Pornage

14 Ottobre 2018

Inizialmente la pornografia non mi era simpatica. Non per moralismo o perché mi scandalizzasse, ma perché per lungo tempo mi sono ritrovata a patirla. Capita infatti spesso, soprattutto confrontandosi tra donne, di sentire che la pornografia genera disistima, una competizione (ad armi impari) con modelli irraggiungibili, con performance sessuali decisamente al di sopra della normale portata di una persona. La pornografia porta avanti un’idea di mercificazione, vede la donna come oggetto del desiderio maschile, del suo sfogo sessuale. La donna del porno ci sembra sempre inginocchiata o piegata, sottomessa, reificata. Un adolescente, inesperto, magari ancora privo di esperienze sessuali, spinto dalla curiosità, vedrà nel porno una donna da cui trarre esclusivamente piacere, da dominare. Uomini superdotati, prestazioni fantascientifiche, durate illimitate; forse si sentirà persino inadeguato, “non all’altezza”, di fronte a tutta questa irreale potenza. Spesso, però, questa antipatia e l’idea di etichettare a priori la pornografia come sessista, è generata proprio dal fatto che quest’ultima è davvero poco conosciuta, soprattutto dal “pubblico” femminile. Ad un certo punto della mia vita ho deciso di indagare questo fenomeno, di provare a capirlo, scoprire se il pregiudizio era fondato.

Il saggio Pornage scritto dalla giornalista Barbara Costa ed edito dal Saggiatore, mi ha portata a riflettere molto, infatti, come tutti i libri veramente intelligenti, è stato in grado di modificare per molti aspetti il mio punto di vista. La pornografia mi è infatti stata raccontata sotto una luce completamente nuova poiché l’autrice la presenta come un importante canale per veicolare messaggi di democrazia e libertà.

 

Il porno vero non fa sconti a nessuno, fa tabula rasa di ogni maschera, protezione e barriera: solo in questo modo garantisce progresso e modernità. Il porno è felice e spudorata erotomania, è sentimento laico estraneo a ogni conformismo, non ha remore né paura di nulla, e non si ferma davanti a niente: trova sempre nuovi tabù da spazzare, nuove battaglie da vincere. Le combatte per noi pure se non vogliamo, le affronta anche a nostra insaputa. «We fuck together, we fight together» è lo slogan che la rivista tedesca Pornceptual ha scelto per la sua campagna a favore delle sessualità non etero: attraverso articoli e foto di orge fra tutti i colori di pelle, identità e orientamenti sessuali, celebra l’utopismo di superare le diversità, facendole uscire dal ghetto della censura e dell’incomprensione.  

 

Dusk, Laura Berger.


Il saggio propone un interessante “storia del porno” in cui presenta importanti personaggi che, battendosi in difesa delle proprie idee, hanno dato un contributo, che definirei intellettuale, per proteggere valori di uguaglianza e parità.  

Secondo l’autrice il porno è stato ed è un importantissimo mezzo per combattere razzismo e omofobia, per liberarsi dall’oppressione politica e religiosa e per esaltare finalmente la libertà tra tutti gli esseri umani, infatti “il porno non conosce nazionalità, non ha amor di bandiera e non si può rinchiudere dentro il baule di nessuna ideologia”. Per quanto riguarda il panorama italiano, il saggio identifica come più grandi  personaggi rivoluzionari Riccardo Schicchi, che ha sfidato partiti, vaticano, familismi e l’Italia più bigotta, spogliando e sublimando il corpo delle sue pornostar e facendoci assaporare l’ebbrezza e il valore delle scelte individuali a cui nessuna utopia pre e postsessantottina si è mai lontanamente avvicinata, e Rocco Siffredi, che ha mostrato alle donne il sesso che a letto hanno il diritto di pretendere, insegnando agli italiani (e non solo) che nella sfera della sessualità l’unica cosa davvero importante è il consenso. Uscendo dal panorama italiano, il potere “politico” del porno raggiunge una portata ancora più ampia se pensiamo a casi come quelli dell’hijab porn, girato da ragazze con il velo islamico. 

 

Tutto dimostra che guardare porno è sinonimo di emancipazione e libertà, e quanto l’umanità ne abbia bisogno. Infatti i siti porno sono tra i più cliccati nei paesi musulmani e in quelli oppressi da dittature. È un bene, una bellissima notizia, perché il porno aiuta ad aprire la mente, dà sicurezza e consapevolezza di sé, del proprio corpo e di cosa ci piace e non ci piace del sesso. 

