Working class hero: Maurizio Sarri

17 Agosto 2015

Nel 1970 John Lennon cantava “a working class hero is something to be”, un brano che, tra le tante critiche e interpretazioni, è sostanzialmente un inno dei lavoratori, uno sprone a non fare intrappolare le aspirazioni nelle catene dei condizionamenti sociali. Bisogna essere un vero eroe dei lavoratori per scalare la piramide del calcio italiano senza aver percorso l'iter canonico e giungere alla vetta nella squadra della propria città natale, Napoli, per cui tifava da bambino, scalzando nomi risonanti e sostituendo il re di coppe Rafa Benitez. È la storia di Maurizio Sarri, figlio di operai, cresciuto a Figline Valdarno, ex calciatore dilettante ed ex bancario, che ha rinunciato a posto e stipendio fisso per allenare squadre di calcio, partendo dal gradino più basso, dalle categorie del campionato dilettantistico.

 

Parlare di un eroe dei lavoratori nel calcio può sembrare paradossale, soprattutto negli ultimi tempi in cui anche le famiglie più danarose d'Italia si tirano indietro dinanzi ai petroldollari e a calciatori che guadagnano trenta euro al minuto, ma la carriera di Sarri dimostra che a volte, perfino nel Bel Paese, l'impegno e la costanza vengono premiati. Il non avere un passato da calciatore professionista ha comportato a Sarri non pochi problemi, dal rischiare di non poter allenare in C2, ingaggio ottenuto grazie a una deroga eccezionale, all'essere considerato una sorta di esemplare raro, esotico, incomprensibile, da catalogare ed esemplificare attraverso stereotipi e soprannomi. Non c'è un articolo in cui non si faccia cenno alle tante, troppe, sigarette fumate, ai suoi outfit in tuta invece che in giacca e cravatta, come è abitudine tra i suoi colleghi più blasonati, oppure alla sua meticolosità nell'organizzare una partita, quasi nello stile di una programmazione aziendale, che ha comportato un vero e proprio abuso dell'appellativo Mister 33, non gradito al diretto interessato, coniato per sottolineare la varietà degli schemi utilizzati rispetto agli altri allenatori.

 

Nonostante le banali ironie, Sarri incarna il significato di allenare, ovvero dar lena, contribuire incessantemente alla preparazione di una competizione attraverso esercizi ben ponderati, considerando i calciatori tutti uguali, non importa quanti trofei abbiano vinto e quanto siano mitizzati, perché si tratta di lavoro, in cui la vera professionalità non è data da pubblicità o da stipendi esorbitanti, ma dalla serietà con cui si portano a termini gli obiettivi. In campo bisogna sudare, sentire la responsabilità, guadagnarsi realmente stima e soldi. Idee anacronistiche per uno sport in cui sembra avere la meglio il divismo.

Sarri ha una concezione scientifica del calcio, i cui meccanismi, a suo parere dovrebbero essere discussi e condivisi nella comunità degli esperti del settore, dove spesso la libera circolazione delle viene schiacciata dal mutismo e dall'ostruzionismo. Ed è proprio quest'ultimo punto che sottolinea con forza nella sua tesi del corso per allenatori professionisti Uefa pro licence, anno accademico 2006-2007, con relatore Franco Ferrari, intitolata La preparazione settimanale della partita, nella cui introduzione precisa che la sua curiosità di conoscere le metodologie di allenamento dei colleghi  non sia mai stata soddisfatta, puntando il dito verso una certa segretezza delle tattiche, ed evidenziando l'utilità del mettere in comune le conoscenze tra i professionisti. Sarri informa il lettore con chiarezza riguardo le sue convinzioni sul modo di allenare basato sul “predisporre tutte le singole partite nei minimi dettagli” ed espone il suo modus operandi usando come espediente argomentativo l'analisi di una settimana modello di una squadra che ha allenato, specificando che malgrado ogni seduta abbia obiettivi diversi, la struttura generale rimane stabile. Si tratta di un testo scientifico e argomentativo, ibridato con un'autobiografia, perché è indubbio che il modo migliore per raccogliere materiale è la ricerca sul campo, in questo caso di calcio.

