Il sabato del villaggio / Autunno
A dieci anni dall’11 settembre, la memoria si mischia alla nostalgia, l’America e il mondo intero sono cambiati e sembra più difficile distinguere la realtà da ciò che è per sempre scomparso tra le macerie delle Twin Towers.
Attorno a quello che furono le due torri e la loro assenza riflettono Marco Belpoliti e Riccardo Venturi.
E qui in Italia, periferia di un impero in crisi, l’undici settembre ha il sapore del primo giorno di autunno che porta con sè il ritorno in città e a scuola, una scuola malconcia e in difficoltà: Enrico Manera ne parla con Giuseppe Caliceti. Mentre per Camminare Claudio Piersanti ci regala un racconto sul disagio del camminare in città.
L’undici settembre potrebbe essere definito anche come la sparizione di qualcosa e la comparsa d’altro e forse non sappiamo ancora di preciso cosa è sparito e cosa è apparso.
Elio Grazioli riflette con l’aiuto di Walter Benjamin attorno all’accresciuto interesse per la fotografia così come Gianfranco Marrone analizza il bisogno di un «nuovo realismo» in filosofia e il pericolo che questo si riduca a un «brand» incapace di far presa sul reale.
Tiziano Bonini ragiona attorno a facebook, alla radio e a Benjamin decifrando un sistema di comunicazione sempre più ibrido e in un certo senso instabile e mutevole. Rinaldo Censi invece ci restituisce il senso di un film dedicato ad una macchina celibe: «godetevi questa specie di sinfonia celibe prodotta dall’ultima macchina costruita nell’Era delle Macchine (come ricorda Hollis Frampton): quella macchina è il cinema.»
America amara o America amore? Andrea Cortellessa recensisce Alberto Arbasino: “la verità su questo paese, se è America Amara o America Amore […] indeciso tra il fascino e la ripugnanza”.
L’11 settembre può anche essere letto come l’infrangersi di un dualismo in favore di nuove identità, multiple e mutevoli. Lucetta Frisa ci propone il ritratto di Genova mentre Maria Nadotti ci porta al Festival di letteratura e traduzione Babel, a Bellinzona per riscoprire la Palestina oltre la tragedia di uno stato senza stato.
Il presente, ci ricorda Nicolas Grimaldi, è eterno solo nell’incapacità di viverlo: ritrovare il senso di una storia collettiva e privata passa anche attraverso la lettura di quei libri che i nostri stessi occhi, ed è il caso di dire, anche le nostre stesse mani, vedono mutare di giorno in giorno nella forma e nel racconto. Finzioni prova a definire una possibile Carta dei diritti del Lettore. Ne riflettono Marco Belpoliti e Luigi Grazioli. Voi che ne pensate?
Claudia Zunino recensisce l’ultimo romanzo di Elvira Seminara, Scusate la polvere che molto racconta dell’instabile equilibrio dell’Italia di oggi, mentre Mario Barenghi legge il ritratto critico che Domenico Scarpa ha dedicato a Franco Lucentini: «Quello che emerge da questa monografia modulare è l’affascinante profilo di un intellettuale curioso e poliglotta, dalle sterminate letture, narratore di talento, raffinato esperto di lavoro editoriale, che ha professato il perfezionismo come strategia di sopravvivenza.»
Portare lo sguardo verso il futuro, non vuol dire perdere di vista l’attualità, ma provare a vedere con due occhi e non con uno solo che ci obblighi a cercare esclusivamente il colpevole del nostro eterno presente. Che come dovremmo sapere, non è mai Nessuno.