L’America di Dio

24 Giugno 2024

Il Regno di Dio è ormai fra noi ed è una visione terrificante – così assurda e crudele da sembrare incredibile. Mentre scrivo, la Louisiana è diventata il primo stato d’America a rendere obbligatori i Dieci Comandamenti nelle aule di scuole e università pubbliche. “Se vuoi rispettare la legge, devi iniziare dal primo legislatore che è stato Mosè”, ha annunciato fra gli applausi il governatore Jeff Landry firmando la legge. Il putiferio è stato immediato. “Adoro i Dieci comandamenti nelle scuole pubbliche, private e altrove”, ha proclamato Trump. Le associazioni per la libertà religiosa hanno annunciato ricorso (“La legge viola il principio della separazione tra stato e chiesa ed è chiaramente incostituzionale”, per i legali dell’American civil liberties union). Gli opinionisti di tutto il mondo si sono sbizzarriti e noi quaggiù ci lecchiamo le ferite.

I Dieci Comandamenti sono solo l’ultimo atto, forse il più spettacolare, di un’escalation che nel giro di sei mesi ha catapultato la Louisiana all’avanguardia della riscossa conservatrice cristiana, il genere di primato che ci si attendeva dal Texas o dalla Florida. In un exploit legislativo senza precedenti, il neo-eletto governatore Landry, un fedelissimo di Trump, ha trasformato questo remoto scampolo d’America in un laboratorio del futuro che minaccia l’intero paese. Una raffica di provvedimenti ha scardinato l’impianto preesistente e disegnato l’architettura di un mondo ispirato alle distopie di Margaret Atwood più che alle pagine della Bibbia: una società autoritaria dove la religione regna sovrana, il cittadino è suddito e la virtù cristiana della carità latita.

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È l’osservatorio perfetto per misurare la portata dell’ondata conservatrice che investe gli Stati Uniti. Uno degli stati più poveri e meno istruiti d’America, nel cuore della Bible Belt, l’immensa regione che nel Sud Est corre dal Texas al North Carolina. Qui si trovano gli stati più religiosi d’America, dove i valori cristiani e conservatori innervano il tessuto quotidiano. E qui il verbo del nazionalismo cristiano ha trovato il terreno ideale per la sua crociata – restituire l’America alla sua grandezza e alla gloria di Dio. Make America Great Again. Il risultato è un gigantesco esperimento sociale che in nome della fede prova a invertire le lancette della Storia. Entra nelle scuole, nelle case, negli ospedali e chiama in causa la stessa idea di uguaglianza e democrazia. Suona drammatico, ma provate a mettervi nei nostri panni.

In questo nostro Regno di Dio, le donne non hanno più diritto di decidere del loro corpo. L’aborto è stato messo al bando e così la pillola abortiva, che era diventata l’ultima spiaggia per interrompere una gravidanza. La Louisiana è il primo stato a inserirla nella categoria delle sostanze pericolose sotto controllo: chi è trovato in possesso del medicinale, regolarmente approvato dalla Federal Drug Administration nel 2020, rischia multe da migliaia di dollari e il carcere. “Una legge senza scrupoli”, l’ha definita Kamala Harris, di solito piuttosto diplomatica. Sempre in tema di diritti, i transgender non possono più usare bagni, spogliatoi e dormitori che corrispondono al loro genere a scuola, nelle carceri e nei rifugi antiviolenza. È un via libera alle aggressioni ma va bene così: il Signore assegna un sesso alla nascita e non c’è altro da dire, ha spiegato il legislatore.

Novità anche sul fronte della lotta alla criminalità. Nello stato che vanta il più alto tasso di carcerazione del paese e dove i carcerati sono in larga maggioranza afroamericani, i 17enni sono processati come adulti, la libertà condizionata si riduce a un pugno di casi e per i reati sessuali contro i minori di 13 anni è prevista la castrazione chirurgica. Una misura che ci mette al passo con il Pakistan e la Nigeria. Infine le condanne a morte, in stallo da anni, riprendono slancio con nuovi metodi di esecuzione fra cui l’asfissia, sperimentata per la prima volta al mondo a inizio anno in Alabama. Le Nazioni Unite la considerano una forma di tortura ma non importa: è ora di rispettare “gli obblighi contrattuali” tra le famiglie delle vittime e lo stato, hanno chiarito i legislatori. Tenuto conto che nel braccio della morte sono detenute 58 persone, non è una semplice affermazione di principio.

E poiché “il male è ovunque e la polizia da sola non può proteggerci”, dal 4 luglio – in tempo per i fuochi d’artificio di Independence Day – chi ha più di 18 anni potrà circolare con un’arma da fuoco senza più bisogno di un permesso. Per la cronaca, non servono permessi per comprarne una: è il genere di faccenda che si sbriga in un negozio di articoli sportivi o nei supermercati più forniti. In uno degli stati più pericolosi d’America è un’ammissione dello status quo e un ufficiale via libera ai giustizieri fai-da-te.

