Scientology: chiesa o prigione?
Che cosa spinge una persona colta, intelligente, tendenzialmente scettica, a entrare in una setta pseudo-religiosa, oscura, fondata da uno scrittore di fantascienza la cui vita si è rivelata un castello di menzogne? Uno che sostiene che il pianeta Terra, chiamato in eoni precedenti Teegeeack, apparteneva a una «confederazione di pianeti posta sotto il comando di un governatore dispotico chiamato Xenu» (p.216) che cercò di distruggere e confinare i «thetan» – gli illuminati – sulla Terra? Che affermava di essere stato nella fascia di Van Allen e di avere ispezionato una stazione su Venere? Capirlo è stato il motivo che ha spinto lo scrittore e giornalista del New Yorker Lawrence Wright, premio Pulitzer nel 2007 per un saggio su al-Qaeda e l'attentato alle Torri Gemelle, a scrivere La Prigione Della Fede. Scientology A Hollywood (Adelphi 2015). Si tratta, probabilmente, della più seria e accurata ricerca che sia mai stata fatta sulla storia di Scientology, movimento il cui nome è noto in tutto il mondo, ma la cui attività è molto meno chiara.
Come succede quando un ottimo giornalista d'inchiesta è anche un ottimo scrittore, il libro di Wright, redatto con stile asciutto e diretto, è avvincente come un romanzo e dettagliato come un saggio. Comincia dagli inizi del movimento, con la storia, a più riprese surreale, del fondatore, Ron Hubbard, descritto come un uomo affascinante, grande manipolatore, visionario, scrittore compulsivo, bugiardo cronico, bigamo, falso eroe di guerra, falso invalido, ma dal carisma fortissimo e inspiegabile. Una personalità non facilmente liquidabile, come sono in genere i grandi affabulatori capaci di conquistare le folle e soggiogarle grazie a un fascino per altri incomprensibile; che sanno suscitare amore, passione e incondizionata devozione con promesse assurde, sogni di gloria più o meno perniciosi, ideali fasulli o catastrofici (per questo, a un certo punto del libro è fatto un accostamento con Hitler e la sua capacità ammaliatrice, ancora non sviscerata del tutto, a testimonianza della complessità di questo genere di personalità).
La seconda parte del saggio è dedicata, invece, al dopo-Hubbard e all'evoluzione del movimento sotto la guida del suo successore. Se, leggendo la prima parte, si ha quasi l'impressione di avere a che fare con una collezione di abbozzi per sceneggiature di film di fantascienza di seconda categoria che il fondatore, sempre più perso nelle sue allucinazioni, spaccia per episodi della propria vita, o per obiettivi che gli adepti devono raggiungere, la seconda parte rispecchia una situazione più complessa. Da un lato, afferma Wright, Scientology cerca di distaccarsi dagli elementi meno credibili delle sue origini e di rafforzare l'immagine di movimento scientifico nato per diffondere il metodo di Dianetics – il libro in cui Hubbard illustra il suo metodo auto-terapico e che ebbe uno straordinario successo mondiale creando, di fatto, la categoria dei libri di auto-aiuto psicologico. Attraverso i corsi di Scientology, a pagamento e con costi diversi secondo le esigenze dei richiedenti, si aiutano le persone a superare i propri limiti, difficoltà e debolezze portandoli progressivamente a livelli sempre più alti di equilibrio, serenità, benessere che influiranno sulla loro felicità personale e sulla qualità delle loro prestazioni professionali. Il bacino di raccolta degli adepti è soprattutto quello dei divi e delle celebrities dello star system hollywoodiano, e invero per molti aspetti Scientology ha tutta una sua scenografia dagli accenti decisamente cinematografici, west-coast. Basta pensare alla nuova faraonica sede di Milano recentemente inaugurata, che ha suscitato comprensibili polemiche e distinguo, nonché giuste perplessità da parte della comunità islamica, e non solo.
