Ho visto le menti peggiori della mia generazione

1 Settembre 2015

Come è noto, un sacco di gente ha abbandonato il nostro amato Sud in cerca di fortuna. Un dì potremo raccontare ai sopravvissuti che abbiamo visto le menti migliori della nostra generazione distrutte dalla pazzia, affamate nude isteriche, trascinarsi all’alba ma non (al contrario di quanto scriveva Allen Ginsberg) in cerca di una siringata di droga, quanto d’un biglietto per scappare all’estero e provare l’ebbrezza proibita di uno stipendio. Una faccenda esecrabile che ci opprime e ci strazia viepiù. Povera Italia i cui figli scappano. Peccato che nessuno abbia mai pensato che questa fuga di cervelli non consista esclusivamente in fuga delle “menti migliori”.

 

E no. Ci sono pure le menti peggiori. Non so se vi è mai successo, a voi compagni di Terronia e terronismi assortiti come me, di provare quel brivido lì, quello che solo l'espatriato sa assicurare ai pochi sfigati che come il sottoscritto sono rimasti a vivere in queste città popolate da mafiosi, disoccupati plurilaureati e ultrasettantenni in pensione, se si fa eccezione per i turisti in sandalo e calzetta bianca. Non lo so, insomma, se vi è mai capitato di sedervi al bar e di essere raggiunto da una di queste menti cariche di odio contro tutto e tutti, e pure contro la granita di gelsi che avete appena ordinato. Perché i migliori, no, i migliori non sono i migliori per caso e non tornano in Terronia con l’obiettivo di scassarvi la minchia. Le menti migliori della mia generazione lavorano nei laboratori di ricerca, insegnano all’università, sono diventati medici, ingegneri, inventori, artisti, milionari benefattori. E durante i pochi giorni di vacanze che sono soliti concedersi vanno a trovare i parenti e non hanno interesse nel trasformare in veleno la vostra granita. I migliori, anzi, insistono per offrirla loro, questa benedetta granita! Le menti peggiori invece passano tutto l’anno nelle brume londinesi o nelle birrerie berlinesi in cui si sono nascosti con l’obiettivo di assaltarvi alle spalle, ad agosto, mentre voi state per assaggiare la prima granita di gelsi della stagione.

 

“Ciao”, fai tu, “come va, come stai?”, e speri che il rospaccio non la butti subito in politica & società.

E quello: “Come va come va… ma come fate voi a vivere così, mi domando io”.

“Vivere… così?”, fai tu con il cucchiaino che si immerge nella panna e tira fuori un pezzettone di gelso, succosissimo.

“Non fate altro che chiacchierare e piangervi addosso.”

E a nulla vale rispondergli che non avevi alcuna intenzione di piangere mentre mangiavi la granita. E neanche di chiacchierare, se è per questo.

“Siete tutti uguali. Crisi di qua, crisi di là e poi comprate gli occhiali di Prada. Ma gli occhiali di Prada sono un lusso. Un LUSSO, capisci?”

Gli fai notare che non hai occhiali da sole e che indossi un paio di bermuda scoloriti e una maglia che hai comprato con i super saldi, ma lui ha ancora qualcosa da dirti.

“E meno male che non c’è lavoro, che siete poveri.”

“Poverissimi.”

“E allora tutti questi macchinoni in giro? Con quali soldi li avete comprati?”

Tu stai per dirgli che siccome non potevi permetterti l’assicurazione hai appena venduto la tua utilitaria. Ma quello non ti fa finire.

“Queste macchine, queste macchine… dovete finirla con queste macchine. In Inghilterra andiamo in giro con l’autobus, per esempio.”

“Guarda, sfondi una porta aperta. Anche secondo me al giorno d'oggi andare in macchina è assurdo. Per fortuna il Comune ha messo su un servizio di autobus elettrici. Sono puliti, comodi, costano poco”, affermi soave con un sorriso pacificatore e fai per assaggiare, finalmente, la granita di gelsi. Quella con doppia panna, sopra e sotto.

“Eh, le navette”, risponde quello. “Quella è la fetta di salame sugli occhi. State tutto il giorno a cantare ‘che belli gli autobus ecologici’ e la città è ridotta uno schifo.”

“Ma scusa, io che cosa…”

“Sì, tu. Tu sei peggio degli altri, perché sei complice, ti sei assuefatto. Sei peggio dei peggiori delinquenti. Sapete cosa vi dico? Vi dico di andarvene a fare in culo. Questo vi dico!”

 

E quindi mi volta la spalle e si allontana dando un morso a un arancino con il ragù che dalle sue parti probabilmente non è semplicissimo trovare al bar. Tu contempli i pezzettoni di gelsi che galleggiano come cervelli scoperchiati sulla pappetta di succhi, zucchero e panna che solo pochi minuti prima avevano l’aspetto di una granita. Così come l’Italia, solo pochi anni fa, aveva l’aspetto di una nazione, ti dici. E per un dannatissimo secondo ti viene voglia di tirare fuori una sega elettrica e di tesserarti con la Lega Nord.

 

Tutti in coro ora: Vitti na crozza supra nu cannuuuni!

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