Tiziano Bonini. Chimica della radio
Pubblichiamo oggi un altro ebook doppiozero: Chimica della radio. Storia dei generi dello spettacolo radiofonico di Tiziano Bonini. Il libro presentato è uno studio accurato che disegna una mappa dei generi dell'intrattenimento radiofonico; una guida per ascoltare con orecchie diverse la radio di oggi e immaginare nuovi formati. Il volume è acquistabile nella libreria di doppiozero e sui principali store.
Ne pubblichiamo qui un breve estratto.
Nel 1946 usciva negli Stati Uniti un saggio divenuto famoso, People look at Radio, a cura di Paul Lazarsfeld, che, oltre a porre le basi dei metodi dello studio del nuovo medium dell’epoca, enunciava un certo numero di categorie per la ricognizione e catalogazione delle emissioni radiofoniche: notiziari, drammi radiofonici, programmi comici, quiz, musica per famiglie, musica popolare e da ballo, dibattiti su questioni di pubblico interesse, musica classica, manifestazioni sportive, trasmissioni religiose, sceneggiati a puntate, rubriche per l’agricoltura, per ragazzi, per la casa e le casalinghe, bollettini dei prezzi di mercato di “animali e granaglie” (Ortoleva, 2003, p. 347). Questa catalogazione era figlia di una società appena uscita dalla Grande Depressione e l’arrivo della televisione, del transistor e del rock’n’roll avrebbe contribuito a cambiare le forme dei contenuti della radio, introducendo nuovi generi. Ma le tre macro categorie – programmi di informazione, di intrattenimento ed educativi – che discendevano dagli obiettivi – Informare, Educare, Intrattenere – del direttore della BBC negli anni Venti, John Reith, rimanevano e rimangono tuttora invariate. In misura diversa, ancora oggi il panorama radiofonico offre programmi d’informazione, d’intrattenimento (parlato e musicale) e divulgativi. La differenza è che oggi si sono rotti definitivamente i confini tra questi tre codici ed è difficile attribuire una sola etichetta ad un programma radiofonico. L’informazione è sempre più narrazione e spettacolo (info-tainment), l’intrattenimento contiene in sé molti elementi informativi ed educativi (gli infra-saperi di Roland Barthes) ed è sempre più complicato parlare di generi radiofonici. Ma è importante ricostruire la storia dei generi radiofonici e conoscerne i confini tracciati in passato per poterne poi forzare le barriere e produrre formati innovativi.
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I generi radiofonici raffinatisi nei primi venti anni della storia della radio non sono altro che adattamenti al mezzo di generi precedenti. Bolter e Grusin (2000) chiamano “remediation” la rappresentazione di un medium all’interno di un altro. Ogni nuovo medium, secondo loro, non fa che “rimediare” quelli precedenti. L’analisi di Bolter e Grusin era già stata anticipata da uno dei padri dell’informatica, Alan Kay, che già nel 1984 descriveva il computer come un metamedium: il computer è un medium che può simulare dinamicamente le caratteristiche di altri mezzi di comunicazione. Non è uno strumento, anche se può prendere il posto di molti strumenti. È il primo metamedium, e possiede un grado di libertà di rappresentazione ed espressione mai incontrati prima d’ora e mai investigati. Tutto ciò è molto simile a quello che già McLuhan (1964) sosteneva quando scriveva che ogni nuovo medium ristruttura il paesaggio mediale in cui si innesta.
La categorizzazione in generi dello spettacolo radiofonico però è un po’ complicata e anche discutibile. Se la storia della radio ci dà conto di un’effettiva progressiva divisione in generi dello spettacolo radiofonico, l’attuale linguaggio della radio, sia pubblica che privata, ha raggiunto un tale grado di ibridazione dei generi che diventa difficile e forse inutile impegnarsi nel dare un’unica etichetta ai contenuti trasmessi. Inoltre, al dibattito sui generi della radio fa da sfondo la “contraddizione” naturale offerta dal mezzo quando si parla di singoli programmi: la radio è anzitutto un medium di flusso (Raymond Williams, 1974) che sussume format, programmi, generi. Da una parte la radio esige i generi come strumento per l’orientamento del pubblico e come metodo di regolarizzazione anche istituzionale del palinsesto, ma al tempo stesso rende difficile applicarne le regole. Il carattere fluido del medium favorisce una definizione “leggera” dei generi, un uso operativo, pragmatico. Questo è ancora più vero nel caso delle radio di flusso, con un unico format (di solito musicale), ma anche nell’intrattenimento i confini tra i generi si vanno confondendo sempre più. I contenuti radiofonici di oggi sono comprensibili non più come generi distinti ma come formati contenenti mix di generi tradizionali in misure diverse. È più utile quindi, per orientarsi nell’offerta radiofonica attuale, una categorizzazione che agisca per tag, per una somma di parole chiave.
Tiziano Bonini è ricercatore in Linguaggi dell'Arte e dello Spettacolo all'Università IULM diMilano, dove insegna Comunicazione Radiofonica. Ha scritto La Radio nella Rete (Costa & Nolan 2006) e Così lontano, così vicino. Tattiche mediali per abitare lo spazio (Ombre Corte 2010). È stato regista a Rai Radio2 ed è autore radiofonico a Radio24.