Intervista al prof. Hans-Jörg Trenz / Chi sono i verdi tedeschi?

17 Novembre 2018

Dopo il boom alle elezioni della Baviera e dell’Assia, i verdi tedeschi rappresentano un nuovo soggetto politico europeo in opposizione alle forze sovraniste e nazionaliste. Per saperne di più ho fatto qualche domanda al professore Hans-Jörg Trenz, tedesco, attualmente professore di Studi Europei Moderni all’Università di Copenaghen, che da anni si occupa di partiti e movimenti politici europei.

 

Prof. Trenz chi sono i verdi della Bündnis 90/Die Grünen (Alleanza 90/ I verdi)?

So bene che in Italia i Verdi vengono ancora spesso chiamati gli ambientalisti e sono visti più come un movimento sociale e non un partito politico. Questo punto di vista è però ingannevole poiché questo partito oggi è altamente istituzionalizzato ed è il risultato di una lunga storia di coalizione di governo sia con la SPD che con la CDU, tanto a livello regionale quanto a quello federale. Non si tratta di un partito-movimento come Podemos in Spagna o Syriza in Grecia, ma è piuttosto parte di quello che noi chiameremmo establishment. In parte proviene anche da un movimento civico eterogeneo, con una dominanza ecologista, ma che abbraccia l’intera agenda civico-liberale: pace, femminismo, multiculturalismo, uguaglianza e stile di vita alternativo. Il partito ha comunque mantenuto una organizzazione partecipativa e ben radicata nel territorio e questo è stato possibile grazie agli alti livelli di impegno civico, all’interno del partito, a livello regionale e locale, sulla base di una struttura decentralizzata. 

 

 

I verdi sono la forza più in opposizione ai movimenti nazionalisti e sovranisti come l’AFD, è così?

È infatti vero che il più recente successo elettorale dei Verdi è collegato con l’emergenza del partito di destra dell’Alternative für Deutschland. Come tale, riflette una crescente polarizzazione della società tedesca, non semplicemente tra est ed ovest, ma tra cosmopoliti e nazionalisti. Questo è un messaggio chiave che si può dare agli italiani, considerando l’esperienza dei verdi tedeschi: se il successo del partito dei verdi in Germania ci insegna una cosa, è che non dobbiamo sottovalutare il potenziale di mobilitazione di una politica progressista che difende il bene pubblico e guarda oltre la particolarità degli interessi nazionali. Molti cittadini comuni sono preoccupati per l’ambiente, la sostenibilità, la pace, la qualità della vita, in una parola: del futuro del pianeta. Gli studi sull’audience dei talk shows tedeschi, hanno mostrato che c’è una stanchezza da parte dei cittadini nei confronti di tematiche populistiche come l’immigrazione. Molti votanti sono stanchi di ascoltare tutto il tempo politici che difendono le loro visioni limitate sull’immigrazione o sul controllo dei confini. C’è un desiderio di una nuova serietà.  Questo spiega che c’è un enorme potenziale di mobilitazione per i partiti e i politici che vogliono creare una credibilità a partire da una più ampia visione dello sviluppo sostenibile, alternativa al capitalismo e basata su una richiesta di pace e giustizia sociale. Domande alle quali sia i liberali che i cosiddetti sovranisti non hanno una risposta credibile.

 

L’ascesa dei Verdi quindi ha a che fare tanto con la crisi del liberalismo e del capitalismo, quanto con la percezione della minaccia rappresentata dalle forze populiste e xenofobe. I verdi sono antiliberali e anti-sovranisti, di fatto, il loro più forte avversario nel tentativo di costruire una coalizione cosiddetta "Ampel" (CDU/CSU, Verdi e Liberali) dopo le ultime elezioni federali non era la CDU ma il partito liberale, FDP. I verdi sono anche i partiti più a favore dell’Europa e più a favore dell’immigrazione e, pertanto, del tutto in contrasto con lo scetticismo e la xenofobia dell’AFD. Interessante notare come le loro posizioni pro-Europa e pro-immigrazione si distinguono da quelle della Linke che ha iniziato a diventare ambivalente nei riguardi della difesa di una più esclusiva nozione di giustizia redistributiva, sulla base di un discorso di un primato nazionale (nation first).

 

Chi è l’elettore tipo dei verdi?

Alcuni anni fa avrei detto che il prototipo dei verdi è un insegnante di liceo, molto moralista e educativo che vive in una bella città universitaria in un appartamento in centro città, appena restaurato in un vecchio palazzo con il bio supermercato all’angolo. 