Intanto, l’indottrinamento dei giovani procede a passi spediti. Nelle scuole, dove ogni discussione sull’orientamento sessuale o l’identità di genere è vietata, è ora possibile assumere dei cappellani (“un grande passo avanti per sviluppare la fede” a detta del governatore). Nelle biblioteche pubbliche sono invece in distribuzione tessere “speciali” per i bambini e i ragazzi, perché i genitori possano tenere sotto controllo ogni lettura, interesse, hobby dei loro figli. Una mossa curiosa se si tiene conto che negli Stati Uniti i libri al bando hanno ormai superato i tremila, ma quando si tratta dei piccini non si sta mai troppi attenti. In questo quadro, i Dieci Comandamenti (nella versione protestante) affissi in formato poster nelle aule sono la simbolica ciliegina sulla torta. God bless America.

Se la Louisiana è l’avamposto, la rimonta della destra cristiana non fa sconti a nessuno. Mentre le leggi in nome della fede si moltiplicano, spesso al limite dell’umanità e del buon senso, le decisioni della Corte suprema rifrangono quella logica sull’intero territorio nazionale – dai diritti Lgbtq alle questioni religiose alla cancellazione, dopo cinquant’anni, della tutela federale all’aborto. È uno degli aspetti più incomprensibili e disturbanti per chi guarda agli Stati Uniti con una sensibilità laica e contemporanea – un attacco ai valori che sono il fondamento della società occidentale: libertà, rispetto, tolleranza, separazione fra stato e chiesa. E che si consumi nel cuore della superpotenza, nel paradiso della ricerca e dell’innovazione, rende la contraddizione ancora più esplosiva.

È facile liquidarla come un’aberrazione ma, piaccia o no, anche questa è una faccia dell’America e basta uscire dagli stereotipi di una certa narrazione per incontrarla. È vero che la maggioranza degli americani è favorevole all’aborto ed è a favore della separazione fra stato e chiesa. I sondaggi dicono però che metà degli americani pensano che la Bibbia deve avere una certa influenza sulle leggi; tre americani su dieci credono che gli Stati Uniti siano una nazione cristiana e che le leggi debbano ispirarsi a valori cristiani.

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Basta tornare al 6 gennaio 2021, giorno dell’assalto al Campidoglio, per cogliere l’impatto di questi principi nel sostegno a Trump. Nel caos di quella giornata la dimensione del linguaggio religioso emerge inequivocabile, spiega in un’intervista a NPR Bradley Onishi, che analizza il fenomeno in Preparing For War: The Extremist History Of White Christian Nationalism And What Comes Next. “Vedevi gente che portava immagini di Maria, statue di Gesù. Vedevi preghiere sulla forca eretta per Mike Pence e l’idea che dobbiamo restituire il passo alla gente di Dio. Vedevi molti riunirsi in preghiere estemporanee e intonare con la chitarra lodi al Signore, gente che si inginocchiava a terra pregando. E a guardare con attenzione, si vedono centinaia di bandiere Appeal to Heaven.

Usata durante la Rivoluzione americana, l’Appeal to Heaven reca un pino verde in campo bianco coronato dalle parole che richiamano il passaggio con cui John Locke, nel Secondo trattato sul governo, rifiuta il diritto divino del monarca e indica il diritto alla rivoluzione. È uno dei simboli dell’Indipendenza d’America ed è apparsa in passato nei contesti più innocenti, dalle rievocazioni storiche ai francobolli. Dieci anni fa il movimento estremista New Apostolic Reformation l’ha rilanciata nell’arena politica facendone il segnale che chiama alla rivoluzione cristiana negli Stati Uniti e l’emblema dell’anima religiosa della campagna Stop the Steal che nega la validità dell’elezione di Biden.

Dalla folla che assalta Capitol Hill agli snodi centrali del potere, il passo è stato breve. La bandiera Appeal to Heaven fa dubbia mostra di sé davanti all’ufficio di Washington di Mike Johnson, il devoto speaker della Camera, originario della Louisiana, che vanta una lunga storia di opposizione all’aborto, ai diritti LGBTQ e alle politiche ambientali. E la medesima bandiera, come rivelato di recente dai giornali, sventolava la scorsa estate sul pennone della casa al mare del giudice della Corte Suprema Samuel Alito, autore della sentenza che due anni fa ha cancellato la tutela federale dell’aborto. Sono i segnali più clamorosi di una svolta culturale destinata a lasciare il segno. Una volta considerata estrema o marginale, l’idea che i cristiani, in quanto fondatori, hanno diritto a un ruolo privilegiato nel paese è ormai entrata nel discorso corrente. E così l’idea che devono essere i loro valori a guidare la sfera pubblica e modellare l’azione politica. In questo clima, se mai la legge sui Dieci Comandamenti dovesse approdare davanti alla Corte Suprema, la battaglia per restaurare la diversità e la libertà religiose rischia di naufragare alla svelta. In questa prospettiva, le prossime elezioni rappresentano un banco di prova decisivo e forse l’ultima speranza per scongiurare l’America di Dio.

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Crisitiani

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