Sylvia Jill. Decostruire
Sylvia Jill al verbo distruggere preferisce decostruire. È infatti con minuzia e precisione chirurgica che preleva da fogli di calcolo le parti malate del nostro sistema economico: i dati che aiutano gli analisti a determinare costi e profitti, a stimare transazioni, a completare fondatissime (?) analisi.
Preleva valori. Ne scopre lo scheletro e ce lo mostra, esile, fragile, vuoto.
“Ritaglio migliaia di quadratini di carta, cerco di rendere visibile il lavoro manuale, di farlo percepire per comunicare la perdita. Mi interessa che questo nuovo reticolo assuma importanza grazie al processo che metto in atto, poiché il nostro modo di organizzare le informazioni è in realtà più importante delle informazioni stesse”.
Così i numeri vengono espulsi dalla carta, buttati via come in un tritacarte selettivo; tornano al loro posto (chissà qual è) e improvvisamente sembra strano pensare, a opera conclusa, che stessero proprio lì, a nascondere la griglia in cui si erano ordinati come bravi soldatini. Rimuove materia, come in un antico ricamo che solo le nonne sanno ancora fare, e lo fa con la medesima cura, lasciando all’osservatore la possibilità di muoversi finalmente tra le griglie di una libertà che forse non pensava nemmeno di poter chiedere.
Attraverso il suo lavoro Sylvia Jill parla di sistemi economici, ma anche di tempo. Ogni pagina ha, infatti, un valore direttamente riconducibile alle ore che l’artista ha impiegato per compiere il suo lavoro certosino, per ricordarci che il tempo non è solo ascissa di un’equazione ma anche altro.
“Le pagine scheletriche marcano il tempo/costo per la loro creazione” e, come in una simulazione 3d, si uniscono per diventare treasure building, palazzi svaligiati da ladri invisibili, luoghi privati di contenuti e finalmente trasparenti. I pixel di carta sottratti diventano il valore tolto a cui ridare nuovo senso e significato. Così l’artista nelle sue reconstruction ricompone i pezzi, riconfigura un nuovo equilibrio, in cui centrale è la nozione stessa di valore, sia essa la ricerca quotidiana, il lavoro, o un nuovo sistema economico basato su altre regole, più chiare e comprensibili. Silvia jill si prende gioco della finanza e dei numeri creando un linguaggio visivo la cui allegoria è evidente e che richiede forse una piccola perdita di controllo per recuperare la bellezza.