Dibattito | Fare caos! Ovvero Accendere la luce!
To be insulted by these fascists
it's so degrading
And it's no game
David Bowie, It’s No Game (part I)
Febbraio è finito ieri. Il Ventunesimo secolo italiano sembra meno noioso di come l’avevano disegnato negli anni novanta, catch me if you can / I’m going back, cantano i Byrds, le gambe sono deboli e la testa piena: a little bit of courage / is all we lack, continuano a cantare i Byrds, mentre si susseguono le agenzie e i lanci di Beppe Grillo e le proposte, invero inevitabili e apprezzabili come e più di qualsiasi altra scelta, di Pierluigi Bersani. Non possiedo alcuna coerenza nei pensieri politici, perché la Realtà mi fa cambiare idea spesso e volentieri, anche se di rado la Realtà mette in crisi un principio veramente valido. Da bambino spegnevo la luce all’improvviso, mentre i miei stavano parlando con gli amici, e urlavo: faccio caos!. Talvolta pubblico su Fb status contraddittori, me ne pento e li cancello. Provo a capire, oscillando sempre. Forse sbaglio. Forse no. Non lo so. Chiamo ‘fascista’ Beppe Grillo in una discussione on line, lo chiamo due volte fascista in una discussione off line, ripeto stringhe slacciate di opinioni facilissime da catturare in ogni dove, e non coincido con me stesso. Ma so che nelle ultime elezioni, mai come nelle ultime elezioni tenute domenica e lunedì 24 e 25 febbraio 2013, l’Italia ha coinciso clamorosamente con se stessa. E questa coincidenza, condotta con questa digitale concisione, rende il nostro paese l’ultimo luogo da cui andarsene, ora (basta con le dichiarazioni tipo ‘faccio le valigie’, once and for all). Un luogo di politica sperimentale, di esistenza selvatica, paurosa, inquietante per sé e per i propri bimbi, ma un posto in cui stare. Nel senso inglese del verbo to stare: guardare. Un posto da influenzare pezzo per pezzo, millimetro dopo millimetro, perché a cambiarlo ci hanno già pensato gli altri, con un voto per un terzo comprensibile (M5s), per un terzo faticosamente responsabile (PD/Sel/Monti), per un terzo sragionato e irragionevole (Pdl/Lega).
Ecco alcune rilevazioni – punti casuali, annotati in questo spazio nel quale il mondo è sempre ‘ ridotto’ dal caos a un incompreso ordine dettato dall’urgenza. Visto che un autorevole critico ha scritto, coniando una formula che mi è rimasta in testa, ‘Il nuovo secolo appare come un Novecento svuotato di senso’, presento questi appunti introducendoli con due titoli di classici del Ventesimo Secolo – un gioco, per ammettere che non è un gioco.
1) Il signore delle mosche
Sì, è una facilissima citazione – ma è l’unica cosa che mi viene in mente pensando all’Italia di oggi e all’incredibile ‘vento di favore retorico’ che stiamo accordando a quello che è a tutti gli effetti un leader di piazza senza visione, soltanto dotato di immane pulsione. Va bene: milioni di italiani hanno votato questo populismo – e con questo? Dovremmo tutti fare un passo indietro rispetto a idee neanche tanto coraggiose od originali, basate sul legittimo sospetto nei confronti di tutti coloro che agitano con violenza lo spettro delle rivolte, del sangue fiscale, del sangue reale, dell’insulto come prima reazione a qualsiasi confronto con gli altri? Ma io, che ho più volte dichiarato in pubblico e in privato il ribrezzo per il populismo delle facili soluzioni, cosa dovrei fare? E’ giusto il rispetto per il voto popolare – è giusto rispettare i senatori e i deputati neoeletti, ma perché non dichiarare che è anomala e ributtante la leadership extraparlamentare di Grillo e Casaleggio? Comprendo la delicata, responsabilissima lingua-che-si-morde di Pierluigi Bersani: ammiro la lucidità intrisa di pietas di Miguel Gotor – finalmente un intellettuale a Porta a Porta, sarà questa la vera rivoluzione? Comprendo e stimo l’equilibrio e la difesa della dignità istituzionale mostrata dal Presidente della Repubblica. Ma perché devo attuare un accordo culturale con persone che esprimono una visione cieca e manichea della realtà? La realtà è anche mia, appartiene anche a quelli che si correggono, che cercano di capirci qualcosa, che non si lanciano dall’ultimo piano del risentimento pur soffrendo della crisi come gli altri, e intrecciando lotte quotidiane con la frustrazione di non essere nati nel 1949 e di esser cresciuti nel periodo di boom e stabilità più duraturi di sempre. Noi – quelli che hanno votato PD e Sel, quelli che hanno votato la malnata lista Monti, persino quelli che hanno votato il povero esperimento di Fermare il Declino, non siamo così: perché dobbiamo per forza adeguarci, riconoscere virtù palingenetiche a un enorme – va detto – manipolo di istintivi di massa? Naturalmente non cito chi ha votato Berlusconi e Lega, perché non li capisco, non li sento, non ne comprendo la mancanza di malizia e non ne giustifico la completa assenza di consapevole virtù politica (le loro virtù, che pure esistono, cari confratelli cittadini compatrioti, sono anch’esse squisitamente impolitiche). Io non voglio ripetere che Grillo e Berlusconi sono due clown: credo che siano più simili al feticcio descritto da William Golding – credo siano più simili a Belzebù, e del Maligno si riconosce l’esistenza, si può provare a ingannarlo quando si è sull’orlo del burrone (tanto lui proverà a ingannare te: e se il ‘burrone’ fosse a sua volta un inganno di questo particolare, postmodernissimo, digitale, borsistico Maligno? E se i ‘mercati’ reagissero a una reazione del Partito Democratico ferma, elastica e insieme inflessibile, che descriverò nel paragrafo successivo, come una buona notizia, finalmente, come un’uscita dall’anomalia?).
