopo, nel corso di un’intervista rilasciata nel 2001, Berger spiegherà quella decisione cui è rimasto fedele per il resto della vita: “La decisione fu frutto della congiuntura politica, di un obbligo politico estremo. Scrivere sull’arte o la politica in fondo importa poco: qualunque cosa si scriva, si cerca di raccontare la storia della propria esistenza qui e in questo momento. L’arte è un punto di partenza per parlare dell’enigma del senso, della ricerca del senso nella vita umana. Lo si può fare raccontando una storia o scrivendo su un affresco di Giotto oppure studiando in che modo una lumaca arriva in cima a un muro”.

 

Celebre in tutto il mondo per le tante e varie opere di cui è autore – romanzi, saggi, racconti, sceneggiature cinematografiche, pièces teatrali, articoli giornalistici, inchieste sociali – e per l’ampiezza dei suoi interessi e dei campi disciplinari frequentati – arte, letteratura, storia, sociologia, filosofia, economia, scienze, fotografia, cinema, teatro, antropologia… –, John Berger non si lascia ingabbiare facilmente in una definizione. In tanti hanno provato a attribuirgli un sapere specialistico prevalente sugli altri o a liquidarlo con l’appellativo non sempre benevolo di eclettico, una formula che spesso si accompagna difensivamente all’accusa di dilettantismo. E ogni volta il critico, il recensore, l’accademico di turno hanno dovuto prendere atto che per questo scrittore/pensatore/artista anomalo nessun sapere è tale se non nell’intreccio con gli altri saperi, con l’uso critico, consapevole, vigilante che se ne riesce a fare, e soprattutto con l’esperienza concreta e la coscienza politica [...].

 

Berger del resto ha detto spesso di sé di considerarsi semplicemente uno storyteller, un narratore nel senso benjaminiano del termine, un passeur o porter, un traghettatore o trasportatore di storie per il quale la scrittura di un romanzo o di un pezzo giornalistico si differenzia solo per via del mezzo usato.

 

Sommario

 

Di ospiti al buio

Tu, allunga la catena

Saper guardare, saper vedere

Atti di speranza

Una ruota di scorta in paradiso. Diario di un workshop sullo storytelling

Elogio del mondo mutilato

Nel frattempo

A cell or a mobile?

Piccolo diario fotografico

Fonti e ringraziamenti

Nota biografica su John Berger

Bibliografia e altro 

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