Matteo Marchesini. Atti mancati

24 Ottobre 2013

Quante sono le linee d’ombra di una vita? Quante volte si ha la sensazione di aver oltrepassato un confine incerto, di essersi lasciati alle spalle il torpore di una noia quotidiana, di sentirsi infine leggeri e sollevati da una corrente ascensionale, per poi trovarsi dopo qualche tempo, ancora una volta, assopiti in una età incolore? Il protagonista del breve romanzo di Matteo Marchesini, Atti mancati (Voland), vive in una Bologna grigia di polvere, di un pulviscolo accumulatosi sui suoi occhi con il passare del tempo. Marco, senza accorgersene, non vuole vedere, non vuole davvero capire che cosa sia accaduto in quel pomeriggio di quattro anni prima, quando le due persone con cui condivideva tutto se ne sono andate.

 

 

Poi un giorno qualcuno dal passato decide di tornare e di scardinare ogni difesa, ogni muro di contenimento del dolore e del rimosso. Lucia parla, chiede, riporta a galla episodi e sensazioni di un’epoca andata, un’apparente età dell’oro carica di ombre. Fino a quando ambiguità e fraintendimenti si diradano: “Temevo di tremare, di essere sconvolto, e invece quelle parole continuano a darmi uno strano sollievo, forse perché portano a galla e traducono in un linguaggio comprensibile qualcosa che giace da epoche intere su un fondale opaco, come una illeggibile e ignorata scatola nera”.
Spettatore dall’alto di una collina è Bernardo Pagi, mentore di Marco, saggista, critico letterario.

 

Lontano maestro di vita di una stagione finita, ma ancora in grado di indovinare l’umore dei propri allievi con una sola occhiata. Ma questo può bastare a colmare la frattura di un tempo andato?
La verità verrà a galla, portando con sé un momento di distensione e Marco riuscirà a scrivere il suo romanzo. Appena un attimo prima di un’altra perdita, di un altro dolore.

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