Speciale
Anja Kampmann, Il cane ha sempre fame
Anja Kampman è narratrice e poeta. Nata nel 1983, ha studiato letteratura tedesca all’Università di Amburgo e Lipsia e si è dedicata alla scrittura ricevendo prestigiosi premi letterari.
Attualmente, per i lettori italiani, è possibile immergersi nel mondo della Kampman attraverso le pagine del suo romanzo d’esordio, Dove arrivano le acque, in uscita proprio in questi giorni per Keller, che ha ricevuto il Lessing-Förderpreis e il premio Mara-Cassens.
Sabato 21 alle ore 16, avrò il piacere di presentare al Salone del Libro di Torino le poesie di Anja Kampman. Parleremo dei testi contenuti in Il cane ha sempre fame, raccolta ancora inedita, in Italia, pubblicata in Germania da Hanser (2021) e selezionata per una sovvenzione da parte di Litrix, che coprirà i costi di traduzione e darà un incentivo alla pubblicazione italiana.
Le tre poesie che seguono sono un piccolo assaggio di quanto Anja Kampman racchiude in questo libro. Fra i versi della raccolta incontriamo, infatti, molteplici storie: le poesie di Il cane ha sempre fame colgono e compongono frammenti dell’esistenza di singoli e scandagli di un presente collettivo, ma anche della Storia, nella quale lo sguardo dell’autrice entra con esattezza, estraendone episodi, muovendosi nel tempo e nello spazio per restituirci un mosaico denso di particolari, immagini e significato che ci parla profondamente di noi e del nostro mondo.
(Alessandra Racca)
deep blue (*1997)
lo chiamarono deep blue
forse perché credevano ancora
nell’oceano e nel suo antico potere
o nella corrente del pacifico
come si spinge da una terra all’altra
il grande spirito e il movimento
di un cervello
deep blue forse non proprio una coscienza
ma qualcosa qui calcolava giocava
a scacchi con kasparov il nostro eroe
come ti sei sentito dopo aver perso
alla sesta partita e contro quale
potenza? pompa da stagno
contro un oceano il potere mentale
l’anima umana, ah
e quale blu pensi
che vedremo oggi?
Nota: Deep Blue era un computer per gli scacchi sviluppato dalla IBM. Gary Kasparov, allora campione del mondo di scacchi, perse due partite su sei contro Deep Blue il 10 febbraio 1996. Il pubblico mondiale assistette alla rivincita giocatasi dal 3 all'11 maggio 1997 a New York; alcuni media la definirono una lotta per “l'onore dell'umanità”. Kasparov perse la partita. La sua sconfitta segnò una svolta simbolica nel corso degli eventi ed è considerata una pietra miliare nella storia del computer.
a aiken cura
I
ti possiedono ancora
e se sai cosa ti è successo
la questione del margine da cui si proviene
tu cipollina, tu pezzo della tua pelle
non so se sai che ora sei tu-tu tu-tu tu
che sorpresa. la tua fine dopo la caduta
non una fine. è stata annullata da una pipetta
mi penso in mezzo ai tuoi cosa – nella stalla
otto volte lo stesso pallore froge testa di cavallo e zampa
come un’allucinazione sulla paglia
dove non c’è né mangiatoia né luce di stelle
ma lascia – poi sei davanti alla cinepresa
con slancio con slancio sai otto volte
e sul campo non fa differenza
come in guerra dove otto soldati ne diventano uno
quando cadono ho visto
te, sì. ti ho visto veloce e tonante
lontano da zia dolly sul campo di polo
pipetta microscopio e pazienza
divennero oro. e la medaglia caro amico
chi l'ha presa? l’antenato
il pezzo di pelle del petto
o il discen-discen-discen discen-discendente
(lo senti già il suono del galoppo)
con il suo bel pallore? chiedo
chi stava lì in piedi
eri tu
eri lì ora
in quel giorno di medaglie?
II
ah caro discen-discendente
e il tuo galoppo dove si fermerà?
Nota: Aiken Cura era un cavallo da polo argentino. Nel 2006 lo stallone venne ucciso dopo un incidente patito nella finale dell’Open d’Argentina. Dalle cellule della sua pelle, il suo proprietario, Adolfo Cambiaso, fece creare il primo clone di cavallo mediante trasferimento nucleare da cellule somatiche – la stessa tecnica usata per sviluppare Dolly, il primo clone di pecora. Nel 2016, Cambiaso vinse i prestigiosi Palermo Opens con i sei cavalli clonati dalla cavalla diciassettenne Cuartetera, che era stata nominata il miglior cavallo da polo della storia.
il tavolo
quando entro nel negozio
per chiedere
come prendersi cura di un vecchio tavolo
foderato in pelle
il commesso dice quasi con gaudio
non c’è nulla di particolare
da fare
pelle normale dice
è esattamente così dice
così come la nostra
suona come la
buona novella
una bottiglia
di lozione per il corpo
dice
guardi
ed è solo la luce
forse
una vertigine
guardiamo
dentro il collo stappato della bottiglia
e guardiamo in alto
come dal pozzo più profondo.
Traduzione a cura di Federico Italiano, poeta (vincitore del Tirinnanzi 2020) e traduttore, vincitore del premio Geiger (2021) per la traduzione di Jan Wagner (Einaudi) e da poco in libreria con una nuova traduzione di Wanger per Bompiani.
Anja Kampmann, Der hund ist immer hungrig (Il cane ha sempre fame, München: Hanser, 2021).