Speciale
Italia, Italie. 2 / Bergamo
La forma dell’Italia come la vedono i fotografi che la vivono e la attraversano. Le città, i paesi, le periferie, la campagna, i luoghi delle aggregazioni, le vie, i negozi e l’ambiente naturale vanno a costituire un patrimonio culturale da osservare, come le relazioni che si stabiliscono tra le persone e gli spazi. Ad ogni fotografo e fotografa chiediamo di esplorare i loro archivi e scegliere dieci foto che rappresentino l’Italia, accompagnate da un unico testo, o da dieci brevissimi testi che fungono da didascalie, in cui ognuno racconta come e perché ha realizzato i suoi scatti. L’insieme delle loro immagini andrà a costruire il mosaico degli sguardi, che via via daranno corpo all’Italia di oggi.
Ho fotografato Bergamo verso la fine del 2017, per una nuova guida all’architettura della città. Ho scelto dieci fotografie scattate in quel periodo, che ripropongono nella loro verticalità, la divisione tra alto e basso, tipica del tessuto urbano di Bergamo.
Il percorso inizia dall’alto, dalla città antica e scende nella parte bassa, sino alla periferia. Ho osservato le zone residenziali, commerciali e industriali, mediante un processo di allontanamento fisico e visivo, per cercare di trovare la forma enigmatica delle cose, una sorta di elemento primordiale che potrebbe guidarci nella scoperta degli spazi che ci circondano.
Tradurre in fotografia un paesaggio urbano, ovvero il risultato talvolta contraddittorio, di un insieme di intenzioni e di atti umani, si rivela sempre una sfida ardua. Dentro al grande mosaico cittadino, il senso di totalità deriva da ciò che è il suo frammento: tessere talvolta centrali e riconoscibili, insieme ad altre più effimere, marginali, ancora da decifrare.
Un insieme di segni che definiscono anche i limiti dello spazio urbano. E l’idea di limite, qui declinata come confine tra alto e basso, richiede ogni volta di adottare una nuova sintassi, fino alle più minute variazioni, così da esplorare anche i limiti dell’atto visivo.
L’immensa superficie del reale si frantuma nell’esasperazione di un immenso dettaglio e dà vita a una sorta di spazio impossibile, lo spazio del limite fra visibile e invisibile che la fotografia può rivelare.