Parigi. Sarkozy nel blu dipinto di blu

23 Febbraio 2012

L’uso dei media aggressivo e spregiudicato accomuna di certo Sarkozy a Berlusconi, la resa decisamente no. Se Berlusconi si è garantito una lunga permanenza al potere grazie anche al controllo di giornali e televisioni, Sarkozy è stato subito messo sotto pressione dall’informazione, nonostante i suoi evidenti tentativi di assoggettarla. Ha peccato di presunzione e probabilmente d’ingenuità: il sistema berlusconiano è valido sotto molti aspetti, ma non è facilmente esportabile. Il presidente francese che si era posto come l’uomo della rupture, del cambiamento radicale della Francia, è stato costretto ad una continua ed incessante serie di giravolte. Il suo mandato, inizialmente aperto a sinistra con l’inclusione nel governo e nelle commissioni di importanti esponenti socialisti, si è poi fortemente radicato a destra, nel disperato tentativo di recuperare un consenso da sempre in calo.

 

Sarkozy non va sottovalutato; è un leader scaltro e fortemente carismatico che ha attraversato la propria carriera politica senza mai temere le cadute. A sconfiggerlo non sarà un’inchiesta di corruzione e tanto meno uno scandalo di tipo sessuale come quello che ha chiuso forse per sempre la carriera politica di Dominique Strauss-Kahn. Il vero rischio per un politico spregiudicato quanto permaloso è cadere nel ridicolo, e nel caso di Sarkozy non è una possibilità così remota.

 

 

Se da un lato si pone come un abile comunicatore in grado di utilizzare Twitter, con cui ha ufficialmente aperto la sua campagna, o Facebook, su cui ha riscritto la propria biografia aggiungendo film e letture che gli diano maggiore autorevolezza e togliendo le due mogli precedenti a Carla Bruni, dall’altro ha scelto uno slogan, La France forte, che ha un sapore un po’ datato e molto, troppo a destra. Pour une France plus forte è stato infatti lo slogan con cui la repubblica collaborazionista di Vichy proponeva ai francesi di andare a lavorare in Germania; Il faut une France forte è stato il messaggio che ha accompagnato nel 1981 Valéry Giscard d’Estaing fuori dall’uscio dell’Eliseo in favore di François Mitterrand.

 

                                                                                                                      

Per la prima volta dai tempi di Mitterrand un socialista ha in mano la possibilità di vincere le presidenziali e Parigi freme per il voto, non tanto perché François Hollande sia stato capace di scaldare i cuori - è tutto meno che un uomo d’immagine e il suo carisma non è un granché - ma perché la caduta di Sarkozy è attesa ben più della vittoria del socialista. Come in un reality, infatti, non conta chi vince, ma chi viene eliminato, e quello che avviene prima dell’eliminazione. E su Sarkozy le aspettative sono alte: colpi bassi e gaffes volgari fanno pienamente parte del suo repertorio. In rete si stanno già diffondendo moltissime parodie del manifesto di Sarkozy, che spogliando il presidente della sua retorica confusa e perniciosa ridicolizzano un mandato che non può certo dirsi memorabile.

 

                                                                                                                    

Da quando il governo Fillon ha imposto la riduzione dell’orario scolastico, il mercoledì mattina Parigi è invasa dai bambini, c’è allegrezza, la frenesia è sempre ben mascherata, e il caffè lungo si lascia bere nell’aria pungente. La sensazione è che a poco serva una Francia forte e che meglio sarebbe una force tranquille, che contagiasse per lo meno il sempre indaffaratissimo attuale presidente.

 

 

Il mare sullo sfondo del manifesto ricorda una deriva e la luce giallognola all’orizzonte non è per nulla rassicurante. E poi il blu è eccessivo, quasi spudorato in quel tono elettrico. La Francia non è così banalmente blu, anzi non lo è per nulla, François Mitterrand sosteneva che: “Il colore dominante della Francia è il grigio, il grigio profondo dei tetti, il grigio gioioso della lavanda della Provenza, il grigio-verde della Champagne, il grigio dei cadaveri della Grande Guerra. È molto bello il grigio, è fatto di mille sfumature, non sono che gli idioti a parlar male del grigio”. Non sappiamo se Sarkozy parli male del grigio, ma tentare d’imporre un’idea di Francia sostanzialmente falsificante per mero calcolo politico è anche peggio.

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