Speciale
Sogno
In una delle ultime puntate della seconda serie del Trono di Spade, uno dei rappresentanti dei Tredici, associazione di potenti mercanti della favolosa città di Qarth, fiorente porto commerciale oltre la Desolazione Rossa, dice alla Regina dei Draghi che no, non l’aiuterà, non le offrirà una delle sue navi affinché lei possa solcare il Mare Stretto e andare a riprendersi il trono usurpato che le spetta di diritto, perché lui è un commerciante, e basa i suoi affari sul calcolo delle probabilità e non sui sogni o sulle speranze. In effetti, non ha tutti i torti, la “politica dei sogni” è pericolosissima, fanno comodo, i sogni, alle promesse elettorali che già si sa non potranno mai essere mantenute. Eppure, lo stesso, è un peccato. I sogni dovrebbero essere la base sulla quale costruire la realtà. Fino a quando la parola ‘sogno’ non è stata usurpata e banalizzata dai venditori di fumo, è stata il fuoco attorno al quale si sono radunati milioni di persone che hanno provato a condividerlo.
Il sogno della sinistra era quello di una società più giusta, nella quale i diritti di tutti avessero pari valore e dignità. C’è una bellissima illustrazione di Maurice Sendak che mostra un bambino regalare palloncini ad altri bambini, dentro i palloncini ci sono cavalli a dondolo, casette, torte, caramelle: un sogno per ognuno e a ognuno il suo sogno. Forse, l’ultimo grande pragmatico sognatore tra i personaggi politici italiano è stato Enrico Berlinguer, morto lui, certe parole sono andate al macero o qualcun altro le ha rilevate e riaggiustate secondo il proprio uso e consumo. Sognare può essere un atto semplicissimo (basta dormire) e complicatissimo (un sacco di gente i sogni, una volta sveglia, non se li ricorda). Miguel De Unamuno scriveva che “il sogno di uno solo è l'illusione, l'apparenza; il sogno di due è già la verità, la realtà. Che cos'è il mondo reale se non il sogno di tutti, il sogno comune? Tornare a sognare insieme sarebbe già un buon punto di partenza.