Hervé Guibert. I miei genitori

1 Aprile 2014

In Italia iniziò Guanda a pubblicare Hervé Guibert, con All’amico che non mi salvò la vita, nei “Narratori della Fenice”, tradotto in italiano da Monica Martinat, nel 1991. À l'ami qui ne m'a pas sauvé la vie era uscito l’anno prima, in Francia, riscuotendo un successo deflagrante. Guibert aveva pubblicato all’epoca 18 testi. Il 1991 fu anche l’anno in cui Guibert morì, trentaseienne, il 27 dicembre. Nel gennaio del 1988 gli era stata diagnosticata la positività al virus dell’HIV. Ne All’amico… raccontò della propria malattia e di quella di Michel Foucault, riconoscibile in tralice. Altri 11 testi postumi fecero seguito. L’anno dopo, Bollati Boringhieri pubblica nelle “Varianti” Citomegalovirus: diario d’ospedale (Cytomégalovirus: journal d'hospitalisation, tradotto da Andrea Salzano, direttore della collana); nella stessa collana - il cui progetto grafico elegante, pulito, è dello Studio Cerri e Associati - uscirà nel 1993 Io e il mio valletto (Mon valet et moi, di nuovo tradotto da Salzano), nel 1994 Il paradiso (Le Paradis: roman tradotto da Pierfranco Minsenti) e infine, nel 1996, I miei genitori (Mes parents, di nuovo Minsenti), che ebbe, poi, nel 1997 un’edizione nel Club degli editori (questi titoli, nella nuova Bollati Boringhieri del Gruppo GeMS, sono ormai scomparsi dal catalogo, come mai fossero stati pubblicati, come d’altra parte da quello di Guanda).

 

Nel frattempo, nel 1993, Marsilio, nella “Romanzi e racconti” pubblicava Le regole della pietà (Le protocole compassionnel, traduzione di Laura Vettori) seconda parte della trilogia iniziata con All’amicoLa terza parte, l'Homme au chapeau rouge, uscito postumo, non l’ha pubblicata nessuno mai, in Italia. Allo scadere del secolo, nel 1999 EDT pubblicò Lettere dall’Egitto (Lettres d'Egypte, tradotte da Annamaria Ferrero), un carteggio fra Guibert e Hans Georg Berger. E nel nostro secolo? Nel 2004 Playground ha pubblicato Pazzo di Vincent (Fou de Vincent, tradotto da Maria Grazia Ruspoli ), un testo uscito in Francia postumo nel 1989. Playground era la casa editrice perfetta per riportare Guibert in Italia, facendo un’operazione meritoria come quella che sta facendo con Edmund White. Ma a quel piccolo testo, non seguì più niente. Nel 2011 per la sigla Dante e Descartes è uscito La morte propaganda (da La mort propagande et Autres textes de jeunesse, traduzione di Didier Contadini e Valerio Panza, una raccolta di scritti giovanili, anch’essi usciti postumi, in Francia, nel 1991).

 

Un panorama desolante, per un autore che in Francia è ormai accolto nel canone nazionale. Nessun libro di Hervé Guibert è pressoché disponibile a oggi in Italia, salvo nei sempre più esiziali circuiti dell’usato. Eppure Hervé Guibert avrebbe tutto per piacere anche a editori tesi a rispecchiarsi nelle pagine dei supplementi settimanali dei quotidiani. Guibert era bellissimo, morì giovane, era Parigi, Foucault, la fotografia (fu teorico e pratico della fotografia e soggetto di autoscatti e scatti altrui, che ce lo consegnano iconico e delicato al contempo), gli anni ’80 nel loro meglio. In Italia forse, se fosse pubblicato e letto, si capirebbe meglio cosa sia l’autofiction, di cui lui fu uno dei primi massimi interpreti, una pratica, prima che uno stile, rigoroso e spesso crudele, di fare narrativa della propria biografia, di rendere sé superficie in cui chi legge possa guardarsi, in un modo che possiamo avvicinare forse a Mapplethorpe, che negli stessi anni raccontava un mondo sconosciuto, e che in Italia si è tradotto in una spocchiosa supponenza verso l’esperienza francese e in una traduzione di una pratica –che in Italia ha in Lalla Romano una straordinaria interprete ante litteram-, che è severa, in una pratica autoindulgente, masturbatoria e arrogante.

 

Forse questo, l’incapacità di un Paese a produrre qualcosa che seppe essere crudele, con sé e con il mondo, e nel contempo delicato, verso sé e verso il mondo, ha impedito a Guibert di essere accolto in Italia se non sull’onda dello scandalo delle rivelazioni su Foucault. I miei genitori è un piccolo, prezioso, testo. Che trova nella sua materializzazione italiana, che Bollati Boringhieri con lo Studio Cerri seppero progettare e realizzare, una specie di epifanica apparizione. L’illustrazione alla sovracoperta, Elia Ducktrap di Alex Katx, racconta bene l’incanto e la solitudine dell’infanzia, così come il grigio della carta, una vergata di una grammatura poco più alta di quella delle pagine, incollata al dorso alla copertina ch’è solo un bianco foglio di cartoncino, ne esprime il senso di distanza. Guibert qui racconta per brevi lampi, dei suoi genitori attraverso il racconto di sé e viceversa, con un senso lancinante di nostalgia che non può aver luogo, sopraffatto dalla verità dei rapporti familiari disfunzionali, dolorosi. La dedica insegue chi legge in ogni pagina: A nessuno.

 

identificazione volume
autore: H. Guibert
titolo: I miei genitori
editore: Bollati Boringhieri, Torino
data di stampa: 1996
numero d’edizione: prima
stampatore: Nuova Oflito – Mappano (TO)
dimensioni: 22 x 14 x 1 cm

paratesti
titolo: al dorso e alla prima di copertina, in alto; in frontespizio, in alto
autore: al dorso e alla prima di copertina, in alto; in frontespizio, in alto
editore: al dorso alla prima di copertina, in basso; al frontespizio, al centro
logo dell’editore: al dorso e alla prima di copertina, in alto
colophon: alla quarta pagina, in alto
indicazione di collana: all’occhiello: “Varianti”
responsabilità grafica: al colophon: “Schema grafico della copertina di Pierluigi Cerri”
responsabilità della traduzione: al colophon: Pierfranco Minsenti
responsabilità della redazione, composizione, impaginazione: non indicata
copertina: alla prima di copertina: autore, titolo ed editore; all’aletta anteriore: nota al testo; all’aletta posteriore: nota biobibliografica, didascalia immagine di copertina: “In copertina, Alex Katz, Elia Ducktrap.”; alla quarta di copertina: breve nota editoriale, codice ISBN, indicazione del prezzo

coperta
struttura: brossura senza alette incollata al dorso
materiali: cartoncino vergato bianco
stampa: assente

sovracoperta
struttura: copertina avvolgente con alette incollata al dorso
materiali: carta vergata bianca
stampa: prima di copertina stampata a colori, testi in nero su fondo grigio perla: alette, dorso e quarta di copertina grigio perla con testi in nero

dettagli legatura
cucitura: filo refe
taglio corpo del libro: rifilato, naturale
risguardi: assenti

 

Cristina Balbiano d’Aramengo
Designer Bookbinder a Milano - legatoria, ricerca e formazione


 

Christel Martinod Graphic designer

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