 

La tesi è strutturata su sette capitoli, sette come i giorni della settimana e gli allenamenti avvicendatisi, che compongono la preparazione della partita in una temporalità non solo definita dalle convenzioni calendaristiche, ma anche da una scansione parcellizzata degli impegni di squadra e tecnici. Attraverso la descrizione della giornata tipo vengono introdotte metodologie e tecniche dell'allenamento, anche per alleggerire la lettura di contenuti di stampo prettamente manualistico e pedagogico. La settimana comincia il lunedì, generalmente un giorno di riposo e di recupero di energie per la squadra, ma non per il solerte allenatore che deve effettuare l'analisi della partita disputata il giorno prima insieme all'allenatore in seconda, che Sarri preferisce chiamare collaboratore, perché è un termine che evidenzia la sua opera materiale e morale, prescindendo dalla gerarchia. La visione della partita avviene in separata sede per allenatore e collaboratore, per far sì che si agevoli l'autonomia di pensiero. Sarri è molto chiaro sullo staff dell'allenatore, deve essere un team affiatato che condivida gli stessi obiettivi e perciò è auspicabile che non venga mai imposto dalla società.

 

Il martedì è il giorno della riunione dello staff tecnico, da cui risultano un'analisi filmata della gara disputata e una relazione scritta. L'analisi filmica contempla la tattica collettiva, le fasi difensive e le fasi di possesso nelle varie zone di campo, le palle inattive contro e a favore. Lo scopo del filmato è stabilire la correttezza delle posizioni di partenza e dei movimenti, il rispetto dei tempi di esecuzione delle azioni e se le zone di caduta del pallone erano quelle concordate. Il video deve essere preparato dal collaboratore seguendo “il principio della semplicità e chiarezza” e Sarri offre degli spunti anche sulla sua realizzazione, a partire dalla durata, di 10-12 minuti, un lasso di tempo che assicura l'attenzione della squadra che deve partecipare attivamente alla visione senza sentirsi sminuita o denigrata, visto che si tratta di un artificio esplicativo finalizzato alla maturazione dei giocatori. Per questo motivo il montaggio deve tenere in conto del contesto psicologico della squadra: se si è in un momento negativo si preferiranno le azioni vincenti, mentre nel caso inverso gli errori, in modo da non permettere che i calciatori si adagino sugli allori. Dato che la squadra è anche composta da individualità più o meno sensibili, si cercherà di fare attenzione a chi dimostra debolezze, in campo e nello spogliatoio, non rendendolo protagonista degli highlights sfavorevoli della partita, bensì sottolineando le prestazioni positive. La relazione, scritta dall'allenatore, si focalizza sull'aspetto mentale, fisico e comportamentale, tra cui quest'ultimo risulta particolarmente importante nella gestione del gruppo, perché è necessario vigilare sul rispetto delle regole e dello spirito della squadra nell'ottica della secondarietà degli obiettivi individuali. Sempre di martedì, dalle 17.30 in poi, allenatore e collaboratore si dedicano alla visione, in separata sede, delle partite della squadra da affrontare nel prossimo turno, dichiarando che si approfitterà anche della sera per completare il lavoro. Sarri è instancabile, il suo programma di lavoro spacca letteralmente il minuto, specialmente quando si tratta degli allenamenti di cui esplicita nel particolare le le serie di esercizi, i tempi da impiegare e il numero di tocchi del pallone.

