Sulla strada con Tom Waits

18 Febbraio 2014

Prima di tutto, i fatti. Nessuno aveva mai scritto 450 pagine sulla vita e l'opera di Tom Waits. Lo ha fatto Barney Hoskyns, Tom Waits. Dalla parte sbagliata della strada, (Odoya), prefato con sagàcia da Riccardo Bertocelli, curato e tradotto da Massimiliano Bonato e pubblicato con bella cura editoriale a Bologna. Nessuno aveva ancora scritto così tanto perché scrivere la vita di Tom Waits è impossibile.

 

 

Bertoncelli lo spiega alla sua maniera ipercolta: “non ha rinunciato”, dice, “alla parte dell'idiot savant, adora parlare per iperboli, fare il giullare cinico sprezzante o il reietto con un buco nel cuore”. Hoskyns racconta, a riguardo, un buffo aneddoto. Rivolgendo a Waits la non formidabile domanda sull'uguaglianza fra apparenza pubblica e vita privata, si sente rispondere: “Sono Frank Sinatra o Jimi Hendrix? O sono piuttosto Jimi Sinatra? È un numero da ventriloquo, lo fanno tutti”. 


 

 

Un dialoghetto del genere porrebbe fine a quale si voglia ambizione biografica. Hoskyns, però, “è un numero uno” (lo dice Bertoncelli, e ne è testimone la gran massa di lavoro giornalistico che ha firmato) e allora assembla con sagàcia interviste sue, dichiarazioni rese ad altrui oltre che, ci mancherebbe, un'indagine dettagliata sulla molto vasta discogafia waitsiana.

 

Il tutto è confezionato con una lingua assai fiorita, ricca delle più varie figure retoriche, zèppa di aggettivi, se possibile magniloquenti; che la traduzione italiana rende a dovere. Lo studio sulle canzoni è meticoloso, anche se non fornisce ragguagli musicologici di rilievo: dei quali, sia detto, il lettore implicito di Dalla parte sbagliata della strada, francamente s'infischia. Barney Hoskyns è, d'altronde, molto suggestivo quando descrive persone, dal manager Herb Cohen a Rickie Lee Jones, cantantamante di fascino inestuinguibile; da Bob Dylan, termine fisso d'etterno consiglio per ogni musicista pop americano del dopoguerra fino a Kathleen Brennan, la moglie che mette ordine nell'esistenza délabrée di Waits. Siccome Tom Waits ha anche molto lavorato per il cinema, il suo biografo ne dà conto con bella vivacità.

 

 

Piuttosto memorabili, in questo senso, le pagine su Francis Ford Coppola e Jim Jarmusch. A conclusione del libro, un capitolo di sobrio aggiornamento steso da Massimiliano Bonato e, chicca sardonica, 5 pagine di mail in cui Barney Hoskyns si vede rifiutare collaborazione al libro da molti dei personaggi più rilevanti nella vita di Waits. Il librone pubblicato da Odoya fa a meno di costoro, perché Hoskyns è davvero un numero uno e se, ogni tanto, si lascia scappare qualche valutazione da ultras, non fa niente. Noi, infatti, s'era tutti quanti al Teatro Ariston di Sanremo, il 22 novembre 1986, per il primo concerto italiano di Tom Waits, con Roberto Benigni sul palco assieme a lui, a consegnargli il Premio Tenco; e, di seguito, quei tre quarti d'ora di musica dolcissima e furente, che davvero non dimentichiamo.

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