Le tre Cenerentole e il dramma tedesco
Sabato 22 al Teatro Nazionale di Weimar – quello fondato e diretto da Goethe –: successo strepitoso della Cenerentola di Rossini. Gli applausi avevano qualcosa di liberatorio. E i risultati di oggi hanno confermato quel sentimento addirittura con il trionfo di tre ‘Cenerentole’. La prima – quella più scontata – Alice Weidel (1979), che ha quasi raddoppiato i voti del 2021, portando la Afd – Alternativa per la Germania – a superare il 20%. La sua campagna anti-immigranti si è imposta al punto da essere imitata dalla CDU/CSU di Merz (e del leader dei democristiani bavaresi Markus Söder, da non trascurare per le sue spregiudicate manovre politiche a destra), ma perfino dalla SPD dell’impopolare Olaf Scholz che non si è peritata di assumere pesanti toni contro gli immigrati.
Insomma c’è stato lo strepitoso e atteso successo di Alice Weidel, che si è affermata anche per una grinta fondata su slogan reiterati e facili da irrompere nelle coscienze e si è inoltre profilata con un piglio personale disinvolto e spavaldo con la sua scelta lesbica con un’unione con una compagna svizzera di origine dello Sri Lanka, assai poco caratteristica delle biografie dei leader delle destre conservative, di cui per altro condivide i toni minacciosi e perentori.
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Eppure Alice Weidel è un personaggio non scontato: ha una formazione universitaria molto seria, un dottorato in economia con una tesi sul sistema pensionistico in Cina, dove ha trascorso un soggiorno di studio e ricerca con una borsa di studio del Ministero degli Esteri. Ha al suo attivo alcune apprezzate pubblicazioni specialistiche che le hanno valso un periodo di lavoro quale analista nel ramo della “private equity” presso la Goldman Sachs di Francoforte nel 2005-2006 e poi sempre come analista economica nella Allianz Global Investitors di Francoforte: questo solo per comprendere che Alice Weidel dispone di una consolidata preparazione economica. Nel sociale segnaliamo (con un certo stupore) il suo impegno per postare la AfD come “garante dei diritti omosessuali”, nonché la sua convinzione che “famiglia è dove ci sono bambini” e infatti lei e la sua compagna hanno adottato due bambini per coerenza. Inoltre – a proposito del nazionalismo – ha due residenze una a Überlingen sul Lago di Costanza – a poca distanza dalla Confederazione Elvetica dove ha il suo secondo (o primo?) domicilio a Biel nel Cantone di Berna dove vive con la sua compagna, che è attiva nella produzione cinematografica. Inoltre Alice Weidel ha sostenuto la campagna contro il velo islamico portata avanti con caparbietà dalla Afd che viene spiegata con un argomento comunque interessante: il velo in tutte le sue varianti è “assolutamente sessista”. Insomma, non si tratta di vecchia destra ammuffita: qui siamo in presenza di contraddizioni tra vecchio e nuovo, che rispecchia la società tedesca in movimento, globale e insieme affascinata dall’arcaico con parole d’ordine – queste sì che sanno di Terzo Reich –, quali “Festung Europa”, “Fortezza Europa”, un’Europa che per Weidel a giorni alterni viene evocata o condannata. E inoltre l’Afd partecipa all’antica fascinazione di tutte le destre tedesche per la Russia. Si leggano le pagine entusiaste di Thomas Mann (quando era arciconservatore con le Considerazioni di un impolitico) esaltanti la Russia. Ed era in buona compagnia con Moeller van der Bruck (che inventò – prima di Hitler – il sintagma del Terzo Reich), nonché Ernst Jünger. È come se una oscura vertigine attraesse da sempre la Germania a Oriente. Vi sono memorie ataviche sempre pronte a risvegliarsi. Questo intreccio di spregiudicatezza morale, di neoconservatorismo economico e di lemuriche reliquie tradizionaliste deve essere necessariamente tenuto presente per comprendere perché più di dieci milioni di elettori hanno dato fiducia alla AfD, che è una costellazione assai complessa, da studiare con attenzione, che non può essere sbrigativamente condannata, ma che presenta gravi minacce all’autoconsapevolezza dell’attuale società tedesca contemporanea, nonché allo sviluppo verso l’unità europea. Merz – classe 1955 –, fortunato uomo della finanza internazionale, proprietario di un aereo privato, reiteratamente sconfitto dalla Merkel, non avrà vita facile con la giovane Alice Weidel che lo ha già definito come un “cancelliere ad interim”, prevedendo una debole “Grosse Koalition” con gli sconfitti socialdemocratici e gli ammaccati Verdi.
