Linea gotica

24 Aprile 2015

Mentre si sta celebrando il 70esimo anniversario della liberazione d'Italia dall'occupazione nazista, un'occupazione militare che sarebbe stata impossibile o comunque molto più difficile senza la collaborazione dei fascisti locali; mentre insomma si sta tornando a discutere sulla natura e le conseguenze della guerra civile, è bene ricordare quanto il nostro Paese fosse anche teatro decisivo per le sorti della seconda guerra mondiale. Dall'agosto 1944 e fino alla seconda metà d'aprile del 1945 l'Italia è stata divisa in due da quella che i tedeschi chiamarono la Linea gotica (poi cambiarono il nome in Linea verde). Da Cinquale sul Tirreno, a due passi da Carrara, fino a Rimini le truppe naziste costruirono un sistema di bunker, trincee, trappole e ostacoli vari per rallentare l'offensiva degli Alleati.

 

Di quella parte della storia si parla poco, si predilige, e forse giustamente dal punto di vista della discussione su quella che è l'eredità e la lezione della Resistenza, concentrare il discorso sui partigiani, sulle scelte esistenziali e politiche che hanno fatto schierare la meglio gioventù nel campo anti-fascista e quindi dalla parte dei vincitori, militari, politici e morali del conflito mondiale.

 

Alessandro Agostinelli, giornalista toscano, animatore della Società dei Viaggiatori, un'associazione che propaga appunto viaggi per scopi che non siano turismo di consumo, ha invece colto l'occasione dell'anniversario della fine della seconda guerra mondiale, per indagare su che cosa sia rimasto della linea gotica, oggi. Il percorso sulle orme degli uomini che combatterono sui campi di battaglia (vi morirono circa 75 mila soldati dell'Asse e 65 mila militari Alleati), da Ovest verso Est, da Cinquale appunto e fino a Rimini, ci rivela un'Italia per lo più sconosciuta e comunque sorprendente. A parlare sono direttori di piccoli musei che esistono un po' ovunque e custodiscono i resti delle armi usate, ricostruiscono le storie delle battaglie, cercano di conservare le memorie dei luoghi. Lo spettatore, durante i 40 minuti del filmato, viene messo a confronto con una cosa in apparenza ovvia e risaputa: il centro d'Italia, paesini ameni, ma anche luoghi di grande attrazione turistico-vacanziera, è invece pieno di tracce di una guerra decisiva per le sorti dell'umanità (se avesse vinto Hitler, il mondo sarebbe molto diverso di quello che è). Quelle tracce, altra sorpresa, sono ben custodite e ben curate. Ma la loro presenza sfugge agli occhi e all'attenzione di chi ci passa accanto o in mezzo. Ecco, Agostinelli ci spiega come viaggiare per vedere e capire. E cita, nel filmato, l'esempio di un giovane che la linea gotica la percorre a piedi, con lo zaino sulla spalla. Quel giovane è la migliore metafora di un'Italia che non vuol dimenticare.

 

Wlodek Goldkorn

 

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