Il controllo sulla password è il controllo della politica? / Servercrazia, dopo Casaleggio

14 Aprile 2016

Il rapporto tra politica e gestione dell’informazione dei politici è un tema fondamentale in un’era in cui il digitale assume una dimensione centrale. Questo vuole dire anche che la mano sui server è oggi la mano che controlla il mondo (politico)?

La risposta a questa domanda è dettata dall’urgenza della recente vicenda che mette al centro il rapporto fra il MoVimento 5 Stelle e la Casaleggio Associati nel post-Gianroberto Casaleggio. Come è noto il deputato Luigi Di Maio, il leader del direttorio dei Cinque Stelle, ha incontrato il figlio di Casaleggio, Davide – come racconta su La Stampa Jacobo Iacoboni – depositario di un’eredità testamentaria che passa dall’azienda (con un possesso del 30%) che controlla i server su cui risiede il Blog di Beppe Grillo, il sistema di siti satellite di supporto e che gestisce anche la pubblicità. Un incontro, questo, che mette l’accento su quanto sia cruciale per la realtà politica del MoVimento il rapporto con chi gestirà, di fatto, il Blog.

Su un altro versante troviamo invece il tema della possibilità di “spionaggio” dei server gestiti autonomamente dal MoVimento da parte della Casaleggio Associati, come riportato su alcuni articoli de Il Foglio, fatto smentito seccamente da Beppe Grillo ma che ancora non risulta chiarito. Altra testimonianza di come all’interno del partito-azienda il tema del controllo informatico sia oggetto di possibile controllo tout-court.

 

 

Questa attenzione per le macchine su cui sono archiviate mail con conversazioni politiche e personali o dove risiedono post e commenti della voce del MoVimento, oltre che i risultati delle votazioni pubbliche online sui temi discussi dai grillini, pone l’accento sui rischi della servercrazia: una realtà politica della democrazia diretta che passa da nodi centrali in cui entrano contenuti sensibili, talvolta dirimenti – pensiamo al sistema di voto online – e che introducono problemi in termini di opacità e possibilità di sorveglianza. Perché possedere le chiavi di accesso a un server non significa solo controllarne i contenuti ma anche i processi che passano attraverso di esso.

Prendiamo la “Comunarie” di Napoli: un attivista del MoVimento 5 Stelle dopo aver votato controlla e, non ritrovando il proprio voto nel conteggio in tempo reale, scrive un post su Facebook accompagnato da un video sul problema:

“Credevo di aver dato il voto ad Ilaria Ascione, ma quando sono andato a ricontrollare, nonostante appaiano 4 voti dati (1 mancante), ne visualizzo solo 3 già dati (che nel video non vengono fatti vedere).

Riprovo a cliccare sul pulsante per dare il voto ad Ilaria, ma nulla sembra accadere, e non riesco quindi a capire se il voto ad Ilaria è stato conteggiato oppure no.

È evidente che il sistema, così com’è, oltre alle sue intrinseche problematiche di sicurezza, ha anche evidenti problemi di funzionamento.

Va bene criticare le primarie del PD (pessime, come abbiamo visto), ma alle nostre chi ci pensa?”.

Dopo uno scambio di mail con lo staff ritiene chiarita la vicenda e riedita il suo post aggiungendo:

“c’è stato uno scambio di mail tra me e lo “staff”, che mi ha scritto di propria iniziativa dopo aver visionato il video. La parola dello staff è che il voto è stato regolarmente conteggiato”

 

Resta il tema delle “intrinseche problematiche di sicurezza” che abbiamo nel momento in cui una delega (ad esempio un voto o una scelta) viene trattata digitalmente come input che entra in un server di proprietà di terzi e produce un output attraverso una black box che rende intrasparente il rapporto tra input ed output. In queste prove di democrazia diretta la trasparenza rischia quindi di diventare il tema centrale.

Basta ricordare come le Quirinarie siano state funestate da un denunciato attacco hacker che ha costretto a rivotare, ed i dati ufficiali sui votanti (con la preferenza per i primi candidati di un paio di centinaia a testa, come poi si scoprirà) siano stati sollecitati più volte dai media e dal dibattito online prima di venire forniti, sempre attraverso il blog-sede del MoVimento.

 

 

Spazzando il terreno da tesi dietrologiche, resta comunque il problema della gerarchia di controllo nel rapporto tra MoVimento e (server della) Casaleggio Associati: in che modo si struttura il rapporto tra dimensione politica e logica aziendale?

In questi giorni è stata rilasciata la versione definitiva della piattaforma Rousseau, ultimo lascito di Casaleggio, vero e proprio sistema operativo – chiuso, non open source – del MoVimento che consentirà sia di gestire le forme di elezione che la partecipazione degli iscritti su scrittura delle leggi e votazioni per dirimere questioni interne. Le password di Rousseau rappresenteranno così l’eredità contesa di Gianroberto Casaleggio e il loro possesso la direzione che potrà prendere la sperimentazione di democrazia diretta nel nostro Paese.

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