2) Che Fare?
Tanti amici e voci sagge dicono: Il PD dovrebbe provare a governare, scegliendo personalità rischiose. dovrebbe aprire a Grillo forzando le tappe su ogni singola legge, ogni singola proposta, persino la fiducia. Solo così mostrerà la differenza tra un partito di competenti e un movimento fatto insieme di persone di buona volontà e di perfetti incompetenti, professionali e istituzionali. Il PD dovrebbe affinare tutte le armi diplomatiche per accordarsi su alcuni punti cruciali – i soliti, non sto qui a elencarli: legge elettorale, etc – e promanare finalmente una legge severa contro il conflitto d’interessi. Silvio Berlusconi, vero Genio e vero Male della politica europea degli ultimi trent’anni, che dev’essere tramortito e condotto fuori dall’agone pubblico una volta per tutte, anche con l’appoggio dei populisti più spietati. Il governo non durerebbe molto, ma alle successive elezioni, l’Italia avrà chiara la differenza tra chi urla e chi opera. E sarebbero elezioni serie – perché ricordiamo che il PD ha quantitativamente vinto queste elezioni, e solo una legge malavitosa poteva mescolare le carte a tal punto.
D’accordo. Il PD dovrebbe – ma poi, come sta già succedendo, il M5s farà probabilmente i capricci, provando a imporre un suo ‘governo’, giocando come un bambino dispettoso con una macchina che non conosce – pagliuzza nelle travi delle istituzioni, che pur logorate da trent’anni di cattive abitudini sono pur sempre una garanzia: per noi, per i nostri figli, e persino per Beppe Grillo.
Io credo che il PD faccia bene a inchiodare i rappresentanti del M5s alle loro responsabilità: ma se, come sembra, queste responsabilità non verranno assunte, e il movimento si rivelerà poco più che un gigantesco focus group sul prodotto perfetto, l’instabilità e l’insufficienza della democrazia ai tempi dell’ultra-digitale – ecco, allora non resterebbe che una sola mossa, tutt’altro che semplice.
1. Andare di nuovo al voto, ma con un partito completamente rigenerato, senza nessun colonnello, né quelli ‘cattivi e disperanti’ (D’Alema) né quelli per bene (Bersani – che se condurrà con Grazia questo momento di intollerabile Pressione, diventerà un padre nobile, e non l’ultimo mohicano).
2. Eleggere Matteo Renzi, forte della bella campagna perduta delle primarie e della coerente reazione postuma, segretario del partito e candidato alla presidenza del consiglio, con un programma condiviso e un modo nuovo di proporsi all’elettorato.
3. Provare a ‘prendersi’ elettori di centro-destra (il Nord è una macro-regione di centro-destra, pare), provare a ‘prendersi’ qualche elettore di Grillo, svuotare di senso la stessa presenza di Berlusconi (depotenziando la volontà di annichilimento giudiziario, che è uno degli elementi che più alimentano la sua formidabile energia di ‘salvezza’.
4. Provare a governare, mettendo all’opposizione l’ala più radicale del movimentismo via web (che è un fenomeno interessante ma ben lungi dall’essere un ‘68’, come scrive Michele Serra) e il terzo di impensabili berlusconiani che ancora una volta, messi a ridosso di un provabilissimo burrone, si sono fatti fregare.
E’ probabile che a seguito di questa trasformazione – io la chiamo ‘rigenerazione’ – il ‘popolo di Grillo’ diventi ancora più forte: ma è una forza irruenta alla quale si potrebbe finalmente opporre una reazione strategica, propositiva, rispettosa delle istituzioni. Io non credo che i parlamentari del M5s vadano stigmatizzati: semplicemente, andrebbero incrociati uno ad uno, incontrati, condotti lontano dall’aura seduttiva di quel particolare tipo di piede di porco che ha scatenato energie formidabili nella fragile democrazia italiana, e che ora rischia – con le stesse brutali energie – di farla scomparire per sempre, lasciando i superstiti, cittadini senza stato, a domandarsi ‘che fare’ in una penisola delle mosche, afflitta dall’ennesimo stress post-traumatico. Mentre una bistrattata maggioranza - centinaia di migliaia di studenti e studentesse, dirigenti e imprenditrici, professioniste e autisti, insegnanti, artigiani, operai - continuano a portare avanti le proprie vite in questo paese, sotto queste lune, con questa scarsezza di mezzi e un commovente rispetto per la complessa bellezza di tutto ciò che esiste tra Palermo ed Aosta.