 

Le partite di allenamento vengono organizzate in maniera tematica per sopperire alle mancanze dimostrate o per migliorare l'efficacia alcuni aspetti tecnici (ripartenze, verticalizzazione, ecc.) e ogni volta muta il numero di partecipanti, la durata, la grandezza del campo e perfino la tipologia di goal valida, che assume regole e punteggi differenti rispetto alla modalità prescelta. Sarri propone nella tesi anche delle immagini esemplificative che mostrano visivamente la disposizione dei calciatori in campo e gli schemi adottati, o ancora, per gli allenamenti ad alta intensità in cui ogni calciatore deve indossare un frequenzimetro volto a verificare il raggiungimento degli obiettivi fisici, si mostra il grafico dei dati che rimarcano la proficuità degli sforzi profusi e della metodologia.

 

Il giovedì pomeriggio, nei quindici minuti precedenti all'allenamento, vengono spiegati dall'allenatore, rigorosamente alla lavagna, il modulo e i movimenti offensivi degli avversari, a cui segue il collaboratore con l'analisi del filmato della fase offensiva, della durata massima di 6-7 minuti, montato secondo un ordine preciso, che rappresenti il modulo, la circolazione e la trasmissione di palla, gli avversari particolarmente vulnerabili o validi, sempre facendo attenzione alla scelta delle sequenze per le implicazioni psicologiche. In questo caso si pone l'accento sulla pericolosità degli avversari come sprone a fare meglio Date queste premesse, l'allenamento successivo si svolge in tre fasi, didattica, difensiva, situazionale, ossia per ovviare alle inferiorità numeriche. È il momento in cui si sviluppano le vere e proprie tattiche con partite in cui a turno si simula il comportamento degli avversari in campo.

 

Degno di nota è il cambiamento di tono dal mercoledì al giovedì: nel primo caso, nel paragrafo dedicato alle problematiche della squadra riscontrate nell'ultima partita, Sarri usa la terza persona singolare, “la squadra”, operando un atto di distacco, dovuto alla natura del testo, o a una probabile presa di distanza personale, mentre, nel secondo caso, adopera il noi, (“abbiamo sofferto”, “abbiamo avuto una brutta reazione”), per poi subito ritornare nei ranghi dell'impersonale con “la decisione è di fare lavorare la linea difensiva con l’allenatore”. Qui Sarri proietta al di fuori di sé il ruolo di allenatore e decision maker, calandosi a pieno nella divulgazione scientifica. Al contrario, il noi inclusivo del giovedì, messo in relazione con termini patemici, veicola complicità e spirito corporativo, dove Sarri ingloba l'io e gli altri, sospendendo la distanza pedagogica. Per Sarri è un dovere informare il lettore, e il suo io nel discorso sussume il sistema di valori del calcio “vero”, esplicitando la sua visione personale del calcio, sostanziando quel voi, il non-io, che non condivide il suo punto di vista.

 

Anche nella spiegazione della fase didattica del venerdì ritorna il noi, contrapposto a fasi alterne all'impersonale, in cui l'affermazione “dobbiamo affrontare” è esemplare del grado di coinvolgimento. In tale occasione, durante la spiegazione dei quattro blocchi di lavoro del  pomeriggio, Sarri aggiunge alla prima persona plurale quella singolare. L' io è usato per motivare ciò che chiama “fase offensiva specifica e generica”, mentre il noi si riferisce ai comportamenti della squadra, specialmente in caso di problemi e mancanze, oppure per installare nel discorso lo staff tecnico (“facciamo vedere alla squadra come proseguire lo sviluppo”), instaurando il contratto pedagogico maestro e allievo. La prima persona plurale serve anche a costruire la relazione di contrarietà con gli opponenti, come accade quando spiega gli schemi della partita mettendo in gioco “il nostro attaccante centrale”, “la nostra prima punta”, per istituire il simulacro degli avversari e la situazione agonistica.

