Quali saranno le conseguenze? / Brexit. Incertezza
Avevo promesso di mandare a “doppiozero” un commento sul referendum inglese alle 8 del 24 giugno, quando il risultato fosse diventato definitivo. Giovedì 23 giugno, cedendo all’affettuosa insistenza degli amici della redazione, ho anticipato il mio post, inviandolo intorno alle 23, quando i sondaggi davano in testa “remain”: ho ceduto al wishful thinking. Apologise.
A bocce ferme, torniamo su Brexit.
1. Avrei votato senza esitazione per “remain”, ma non ci si può stupire del risultato. Come ho cercato di argomentare nel post precedente, Brexit ha origini forti, sia lontane sia vicine nel tempo. Sono origini culturali, politiche ed economiche. Ha vinto un elettorato vecchio e ignorante, ma bisogna sforzarsi di capire il perché. Del resto “leave” era stato dato vincente da molti sondaggi.
2. In Italia ci lamentiamo, giustamente, della qualità dei nostri politici, ma la classe dirigente inglese si è dimostrata disastrosa. Cameron ha lanciato il referendum per recuperare la destra del suo partito. Era però convinto che non ci si sarebbe arrivati perché non pensava di vincere le elezioni del 2015 con il largo margine che ha poi conseguito. Cameron pensava di dover condividere la maggioranza di governo con i liberali: la coalizione non avrebbe potuto indire il referendum: quando si è ritrovato da solo al comando è stato costretto a confermarlo. Il suo avversario, l'ex sindaco di Londra Boris Johnson, ha fatto campagna per il “leave” nella speranza di poterlo sostituire alla guida del partito conservatore. Corbyn ha fatto una campagna elettorale fiacca e scialba a favore di “remain”, nella convinzione di approfittare delle difficoltà dei conservatori. Il declino della classe dirigente inglese è evidente.
3. Estraiamo un passaggio dall’articolo 75 della Costituzione italiana: “Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali". I costituzionalisti interpretano l’articolo sostenendo che l’uscita dell’Italia dalla UE non può essere soggetta a referendum. Grazie ai padri costituenti: un referendum potrebbe finire molto male anche in Italia.
4. In Italia, da molti anni, cerchiamo di dire che nelle elezioni occorre confrontare i programmi dei candidati, non le ideologie. Salvo poi scoprire, come Max Weber, che il carisma dei candidati conta e che gli elettori ancora votano con la pancia. È accaduta la stessa cosa per Brexit. La campagna elettorale è stata pessima. I sostenitori di “leave” hanno dipinto una Gran Bretagna schiava di Bruxelles. Si tratta di una bugia colossale. Il Regno Unito non ha aderito all’area dell’euro. Non ha introdotto gli accordi di Schengen. Non ha firmato il “fiscal compact”, l’accordo che introduce il pareggio di bilancio e altri vincoli di finanza pubblica. Non ha aderito all’Unione bancaria. Ha strappato all’Unione europea diversi vantaggi nel febbraio del 2016, vantaggi considerati scandalosi da altri paesi europei: ad esempio, la Gran Bretagna può esercitare l’"opting out" sulla redistribuzione dei profughi, rifiutando una quota di rifugiati sul proprio territorio. Questi vantaggi, branditi da Cameron nella campagna elettorale, sono stati inutili per far pendere l’ago della bilancia verso “remain”. La bugia di un Regno Unito schiavo di Bruxelles ha convinto i sostenitori di “leave”, dominati dalla loro pancia populista. Però anche i sostenitori del “remain” hanno esagerato nel loro catastrofismo, dipingendo scenari apocalittici per il dopo Brexit.
5. Quali saranno le conseguenze giuridiche di Brexit? C’è molta incertezza. L’articolo 50 del Trattato di Lisbona prevede la clausola di recesso dalla UE. I negoziati dovrebbero svolgersi in due anni ma probabilmente dureranno di più. Siamo in territori ignoti, perché nessun paese è mai uscito dalla UE. Bisognerà riscrivere i trattati commerciali: noi della UE vogliamo continuare a importare il the e le Clarks e gli inglesi vogliono continuare a esportare; la stessa cosa vale per il design, i vestiti e il parmigiano italiani. Una delle conseguenze più stupide di Brexit è il costo di queste trattative, peraltro inevitabili. Secondo alcune fonti della Commissione europea, rispetto all’appartenenza alla UE gli inglesi potrebbero finire per pagare di più per beneficiare del mercato unico.
6. Quali saranno le conseguenze economiche di Brexit? Nel breve periodo ci saranno effetti negativi per la Gran Bretagna. L’incertezza ridurrà gli investimenti e i consumi, dando luogo a una recessione. I prezzi delle case scenderanno. La Bank of England taglierà i tassi di interesse, per sostenere l’economia. Le università inglesi avranno tempi duri, perché i contributi pubblici europei, si pensi ai fondi Erasmus, spariranno. È possibile che banche e multinazionali lascino Londra, per poter beneficiare del passaporto europeo. Quantificare l’entità della recessione è però difficile. Le esportazioni inglesi beneficeranno della svalutazione della sterlina. È anche probabile che la Gran Bretagna risponderà alle difficoltà economiche aumentando la spesa pubblica e tagliando le imposte: del resto da anni non rispetta i parametri di Maastricht, registrando sistematicamente un rapporto tra deficit pubblico e PIL maggiore del 3 per cento.
7. Sempre nel breve periodo, l’incertezza dominerà nei paesi europei. Le Borse continueranno a soffrire. Una recessione in Europa è improbabile perché le esportazioni verso il Regno Unito non sono dominanti per nessun grande paese e perché, come già detto, si troveranno comunque nuovi accordi commerciali. L’accresciuta incertezza purtroppo renderà molto arduo rafforzare la debole ripresa economica che stiamo vivendo in Italia.
8. Brexit avrà effetti negativi nel breve periodo, ma nel lungo potrebbe far bene all’Europa. È possibile che Francia, Germania e Italia trovino un accordo per introdurre meno austerità e maggiore attenzione alle politiche di crescita. La politica monetaria non può fare più di quello che la Bce sta facendo. È la politica fiscale che deve diventare più espansiva. Occorre togliere risorse ideologiche ai populismi. Subito.
9. Nel lungo periodo siamo tutti morti, ma non possiamo credere a un’Europa senza Gran Bretagna. La storia non è finita. Abbiamo tutti bisogno di un legame con l’Inghilterra. Ci vorrà tempo per ricucire una ferita così profonda, ma occorre lavorarci. L’Europa deve rispondere all’isterismo inglese in maniera composta e razionale. Per una volta siamo d’accordo con Angela Merkel. Keep calm and go on discussing, per contrastare l’assurdità di Brexit.