Comunità / Manifesto del Futurismo Rurale

8 Ottobre 2019

All’interno dei dibattiti politici ed ecologici contemporanei, la ruralità emerge come elemento in costante oscillazione fra “alterità” e “identità”: non un semplice spazio geografico, quindi, ma una sorta di “posizione” anche di tipo politico. In questo scenario di tensione interpretativa, è comunque possibile accostarsi al concetto di ruralità in senso critico, provando ad immaginare altri futuri per le comunità, i territori e i luoghi, al di là della stringente dicotomia “alterità/identità” e al di qua di una serie di discorsi che tendono a considerare la ruralità stessa come una componente marginale del mondo contemporaneo.

 

Manifesto for Rural Futurism 13, Ph Daniela Darielli.


Il Manifesto del Futurismo Rurale, documento elaborato recentemente dai curatori e ricercatori campani Leandro Pisano e Beatrice Ferrara, è un tentativo in questa direzione: una prospettiva in cui i molteplici punti di vista e di ascolto forniti dall’arte, ed in particolare dalle tecnoculture, mettono in discussione i termini manichei sui quali si costruiscono i discorsi attuali sulla ruralità: autenticità e utopia, anacronismo e provincialismo, tradizione e senso di stabilità, appartenenza ed estraniamento, sviluppo e arretratezza.

 

Manifesto for Rural Futurism 1, Ph Daniela Darielli.


Più che riferirsi al Futurismo italiano, con il quale condivide comunque un approccio irriverente e infine ironico, il testo si riconnette direttamente, sia in senso concettuale che pratico, ai futurismi “minori” di ambito post-coloniale, come l'Afrofuturismo, in cui le tecnologie diventano strumenti di presa di coscienza e di resistenza per affermare una serie di contro-narrative in relazione a posizioni di disuguaglianza e di differenza culturale, sociale ed economica (genere, razza, classe, ecc.).

 

Manifesto for Rural Futurism 4, Ph Daniela Darielli.


Nel caso del Futurismo Rurale sono in specifico le arti e le tecnologie sonore che, interrogando al contempo il paesaggio attuale, le comunità territoriali e gli archivi del passato, riposizionano il concetto di “rurale” all’interno delle narrazioni contemporanee, trasformando i territori in luoghi di sperimentazione, performatività, indagine e riconfigurazione, in cui è possibile creare scenari futuri a partire da nuovi e altri assemblaggi di elementi visibili e invisibili, umani e non umani: oggetti, materiali, discorsi, tecnologie e infrastrutture relazionali che costituiscono, e che vengono a loro volta costituiti, come specifiche forme di governance.

 

Redatto nella forma finale da Pisano e Ferrara, ma risultato di un processo collettivo di riflessione svolto sia con artisti, curatori, critici e studiosi internazionali che con comunità che vivono e operano su territori rurali, il Manifesto del Futurismo Rurale nasce come uno dei risultati finali dei primi cinque anni di attività di Liminaria, progetto di rigenerazione di alcuni territori del meridione d'Italia (Fortore beneventano, Cilento, Molise, Puglia, Sicilia), basato sia su azioni culturali ad ampio raggio, condivise con le comunità locali, sia sulle pratiche delle arti sonore che utilizzano l’ascolto come un dispositivo di indagine dei processi materiali del mondo contemporaneo.

 

Manifesto for Rural Futurism 8, Ph Daniela Darielli.


L'esperienza concreta e sul campo del progetto Liminaria ha portato così i due curatori a elaborare una serie di proposizioni, riassunte nel documento in dieci punti, che mirano a ripensare e a immaginare nuovamente le aree rurali come spazi complessi, immersi attivamente nel dinamismo degli incontri, dei flussi e delle geografie contemporanee e, allo stesso tempo, a mettere in discussione i discorsi del metropolitanismo e del capitalismo odierno in cui esse sono marginalizzate e condannate all’oblio.

 

Presentato durante la stagione estiva appena trascorsa in una serie di conferenze ed eventi pubblici tenutisi tra Nuova Zelanda e Australia (a Dunedin, Sydney, e Melbourne), Il Manifesto del Futurismo Rurale rappresenta inoltre il focus della mostra che prende il nome da esso e che ha aperto a Melbourne il 26 luglio scorso per concludersi l’11 ottobre presso la sede dell’Istituto Italiano di Cultura, nello storico edificio di Elm Tree House a South Yarra.

 

La mostra Manifesto for Rural Futurim si fonda su una serie di lavori audio realizzati in alcune aree rurali del centro e del meridione d’Italia tra il 2003 ed il 2018, nel corso dei due progetti di residenza artistica Liminaria e Pollinaria. Gli autori dei lavori provengono da diversi contesti internazionali, dall’Australia alla Nuova Zelanda, dall’America Latina agli Stati Uniti, fino alla presenza di sound artist italiani: Daniela D’Arielli, Enrico Ascoli, Angus Carlyle, Luca Buoninfante, Jo Burzynska, Enrico Coniglio, Alejandro Cornejo Montibeller, Nicola Di Croce, Fernando Godoy, Miguel Isaza, Raffaele Mariconte, Marco Messina, Mollin + Voegelin, Alyssa Moxley, Philip Samartzis, Vacuamoenia, David Vélez and Sarah Waring.

 

Manifesto for Rural Futurism 9, Ph Daniela Darielli.


Curata da un team composto, oltre che da Pisano e Ferrara, anche da due tra gli stessi artisti, Samartzis e D’Arielli, la mostra è realizzata dall’Istituto Italiano di Cultura di Melbourne, in collaborazione con Bogong Centre for Sound Culture, Liminaria/Interferenze new arts festival, Pollinaria, ed il gruppo di ricerca Contemporary Art and Social Transformation della RMIT School of Art di Melbourne.

 

Manifesto for Rural Futurism 12, Ph Daniela Darielli.


Ulteriori informazioni sulla mostra si possono trovare sul sito dell’Istituto Italiano di Cultura di Melbourne, mentre il testo completo del Manifesto è pubblicato, in lingua italiana e inglese, sul sito del progetto Liminaria

Molto più che vuote, le aree rurali, i luoghi abbandonati e le periferie urbane ci appaiono ora piene di suoni, che non aspettano altro che di essere ascoltati. 

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