 

Molteplici sono gli esempi di donne e uomini allontanati dalla televisione o persino perseguiti dalla legge e incarcerati per aver tentato di ribellarsi attraverso la pornografia. Entsar (star televisiva egiziana) è stata cacciata dalla tv dopo aver sostenuto nel suo talk show che guardare porno è educativo, Doaa Salah è stata condannata a tre anni di reclusione dopo aver provocato il pubblico andando in onda con un finto pancione e chiedendo agli spettatori se i rapporti prematrimoniali fossero davvero così peccaminosi in Egitto e perché ed infine Larry Flynt, inventore della rivista Hustler, ha sfidato la legge per sostenere le sue idee ed è finito su una sedia a rotelle dopo che un uomo gli sparò, offeso da alcune foto porno di Hustler che ritraevano insieme donne bianche e nere. Non meno degno di nota è il caso della scrittrice Azar Nafisi, famosa per aver scritto Leggere Lolita a Teheran, libro in cui racconta la sua esperienza di insegnante che fa leggere alle sue studentesse lo scabroso capolavoro di Nabokov. 

Con acume e ironia ci interroga provocatoriamente l’autrice del saggio: “abbiamo forse dimenticato il balzo in avanti, civile e culturale, che quel libro ha fatto fare a coloro che lo hanno letto e celebrato? O giunti all’ultima pagina di una storia così magnificamente morbosa ci siamo trasformati tutti in pericolosi maniaci sessuali?

 

The Sun Is Between Us, Laura Berger.


La pornografia, oltre a veicolare messaggi di democrazia e laicità permette interessanti analisi sociologiche. È infatti un importante chiave di lettura per decifrare interessi, gusti ed influenze sociali di un popolo; un vero e proprio specchio della contemporaneità. I gusti porno variano da nazione a nazione; le statistiche affermano che i francesi si eccitano con le porno beurette, porno star di origine nordafricana (sarà uno strascico del colonialismo?) e che l‘Italia è un paese diviso anche nelle passioni pornografiche. Se tra i settentrionali ci sono più spettatori feticisti e sperimentatori, tra i meridionali le categorie più apprezzate sono big dick e gang bang che rivelano un usufruitore più tradizionalista e ancora legato a determinate fantasie machiste. Spesso a eccitare è proprio la differenza, in Cina infatti le pornostar giapponesi sono più cliccate delle cinesi, in Pakistan le indiane sono preferite alle pakistane. Un altro dato estremamente interessante e che è emerso analizzando le chat di una celebre app di dating, OkCupid, è che nel 2016 le parole più usate dagli utenti per flirtare sono state Pokemon Go, Trump e Games of Thrones.

 

Ma il saggio della Costa non parla solo di pornografia, via via che si prosegue con la lettura l’autrice racconta senza peli sulla lingua l’intero universo dei segreti e delle ossessioni del sesso contemporaneo, come ben esplica il sottotitolo del libro. Oltre a un interessantissimo capitolo sulla questione della transessualità e del gender, l’autrice offre al lettore una panoramica su qualunque perversione, passione, feticismo esista al mondo (almeno quelli per ora catalogati e conosciuti). Non c’è mai giudizio, tutto, anche le cose più strane e discutibili, sono descritte e dettagliatamente illustrate con lucida oggettività. Il messaggio che emerge chiaramente in tutto il saggio è che ogni cosa, se ed esclusivamente se, consenziente, è lecita e gioiosa. Va indagata, vissuta e messa in pratica senza censura. Ognuno è libero di essere e fare ciò che desidera, che sente suo, liberandosi da ogni genere di tabù e restrizione. A questo proposito le sagge parole della “poco saggia” Miley Cyrus «mi va di fare a letto qualunque cosa con chiunque di ogni sesso e orientamento, basta che siano atti consenzienti», osannata da millenial e postmillenial che stufi dell’infinita e confusionaria categorizzazione sessuale (Lesbian, Gay, Bisexual, Transgender, Queer, Intersex, Intersex maschio, Intersex femmina, Questioning, Asexual, Alleato della casa LGBT) hanno invece deciso di sposare l’idea di gender fluid. In questo snodo concettuale vi è il collegamento con la pornografia che non deve più essere stigmatizzata e mal giudicata, ma accolta e compresa come bacino di “sfogo” collettivo in cui davvero c’è spazio per tutto e tutti e che non deve più essere attribuita a un pubblico esclusivamente maschile. Il sesso tocca tutta l’umanità, è universale e ci vede tutti protagonisti, il porno svolge una funzione catartica, stimola la creatività e libera dai tabù. 

 

Devo ammettere però che ci sono stati dei punti del saggio in cui ho faticato ad avere un atteggiamento completamente aperto. Se penso a persone che si infliggono dolorosissime torture, ad adulti che si comportano come neonati, alle app Wasplove e Stormfront che esaltano la razza bianca e detestano gli omosessuali o all’inquietante fenomeno della findom (la dominazione finanziaria, vale a dire il feticismo di quegli uomini che godono nel farsi schiavizzare il portafoglio e il conto in banca) ammetto di restare perplessa. Queste tendenze sono indubbiamente uno specchio della società, ma nella sua accezione più squallida e annoiata. Possibile che per eccitarsi occorra farsi prosciugare il conto in banca? Possibile che un manager esaurito dallo stress trovi la gioia mangiando omogenizzati e portando il pannolino?