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Le altre due ‘Cenerentole’ in questo paesaggio di politici maschili, sono Sahra Wagenknecht (1969) con il suo partito personalistico: “Bündnis Sahra Wagenknecht” (Alleanza Sahra Wagenknecht). Il partito, nato nel 2023 come costola della “Die Linke” (La Sinistra), aveva ottenuto nelle ultime elezioni regionali successi inattesi con quel singolare programma “rosso-bruno” (perfidamente definita russo-bruno”): sociale e anti-immigrati, pacifista in senso di adesioni alle tesi russe per una Ucraina neutrale, di fatto quale protettorato russo, ma i risultati dell’autunno sono evaporati a causa di una serie di errori strategici provocati dalla corriva disponibilità di questo anti-partito di entrare in varie coalizioni con irritazione della base. Il BSW ha combattuto per superare la soglia del 5%, senza riuscirci per pochissimo. Ma la vera sorpresa, la Cenerentola delle elezioni tedesche, è la simpatica e giovane Heidi Reichinnek (1988) che ha salvata Die Linke dalla preannunciata insignificanza, portando il partito – ancorché formalmente (purtroppo) non da leader – a superare l’8%. Una altra probabile futura protagonista della scena politica tedesca è Annalena Baerbock (1980), anche lei giovane, spigliata, che ha saputo contenere il temuto ridimensionamento dei Verdi. Annalena è stata una forte e preparata ministra degli Esteri, che ha preso da subito le difese dell’Ucraina, mentre il Cancelliere Scholz è stato a lungo tra color che son sospesi. E da domani dovrebbe dimettersi dopo il clamoroso crollo cui ha condotto il più antico partito tedesco, la SPD. Raramente un leader socialdemocratico è stato così ostinatamente, arrogantemente attaccato al potere, sostenuto da una burocrazia scialba e politicamente incerta, sicura solo a proseguire nell’autoconservazione del potere, senza permettere a Boris Pistorius, il socialdemocratico, ministro della difesa, intelligente e assai popolare, che si era guadagnato la simpatia dell’elettorato, di prendere in mano il partito. Vi è un aneddoto che caratterizza l’uomo Scholz che, alla nomina a cancelliere, si è rifiutato di giurare sulla bibbia perché ateo. E questo in un paese in cui la Bibbia è stata tradotta da Lutero ed è ciò che per noi è stata la Toscana, ovvero il libro fondante e unificante della lingua tedesca e non solo e non tanto della confessione cristiana evangelica. Nemmeno Willy Brandt né Helmut Schmidt, gli storici cancellieri della Repubblica Federale Tedesca, avevano ricusato questo atto formale d’intenso significato simbolico.
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Tuttavia la vera perdente delle elezioni è Angela Merkel con la sua politica soverchiamente aperta agli immigrati siriani e responsabile del fallimento del ‘Protocollo di Minsk’ del 2014, che ha di fatto dato il via libero all’ “azione speciale” di Putin.
L’altra novità – almeno per noi – è l’altissima percentuale dei votanti che supera l’83%. Ieri mattina (23.2) appena uscito alle 8, di fronte casa ho sollevato una signora anziana che era caduta a terra dal deambulatore. Le ho chiesto dove andava così presto, da sola: “A votare”. A Berlino con alcuni conoscenti ho appreso che avevano votavo ovunque non solo negli istituti scolastici, ma anche nelle chiese –cattoliche o luterane che fossero; un mio amico ha votato alla Scuola di Ballo. Inoltre già nei giorni precedenti numerosi tedeschi avevano votato per lettera. Le urne sono state aperte dalle 8 alle 18, contestando tutte le convinzioni dei nostri politici convinti che prolungare gli orari di votazione conterrebbe l’astensionismo. Questo si riduce solo se i dibattiti diventano incisivi, condotti con rispetto, ma anche con passione. Il tema, urgente e decisivo, della difesa dell’Ucraina, e quindi della consistenza politica dell’Unione Europea, nonché quello drammatico sull’immigrazione hanno saputo risvegliare un vivace e diffuso interesse, che è poi la garanzia della democrazia. Accertati i risultati, cominceranno i colloqui sperabilmente rapidi e condotti con il senso di responsabilità di una grande nazione, quella più popolosa e più industrializzata e forse ancora la più colta della Comunità Europea.
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