Un disco per l’estate
Ormai ci siamo, cotti al punto giusto per spegnere la testa e accendere le nostre diavolerie elettroniche in modalità "musica da ascoltare spatasciati sotto l'ombrellone". Non mi riferisco certo al tormentone estivo scatena anca e truzzaggine. La hit del tramortimento previo insolazione apre scenari incontaminati dalle brutture terrestri per farci scivolare in una dimensione evanescente fluttuante evaporante, in cui svolazzare liberi e rappacificati con qualche stupidaggine che sicuramente abbiamo fatto durante l'inverno. E allora giù con l'ambient, il dream pop, lo shoegaze, il post rock, l'art rock, l'idm (intelligent dance music) tra tappeti elettronici ed esplosioni chitarristiche.
Negli anni passati la colonna sonora del mio nirvana estivo era composta soprattutto dai grandi classici del viaggio mentale come Mogwai o M83, ma anche da gruppi un po' meno noti come The American Dollar. Ho letteralmente consumato l'album Atlas del 2010 (solcatissimo in punti come Second Sight), che forse non sarà il migliore del duo newyorkese ma i dischi so' piezzi 'e core. Quest'anno invece mi sono preparata una scaletta fresca di stampa, tarata sulle uscite degli ultimi mesi. Tra queste, un paio sono autentici pezzi da '90.
Dopo sette anni di silenzio lo scorso 10 giugno sono riemersi (si fa per dire, data la rarità delle loro apparizioni pubbliche) i fratelli scozzesi Sandison - per la cronaca Boards of Canada - con il loro sesto album Tomorrow's Harvest per la Warp Records. Un'etichetta di garanzia: pioniera nel campo dell'elettronica con la serie di album usciti negli anni Novanta sotto il nome Artificial Intelligence e che vanta Aphex Twin, Flying Lotus, Battles tra i suoi tanti artisti.
Il disco è stato preannunciato da una campagna pubblicitaria modello caccia al tesoro per i patiti di sci-fi: i teaser e i vinili messi progressivamente in circolazione contenevano codici di cifre che andavano individuati e sommati per formare un'altra serie numerica che permetteva l'accesso alla visione di un video. E così via. Roba da nerd. Breve e intenso, Tomorrow's Harvest emoziona con i suoi riferimenti all'ambiente, al clima, al tempo che passa, alla dimensione onirica, alla condizione umana in chiave apocalittica. A giudicare da titoli come Come to dust, Nothing is real, Sick Times, Collapse, i BoC non la vedono tanto in rosa. Nonostante questo senso di precarietà palpabile, però, lasciano spazio a un'energia "costruttiva" che ci trascina incantevolmente dentro ai loro suoni.
Il secondo bell'album che metterò in cuffia sarà Fields of Reeds degli inglesi These New Puritans. Ora, mi sento di dire subito che non si tratta di un disco di ascolto immediato e che in qualche passaggio c'è il rischio di accasciarsi sul serio. Ma superate alcune eventuali asperità iniziali rimane solo da goderne. Spesso più vicini in passato all'elettronica sperimentale e alternativa, i TNPs si muovono ora pienamente nell'art rock (genere che spazia dai Sigur Rós a Brian Eno, per dare un'idea). Al loro terzo album, si direbbero approdati a una fase matura, padroni di un suono più pulito e concertato in cui i fiati e il pianoforte si incontrano con le voci (e i silenzi) dei cantanti Jack Burnett ed Elisa Rodrigues. I TNPs infilano una serie di suggestioni musicali di tutto rispetto come il David Sylvian di Secrets of the Beehive e i Talk Talk di Spirit of Eden (assolutamente da ripescare dal 1988) o ancora gli echi dei Gastr del Sol di Camoufleur, senza essere mai né banali imitatori né freddi esecutori. Le atmosfere che creano sono essenziali e austere ai limiti dello snobismo ma il gioco degli equilibri è talmente ben congegnato che non si può non esserne catturati.
Ho pensato, poi, anche a un gran finale all'altezza della situazione: per favorire la riapertura degli occhi e predisporre l'animo alla serata di piacevole bagarre che ci si augura possa seguire all'abbiocco spiaggiato, cosa ci può essere meglio di questa perla della bella stagione 2013? Non ho dubbi, i sudafricani Die Antwoord ci ricaricheranno a pallettoni.