Oggi più che mai il sesso è una questione identitaria, se ne parla tanto, forse persino troppo; vi è un’analisi così approfondita, uno schieramento così netto proprio perché, a mio parere, si sta palesando l’urgenza di una frattura. L’ammissione e la legittimazione di una così vasta gamma di identità, gusti, preferenze e orientamenti sessuali sono un modo per celebrare la libertà del singolo.

Tante incomprensibili stranezze di questa contemporaneità raccontano da una parte un’importante spinta verso l’emancipazione da una serie di giudizi e restrizioni che per lungo tempo hanno oppresso gli uomini, e da cui è giunto finalmente il momento di liberarsi, dall'altra la degenerazione del nostro sistema economico che si rispecchia nel sesso e in pratiche sessuali di cui risulta difficile la comprensione. Nel suo essere per alcuni aspetti un barometro della società, il porno rivela fantasie realizzabili e irrealizzabili, eccitanti immaginari che però non si vorrebbero mai mettere in pratica, ma anche le declinazioni più inquietanti del sistema in cui viviamo che spesso danno vita ad altrettanto inquietanti feticismi.

 

Horizon, Laura Berger.


Come per ogni importante fenomeno sociale, credo sia molto importante lavorare sulla ricezione. Di recente, a questo proposito, è uscito un interessante articolo sull’Internazionale, intitolato La pornografia fa scuola. L’autore, Cristiano Barducci, ha raccolto storie e testimonianze in due scuole di Bologna, svelando il rapporto che intercorre tra gli adolescenti e il mondo del porno. Oltre a confermare che le donne conoscono meno la pornografia (la statistica della percentuale di utenti italiani su Pornhub per genere vede un 77% di fruitori maschili rispetto al 23% femminili), dall’articolo emerge che da una parte il porno confonde gli adolescenti ed è percepito come sessista sia dai maschi che dalle femmine – “il porno è squilibrato, è sempre l’uomo che comanda, che domina la donna” (Marko e Lavinia) “Quello che penso del sesso non corrisponde a quello che vedo nei porno, né con quello che vedo intorno a me. Vorrei che tutto fosse molto più calmo, rispettoso. Non sempre ‘una botta e via’” (Doha), d’altra parte mette in luce come per molti aspetti guardare video porno sia istruttivo e aiuti i giovani a conoscere il proprio corpo e le proprie preferenze: “Guardare video insieme ci aiuta a capire cosa ci piace davvero” (Veronica) – “Dal porno ho imparato che ognuno è padrone del proprio corpo e può farci quello che gli pare” (Victor).

 

Il saggio di Barbara Costa racconta la pornografia in tutte le sue forme sfatando tanti falsi miti. Svela il fatto che non tutto il porno ha un’impronta sessista, che esistono video di tutti i tipi e per tutti i gusti, che la pornografia ha una sua democrazia intrinseca, che ha alla base un pensiero teorico strutturato e persino una sua storia. Il porno è il trionfo della fantasia. La fantasia è molto varia, soggettiva, anche non condivisibile; è condizionata dalla società e dalla cultura nelle sue accezioni più positive o negative. Credo però che la vera apertura non sia nemmeno l’accettazione acritica di tutti i fenomeni; anche questo può diventare una degenerazione, come i tabù cattolici e la condanna a priori di certi comportamenti. La vera lotta che tutti dovremmo combattere è arrivare a far sì che nessun essere umano si senta oppresso da giudizi e che possa esprimere la sua identità (o non identità) sessuale nel modo che più preferisce; possa guardare o non guardare pornografia e farsi “eccitare” da ciò che ritiene più opportuno non subendo e consumando acriticamente, però, ciò che, proprio perché così fruibile, rischia di diventare pericoloso se incompreso. Il tabù del porno andrebbe eliminato; forse occorrerebbe spiegare, in particolar modo agli adolescenti, che cosa è veramente, dare loro strumenti critici che permettano di capire che il sesso è un’esperienza reale e personale che va vissuta in totale libertà, assecondando le proprie inclinazioni e la propria sensibilità e che allo stesso tempo esistono “piacevoli” forme artificiali di intrattenimento che lo riguardano.

 

Come spiega Marco Scarcelli (professore di sociologia dei media all’università di Venezia) sempre nell’articolo dell’Internazionale “Molti dirigenti scolastici non vogliono trattare argomenti di questo tipo per paura delle reazioni dei genitori; prevale l’istinto di protezione, l’idea per cui la pornografia non deve occupare spazi di discussione pubblica. Un’idea che però cozza con la realtà, perché l’oggetto della discussione si trova in rete, ed è accessibile a tutti”. Il porno è in grado di veicolare messaggi positivi, laici, democratici e anti razzisti, così come può confondere e diffondere informazioni sbagliate; andrebbe discusso e analizzato di più nelle scuole, andrebbe spiegato ed incluso nei progetti di educazione sessuale, soprattutto in un’epoca in cui internet è onnipresente nelle vite dei giovani ed inevitabilmente ha su di esse una grande influenza. Ma soprattutto credo sia opportuno tenere conto e far comprendere che di una finzione si tratti e che come tale vada quindi interiorizzata. 

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