Ritratto di un poeta / Per trovare la reincarnazione di Zeichen
Quando muore un cantante, un architetto, un attore, un regista, uno scrittore, uno stilista, un filosofo, un opinionista, un poeta, un politico, un professore, una qualsiasi figura pubblica di rilevanza, come la muta di formiche che ricopre la preda fresca fresca di morte, arrivano articoli finalizzati a trarne una lacrima, un sorriso, un bilancio, un ricordo, un compiacimento.
Ora che però Valentino Zeichen è morto, forse è arrivato il momento della vendetta della preda sulla muta dei mormoranti. Non conosco infatti persona più lontana da questa retorica, e comunque non c’era persona più fieramente avversaria della banalità ubiqua come Valentino Zeichen.
Per queste ragioni, questo pezzo si basa su un presupposto imprescindibile: sempre che Valentino Zeichen sia morto, cioè sempre che la morte sia possibile, Valentino Zeichen si è reincarnato in un’altra cosa. Intendo quindi ragionare, indagare e muovermi in direzione della Vita, non della morte, e avanzare ipotesi e spunti di ricerca per ritrovare Valentino Zeichen in altre manifestazioni che non siano più quelle adottate nella sua vita precedente: poeta, uomo molto bello, fiumano, locatario di baracca, camminatore romano, neomarziale petrarchesco.
1) Ora lo cercherei in un bambino che si diverte a scendere e a salire le scale, qualsiasi scala, come fanno i bambini che gattonano e che stanno imparando a camminare. Valentino era il più bravo percorritore di scale che io abbia mai conosciuto. In una sera in cui ci annoiavamo, appena individuata una rampa di scalini, è stato irresistibile: conosceva a memoria la tecnica di Fred Astaire per scendere le scale con effetto scenico: piedi di traverso, cioè longitudinali al gradino, mani alzate per equilibrio e per composizione dell’insieme posturale, sorriso perenne, un piede via l’altro, busto rivolto al pubblico.
2) Un altro campo di ricerca, non volendo trascurare nessuna forma vivente, verso la quale mi muoverei per trovare la reincarnazione di Valentino Zeichen, confidando anche nel suo amore per la scienza, è qualche organismo OGM; penso soprattutto a una nuova melanzana OGM capace di un superiore grado di spugnosità. Un nostro pranzo fu rovinato, rovinato, rovinato, lo dico tre volte, da un cameriere disgraziato e da un cuoco maledetto (maledetto, maledetto, maledetto, maledetto, maledetto, maledetto, maledetto) che ci portò tutto sorridente una parmigiana grondante di olio: quelle melanzane non ne potevano più. L’attenzione, la fatica intellettuale e morale che Valentino Zeichen mise contro questo pranzo corrispondevano a circa due terzi dell’attenzione e della fatica intellettuale e morale che la classe intellettuale italiana nella sua interezza riversa in una settimana nel commentare il paesaggio ditirambico dell’attualità.
3) Oltre alle melanzane ogm, ai bambini sulle scale, Valentino Zeichen potrebbe anche reincarnarsi in una modella di New York eroinomane. Non ne sono abbastanza sicuro, ma è una strada che non escluderei, considerando l’indole dispettosa degli dèi. Uno dei suoi film culto, ogni volta ne parlava con interesse crescente, è un capolavoro sovietico-israeliano-americano e indipendente e sgangherato e di fantascienza del 1982. Si intitola Liquid Sky, ed è la storia di un gruppo di modelle new wave di New York dedite all’eroina e al sesso che però, a un certo punto e a loro insaputa, vengono visitate da un disco volante della grandezza di un piatto di pasta che si nasconde sopra un armadio del loro appartamento di Manhattan; è abbastanza ovvio che questi marziani finiscono col nutrirsi delle endorfine prodotte durante gli orgasmi di queste ragazze. Valentino lo trovava un film bellissimo e sconvolgente e, dal giorno in cui lo vidi, io sono il primo a temere di reincarnarmi in una modella newyorkese.
4) L’ultima ipotesi di questa guida mi pare la più seria ed è la seguente e si basa sull’onomanzia; Zeichen in tedesco significa segno: segno come segno dei tempi, segno zodiacale, ma anche segno stradale, cartello stradale, Verkehrszeichen.
Ecco io immagino Valentino Zeichen reincarnato in un cartello di una linea di un autobus da percorrere freneticamente notte e giorno per tutti i tempi che verranno. Una linea immaginaria che tratteggia la tradizione poetica a cui Valentino apparteneva a pieno titolo e che con lui, oggi, si è in parte conclusa: la linea Petrarca–Zeichen.
Valentino Zeichen ne ha lasciato traccia, uno zeichen appunto, in una sua poesia, “Piazza…”: “Se di me sopravviverà un nulla / di qualche movimento / sarà il cognome / scritto all’estremo della tabella / di una linea d’autobus / a patto che un altro poeta / acconsenta che col suo nome / si intitoli l’altro capolinea / così da poterci scambiare / delle visite”.