Nove volte Queneau

3 Maggio 2012

Le scelte di un insegnante, soprattutto di Lettere, sono fortememte pilotate da ciò che sente più congeniale. A volte si tratta di passioni che accompagnano da sempre, altre volte sono incontri, fortunati ed inaspettati, lungo la via dell’insegnamento.

Io appartengo al secondo caso dato che, essendo dotata di una formidabile curiosità, leggo in modo onnivoro e metodico, senza saltare una parola o un’interpunzione.

 

Il mio incontro con la capacità descrittiva dei francesi risale a Flaubert, ma è con Georges Perec che ho raggiunto il pieno appagamento. Perec, per un insegnante di lingua italiana, è una miniera a cui attingere senza ritegno. Negli ultimi dieci anni eserciti di ragazzini si sono cimentati con minuziose descrizioni dei letti in cui avevano dormito dalla nascita mostrando in alcuni casi una sorprendente dose di autoironia. Enrico racconta la sua notte in nave:

  

Qualche anno fa andammo a Palermo in nave. Anche se non era la prima volta che prendevo questo mezzo di trasporto, questo viaggio fu il più pauroso. Dopo cena andammo nella nostra cabina ma, visto che era troppo presto per dormire, guardammo l’unico film che trasmettevano: Titanic. Quando finimmo di vedere questo bellissimo film, sorse un problema: riuscire a dormire sereni dopo aver visto una nave affondare e migliaia di persone morire…Addormentarsi fu una vera impresa.  

 

Senza batter ciglio, hanno affrontato elenchi sterminati di verbi relativi, ad esempio, al trasloco. L’ultimo esercizio, in ordine di tempo, li ha visti descrivere con accuratezza proustiana un luogo da loro scelto, descrizione che ne prevedeva l’esaurimento fino all’ignara mosca svolazzante. Anita, che è dotata di spietata capacità descrittiva, annota in riva al mare:

 

Un uomo dai capelli bianchi disteso su un lettino assume un atteggiamento da Don Giovanni abbastanza fuoriluogo. - Non risparmia neppure un’innocente creatura - Si avvicina una bambina scocciatrice, assidua frequentatrice della spiaggia, classico atteggiamento da figlia unica contrassegnato da capricci inutili, moine ridicole, discorsi senza senso che divertono assai la madre compiacente.

 

Gli esercizi di stile di Queneau giacevano intonsi, mi aspettavano. Ed ecco che quest’estate i miei alunni, ormai rassegnati ai miei compiti border-line, si sono cimentati con l’invenzione di un breve racconto, da ripetere nove volte (e non novantanove, come vorrebbe Queneau…) cambiando stile o punto di vista. La loro lettura è stata un godimento e mi ha rafforzata nella convinzione che spesso la creatività dei ragazzi è seppellita sotto strati di noiosi ed astrusi esercizi di antologia.

 

Sempre Anita: Brano n° 9 - Soprapensiero

    

Uscendo di casa notai subito la limpidezza del cielo, sugli alberi fiorivano le gemme e gli uccellini cantavano quieti…inciampai…una macchina passò piano, molte carrozze scoperte circolavano e le signore, sotto gli ampi cappelli, avevano visi distesi e rilassati… Mi scontrai con un uomo -Scusate!- proseguii… ecco il mio amico! Che bei capelli biondi! Lo salutai, lui iniziò a parlare ma io stavo guardando la bizzarra acconciatura di una donna che doveva avere minimo 30 nastri nei capelli… - Mi stai ascoltando Lizzi? - - Certo - risposi. Oh, che adorabile cane ci seguiva e che occhi dolci… iniziai a correre dietro il mio amico, chissà perché? Poi mi sentii pigiare il cappellino in testa e il mio amico rise: - Ma a cosa pensi oggi Lizzi? -   

 

Giulia, brano n° 6 - Metafore

 

Nel cuore della giornata, in un ristorante la gente, come uno stormo di uccelli, entrava a non finire. Mi diressi nel campo di battaglia e lì i cuochi si destreggiavano con piatti e padelle… Persino il nuovo acquisto non se la cavava male, si muoveva come i giocolieri usano le loro palline. Un vero genio della cucina.

