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Diario russo 23. Delinquenti mercenari decorati
«O le agenzie militari private e i detenuti, o i vostri figli»: Evgenij Prigožin, oligarca vicino al Cremlino e finanziatore della Wagner, compagnia di ventura dei nostri giorni, protagonista della guerra in Ucraina, ha così risposto alle critiche per il reclutamento nelle prigioni e nelle colonie penali russe di condannati a pene di ogni tipo. Negli scorsi giorni è apparso anche un video dove il “cuoco di Putin” in persona è apparso, girato da uno smartphone in un penitenziario a Joškar-Ola, capitale della repubblica di Mari-El, dove si era recato per arruolare altri detenuti.
Non è la prima volta, per Prigožin, già quest’estate era stato in altre colonie penali nelle regioni di Tula e Jaroslavl’, e la scena sembrerebbe sempre la stessa: i carcerati vengono radunati nei cortili, dove ad arringarli è l’imprenditore, scortato da alcune guardie del corpo «c’erano tre uomini messi bene, con le pistole nei marsupi, e il quarto era uno avanti con gli anni, calvo, non alto, e sul suo petto splendeva la stella d’Eroe della Russia», ha raccontato un detenuto a Rybinsk, dove il primo agosto i rappresentanti della Wagner sono andati in cerca di soldati.
Il discorso del “calvo con la medaglia” è stato esplicito: «Noi non siamo le forze armate, ma una vera organizzazione criminale militarizzata: i miei ragazzi vanno nei paesi africani e in due giorni non lasciano nulla di vivo lì, e ora distruggono i nemici in Ucraina. La vostra decisione di militare nella compagnia è un patto con il diavolo, se voi venite via con me da qui o tornate da uomini liberi o morirete. Sarete obbligati a uccidere i nemici e a eseguire gli ordini dall’alto, e per chi torna indietro lo attende la fucilazione sul posto».
Dopo la pubblicazione dell’ultimo video, la Konkord, holding di proprietà di Prigožin, ha confermato in modo obliquo la presenza del proprietario nelle prigioni, scrivendo che «effettivamente possiamo confermare che la persona nel video somiglia tremendamente a Evgenij Viktorovič e a giudicare dalla sua retorica in un certo senso si occupa dei problemi dell’implementazione degli obiettivi dell’operazione speciale e sembrerebbe riuscirci bene.
Inoltre… la persona nel video ha un timbro molto ben messo, come quello di Evgenij Viktorovič, e la persona che somiglia a Evgenij Viktorovič spiega molto dettagliatamente cose semplici e comprensibili a gente semplice». Probabilmente è anche il passato del magnate a rendere la comunicazione facile con chi sconta una pena, perché negli anni Ottanta ha trascorso qualche tempo nelle galere sovietiche per rapine e scippi nell’allora Leningrado, sua città natale. 13 anni, questa la condanna per Prigožin, definito “elemento antisociale”, comminata nel 1981, e ridotta a 7 più un periodo al confino per l’amnistia del 1988, ritornando in libertà nel 1990, ormai alla fine dell’Urss.
Nel decennio seguente l’ex galeotto emerge nel settore della ristorazione a Pietroburgo, aprendo ristoranti lussuosi e accattivandosi le simpatie dei funzionari, dei politici e di chi conta in città, spesso servendo personalmente gli ospiti più in vista, una cortesia particolarmente apprezzata da Vladimir Putin, che va a pranzo e a cena al New Island, ristorante situato su una barca lungo le rive della Neva, prima con Jacques Chirac nel 2001 e l’anno successivo con George Bush jr. Una frequentazione, quella con il presidente russo, resa possibile dall’amicizia con l’autista, poi diventato capo della sicurezza e in seguito generale della Rosgvardija Viktor Zolotov.
Da proprietario di ristoranti Prigožin si lancia nel catering e nel rifornimento delle mense, prima ottenendo appalti a Pietroburgo e poi a Mosca, dove diventa il principale fornitore delle scuole, non senza proteste dei genitori per la qualità dei pasti, fino ad aggiudicarsi le provviste per l’esercito russo, anche qui tra molte polemiche per il rancio scadente.
La nascita della compagnia di contractors chiamata Wagner (dal soprannome del suo primo comandante, il colonnello Dmitrij Utkin) è resa possibile dai finanziamenti dell’oligarca, sempre più intento a conquistarsi un posto al sole nella corte del Cremlino, proponendosi come uomo in grado di portare a termine le operazioni di bassa cucina, dove c’è da sporcarsi le mani senza far gli schizzinosi: è Prigožin a sostenere le spedizioni dei combattenti di Utkin in Siria, nella Repubblica centrafricana e in Ucraina, spesso scontrandosi con il ministero della Difesa e gli ufficiali dell’esercito, che condividono con i mercenari automezzi e armi pesanti.
Questa sua posizione gli procura nemici e alti e bassi nei rapporti con il Cremlino, ma la guerra in Ucraina fa riguadagnare punti: Putin non vuol ricorrere alla mobilitazione generale, e gli uomini di Prigožin fanno comodo in una operazione speciale meno facile di quanto qualcuno la descriveva nei suoi rapporti. Il suo sostegno al presidente viene premiato con il conferimento (secretato) della stella d’oro d’Eroe della Russia, che di solito vien data a chi si è distinto in battaglia o è stato nello spazio, segnale del gradimento riconquistato.
“Mi interessano i banditi e gli assassini”, ha detto il finanziatore della Wagner in uno dei suoi giri per le galere russe. Le condizioni promesse a chi si arruola sono allettanti: salari fino a trecentomila rubli, la libertà e la cancellazione della pena dal casellario giudiziario se si torna vivi, cinque milioni alle famiglie se invece si è in un gruz-200, ovvero in una bara di zinco. E tanti vanno, 100 da una colonia penale, 200 da una prigione, e così via: parte chi ha ancora 10 o 20 anni da scontare, ma anche chi è condannato a pene inferiori, attratti dalla possibilità di poter ottenere una fedina penale pulita.
Non importa se per ottenere la libertà e un futuro si debba uccidere, per alcuni non è un problema, la guerra permette di far diventare i reati atti d’eroismo. Non è un caso che Prigožin ora sia tra quelli che richiedono un cambio di passo a Mosca, volto alla distruzione totale dell’Ucraina costi quel che costi, e vien per questo ritratto come un patriota senza macchia e senza paura dai canali Telegram ultranazionalisti e la sua immagine portata in alto dai media di Konstantin Malofeev: il passato del ragazzo che rubava negli appartamenti di Leningrado quarant’anni fa è diventato il presente di un uomo temuto e rispettato, onorato da alcuni e disprezzato da altri, pronto a tutto per ottenere quel che vuole e il cui esercito privato sparge sangue dalle umide foreste del Centrafrica alle strade delle città ucraine. Cosa succederà quando questi moderni Freikorps torneranno a casa, purtroppo, sembra già una tragedia annunciata.
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