 

Si giunge finalmente al tanto atteso giorno della verità, è domenica, e allenatore e collaboratore devono definire gli ultimi dettagli dell'incontro. La prima riunione pre-partita con la squadra dura poco e serve a fissare ciò per cui si è lavorato durante gli allenamenti. Sarri ricorda che gli argomenti in gioco sono: l'introduzione, il momento per calare la squadra nella giusta atmosfera ed equilibrare le tensioni, l'aspetto mentale, la motivazione, l'aspetto comportamentale, in buona sostanza una paternale sulle sanzioni disciplinari, l'aspetto tattico, cioè il riepilogo di tutto ciò su cui ci si è allenati, ovvero movimenti difensivi, offensivi, schemi.

 

La seconda e ultima riunione pre-partita avviene nello spogliatoio, ma a differenza della precedente ha scopi individuali, non collettivi. Si comunicano la formazione e la panchina, sottolineando gli aspetti tattici e motivazionali, perché Sarri pensa che ogni singolo convocato abbia l’obbligo, ma anche il diritto, di sentirsi coinvolto nella partita fino all’ultimo momento.

Qui si conclude il ruolo dell'allenatore, che da bravo pater familias e uomo di pietas, sa quando lasciare andare i suoi pargoli, per far vivere loro i momenti che precedono il match nel modo che più li aggrada. Il riscaldamento, infatti è seguito prima dal preparatore, e poi dal collaboratore, mentre l'allenatore assiste dalle retrovie.

 

Quando Sarri spiega che si fa da parte parla in prima persona, mentre quando comincia la narrazione della partita, ritorna all'impersonale per spiegare una nuova divisione dei compiti: l'allenatore segue la sua squadra nel dettaglio, per verificare la corretta applicazione delle direttive, mentre il collaboratore studia gli avversari, segnalando se necessario imprevisti cambi tattici.

 

La percezione visiva, il guardare, è un tratto fondamentale del lavoro dell'allenatore in campo. Guardare vuol dire osservare, avere cura, assistere, vegliare, ed è attraverso lo sguardo che si sostanzia il fare, che nasce la gioia del trionfo, o il dolore della sconfitta, generando l'input necessario alla passione. Anche l'intervallo ha una scansione temporale precisa, visto che i calciatori devo prima passare al vaglio dei medici, poi il collaboratore fa il punto sugli avversari, e solo alla fine l'allenatore sprona i singoli, fugando i loro dubbi, e si impegna per far tornare la tensione al giusto livello. Con il fischio finale della partita si conclude anche la tesi di Sarri, il lettore sa bene che ci sarà una nuova settimana da preparare, nuovi avversari da studiare, ma il metodo rimarrà sempre lo stesso, indipendentemente da serie e colori delle maglie.

 

La tesi risale al 2007, il Sarri di oggi, neo-allenatore partenopeo, ha continuato il suo lavoro di ricerca fregiandosi di trovate innovative come l'uso di un drone per studiare al meglio i movimenti dei calciatori. Sarri, più che esporre una metodologia in maniera dettagliata, sembra descrivere, giorno dopo giorno, la passione per il calcio e per il suo lavoro, infatti, ogni parola della tesi è permeata dell'universo di valori di Sarri e della sua unicità, ma non manca una componente polifonica, l'unione di staff tecnico e squadra. Nella pratica dell'allenamento Sarri trova il modo di dotarsi di competenze culturali su sé stesso, sulla vita, sui suoi simili e sul mondo. Nonostante la società calcistica, come sottolinea più volte, sia formata da svariate individualità, bisogna considerarla un solo attore che nasce da un modello ideologico e da contenuti assiologici comuni. La squadra è un'entità che comprende tifosi, giocatori e allenatori, che deve la sua forza all'unione di tutti i componenti, interni ed esterni, e spesso e volentieri determina gli stati d'animo di chi ne è coinvolto direttamente non solo per una settimana, ma anche per mesi. Il calcio è questione di passione, non di petroldollari, e un allenatore come Sarri potrebbe contribuire alla riscoperta del valore del sudore e dell'impegno in Serie A.

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