Oggi io osservo che l’elettorato dei Verdi è molto più diversificato. Loro sono diventati probabilmente il partito più inclusivo rispetto alla rappresentazione generazionale, e sono votati da gruppi di tutte le età. Inoltre, il votante medio dei verdi è giovane, donna e istruito. L’elettorato è anche distribuito in modo diseguale sul territorio nazionale: i Verdi hanno la loro forza all’Ovest e non nell’Est della Germania. Loro sono particolarmente forti nei centri metropolitani di Berlino, Amburgo, Francoforte e Monaco. Sono più popolari nel Sud-Ovest della Germania, specialmente nel Baden Wuttemberg, dove per la prima volta nel 2011 è stato eletto un Ministerpresident  dei Verdi, che è ancora in carica.

 

Se i verdi sono una forza progressista, quanto c’è di marxismo e sinistra novecentesca nella loro visione delle cose? 

Il pensiero socialista è stato fondamentale nella prima generazione dei Verdi intorno agli anni Ottanta. Con l'istituzione di un partito concorrente a sinistra della SPD, Die Linke e l'ingresso dei Verdi come junior partner nel governo di Schröder, una scuola più realistica, alla Joschka Fischer per intendersi, ha guadagnato la ribalta. Allo stesso tempo, i Verdi, diventanto popolari in più circoli religiosi, combinando l’eco-socialismo con l’ eco-cristianesimo. Con questa enfasi sulle questioni della moralità e della conservazione dell’ambiente, alcuni possono etichettare questa parte dei verdi come neo-conservatrice. Più recentemente noi, però,  possiamo osservare ancora di più uno spostamento a sinistra. Questo è in parte collegato all’esperienza della crisi finanziaria globale, che ha rinnovato l’enfasi per le questioni della giustizia sociale globale, dell’alternativa al capitalismo, della critica della finanza, del sistema bancario internazionale, della redistribuzione nel contesto europeo e della critica all’Euro.  Nel promuovere una agenda anti-capitalista di sinistra, oggi i Verdi sono in diretta competizione con la Linke, al punto che alcuni membri della Linke hanno più volte auspicato un’alleanza progressista della Sinistra, che però è stata rifiutata dalla leadership dei Verdi.

 

Che profilo hanno le nuove leadership dei verdi tedeschi, da quali esperienze provengono?

Dal punto di vista Italiano sembrerebbe forse sorprendente che un partito politico può competere con successo senza sfoggiare un famoso leader politico che mostra la sua faccia in televisione. Una grande differenza tra i Verdi e i partiti politici, così come noi li conosciamo in Italia, è precisamente la struttura della leadership, o piuttosto la mancanza di una forte e centralizzata leadership. Da una prospettiva italiana, dove la faccia e la voce di un singolo leader di partito sono onnipresenti nei media, tutto ciò può sembrare incredibile. Ma, come di fatto i Verdi tedeschi dimostrano, un partito può avere successo senza un frontman (in Italia generalmente un uomo). Nel caso dei Verdi, la mancanza di una figura principale di leadership è piuttosto una forza, questo è in parte dovuto al sistema della Germania federale, in parte comunque è una modello alternativo organizzativo che si è mostrato efficace per tenere insieme e far avanzare realtà differenti nello stesso partito. I verdi hanno stabilito con successo una doppia leadership (una femminile e una maschile) che si sono alternate con regolarità.  I leader di partito sono inoltre sostenuti da una commissione di 6 leader sostitutivi che condividono sempre ruoli in comune. Tra le posizioni dirigenti ci sono anche politici immigrati. Tarek Al-Wazir, ad esempio, è stato lo Spitzenkandidat dei Verdi alle recenti elezioni regionali in Assia e sarà ora eletto vice ministro presidente (carica che ha già ricoperto negli ultimi 4 anni).

 

Dove vede i Verdi nel futuro?

Dopo il recente successo dei Verdi nelle elezioni regionali in Baviera e in Assia, molti commentatori hanno visto arrivare il momento di una chance verde per la cancelleria. 

L'attuale popolarità del partito si spiega però anche con la crisi della grande coalizione di governo. Con la loro agenda filoeuropea e progressista, continueranno ad essere attenti, ma dubito che i loro elettori supereranno la soglia del 20%. In questa costellazione, il partito dei Verdi avrà bisogno di costruire partenariati, se vuole entrare in una coalizione di governo. Il loro dilemma è la profonda crisi del Partito socialdemocratico (SPD). 

C'è una buona possibilità per i Verdi di superare permanentemente la SPD e di affermarsi permanentemente come secondo partito più grande della Germania. Ma dato il successo parallelo dell'AfD di estrema destra, questo rende altamente improbabile una maggioranza progressista di sinistra a livello federale. Il partito dovrà quindi avvicinarsi alla CDU (e viceversa la CDU dovrà avvicinarsi al partito dei Verdi) per riunire la maggioranza dei seggi nel Bundestag necessari per un governo post-Merkel.

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