 

Sempre Giulia, brano n° 7 - Precisazioni

 

Erano le 13.00, la gente entrava ogni 5 minuti e le ordinazioni da 7 diventarono 8, 9, 10, 11… Iniziai a girare la cucina di 50 mq ed alta 5 metri. Controllai che i miei cuochi stessero tutti lavorando in modo da dedicarmi al nuovo arrivato. Era un giovane uomo di 27 anni alto circa 1,76 m. peso 77 kg. E mi mostrò il suo piatto. Affascinata lo spostai circa 2 mt in là nella postazione D. Era un vero portento.

 

Sofia, brano n° 4 - Similitudini

 

Mi sedetti sulla spiaggia come una gallina che cova e mi abbandonai alla lettura come un bimbo si abbandona alla ninna-nanna. Ad un certo punto vidi, come un falco avvista la sua preda, una ragazza molto carismatica, con quei capelli dorati come la criniera di un leone. Dietro di lei, come studiosi ammaliati da un animale assai raro, due giovani la salutavano con bisbigli simili a cinguettii di uccelli. Le mie mani sporche parevano zampe di cani, così corsi a lavarmele portando quel libro che, appena toccai l’ acqua, cadde come goccia cristallina. Stavo guardando quella maglietta rossa come un peperone quando una pallina, che sembrava il sasso di una fionda, mi colpì la testa. Ridendo, come una chioccia zelante, ritornai a covare, abbandonandomi alla ninna nanna.

 

Sempre Sofia, brano n° 6 - Lamentele

 

Che brutto libro! Che spiaggia scomoda! Che caldo soffocante! E poi, sul lungomare, che ragazza altezzosa, con quel cappello così eccentrico! E dietro di lei, che ragazzi maleducati, che stavan lì a scrutarla senza alcun ritegno! Andai a lavarmi le mani e, indovinate che cosa successe? Quel maledetto libro cadde nell’acqua! Tornando indietro, vidi tre uomini così maleducati, che sbraitavano urlando in mezzo alla spiaggia! E per di più incontrai dei ragazzi così sfacciati che, dopo avermi lanciato la loro pallina da ping-pong in testa, non mi chiesero neanche scusa, ma cercavano di soffocare i loro risolini. Che giornata!

 

Giorgia G., brano n° 5 - Precisazioni e problemi

 

Alle 10.01 apro la porta numero sei a partire dal 1° piano del condominio n° 2 in via Mendel, esattamente di fronte alla quinta circoscrizione. Alle 10.02 chiudo la porta con le tre chiavi, scendo i sessanta gradini delle dodici scale, arrivando ad una delle due porte dell’ingresso. La apro, la chiudo e si sono fatte le 10.03. Corro verso il garage, apro e chiudo velocemente ,prendo la bici e sfreccio via. P.S. Sapendo che un pianerottolo è lungo 3 mt e che ogni gradino misura 20 cm. e che il percorso tra l’ultimo gradino e la porta è di 4 mt. e dalla porta al garage ci sono circa 13 mt., quanto ho percorso?

 

Sempre Giorgia, brano n° 8 - Dal punto di vista della signora Mariuccia

 

Sentii uno scricchiolio di porta e cominciai a pensare: bisogna che ci mettano un po’ d’olio! Poi la sentii sbattere con quelle chiavi assordanti che fanno impazzire la mia dannata emicrania. In seguito dei tonfi dalle scale: perché quelle benedette ragazze non vanno in ascensore e invece di giocare non si concentrano sullo studio? Tutto quel fracasso… poi la porta d’ingresso sbatte e subito dopo si sentono altre voci… CHE FASTIDIO I BAMBINI!

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