Ma c'è un altro aspetto, molto più inquietante, che emerge nella seconda parte del saggio di Wright mentre racconta la storia del movimento dalla fine degli anni Ottanta, con dovizia di particolari e citazioni da documenti e dalle oltre duecento interviste condotte personalmente, ed è la piega che prende il movimento in una direzione sempre più coercitiva nei confronti degli adepti, con punizioni psicologiche e fisiche – a scopo rieducativo –, con separazioni forzate dai familiari e dagli amici contrari a Scientology, con misteriose sparizioni di persone e sfruttamento di lavoro minorile. È vero, si rileva nel libro, che spesso le vittime credono di meritare quello che è loro fatto, continuano a pensare di essere trattate in quel modo per il loro bene o per purificarle da qualche colpa. Questo non inganna nessuno; anche l'Inquisizione bruciava e torturava per salvare l'anima, anche alcuni genitori picchiano i figli per il loro bene, anche molte donne abusate credono che le torture cui sono sottoposte siano fatte per amore. Eppure sappiamo che solo la libertà e la gioia possono testimoniare la sincerità di un amore, di un affetto, di una vera preoccupazione per qualcuno.
È chiaro che ognuno è libero di credere a quello che vuole, però, qualunque cosa creda, non può fare quello che vuole, se va contro la legge. Soltanto questo principio fondamentale consente la convivenza civile di atei, fedeli, chiese e religioni diverse. Il patto sociale, che tiene insieme una collettività che vuole vivere in pace sotto il governo di una giustizia uguale per tutti, deve essere al di sopra di ogni confessione e credo di alcun tipo. Perciò, sostiene Wright, «hanno il diritto di credere in ciò che vogliono. Cosa ben diversa, però, è usare le tutele garantite a una religione dal Primo Emendamento per mistificare la storia, propagare dei falsi e coprire abusi dei diritti umani» (p. 414). E fu certo un abuso quello cui fu sottoposto Daniel Montalvo, un adepto che firmò a sei anni il suo contratto con l'associazione, «cominciò a lavorare a tempo pieno nell'organizzazione a undici anni e ricorda che, insieme con altri membri della Sea Org compresi dei bambini, sgobbava dalle otto del mattino alle undici e mezzo di sera. Parte del suo lavoro consisteva nello spalare l'amianto rimosso durante la ristrutturazione del Fort Harrison Hotel… Secondo le leggi della Florida sul lavoro minorile, è vietato che ragazzi di quattordici o quindici anni lavorino durante l'orario scolastico, e in ogni caso possono lavorare fino a un massimo di quindici ore alla settimana. Daniel raccontò che aveva il permesso di andare a scuola un solo giorno alla settimana, il sabato» (p. 331). A quindici anni ebbe un incidente sul lavoro, usando un macchinario che non avrebbe dovuto usare alla sua età, e perse un dito. Gli fu suggerito di dire, in ospedale, che si era ferito cadendo con lo skateboard (cfr. p. 332).
Interessato da sempre a conoscere e capire i meccanismi con cui le tantissime sette religiose presenti nel Nord America coinvolgono e, non di rado, manipolano i propri aderenti, Wright denuncia con decisione il fatto che negli Stati Uniti si lasciano fare troppe cose contrarie alle leggi classificandole come pratiche religiose (cfr. l'intervista su Youtube, Evening with Lawrence Wright on Scientology). Scientology è stata riconosciuta come religione, dopo una battaglia giudiziaria colossale con l'Agenzia delle Entrate Americana. La storia è riportata con molti dettagli nel saggio di Wright, ed è talmente intricata da non poterla riassumere, comunque, grazie a questo riconoscimento, Scientology ha ottenuto l'esenzione fiscale riservata alle istituzioni religiose e si è salvata da una situazione economica che probabilmente l'avrebbe distrutta. D'altra parte, pare che lo stesso Hubbard avesse più volte dichiarato: «Mi piacerebbe fondare una religione. È così che si fanno i soldi» (p.107).
Confesso di avere letto questo libro con un senso crescente d'inquietudine e di paura, poi, ascoltando l'intervista che ho citato più sopra, ho scoperto che l'autore voleva suscitare nei suoi lettori proprio queste sensazioni. È convinto, infatti, che la maggior parte delle persone consideri Scientology una realtà talmente lontana, assurda e surreale da non spenderci un pensiero. Invece bisognerebbe farlo, sostiene Wright, perché è pericolosa; per questo motivo ha deciso di raccontare la storia di Scientology attraverso le vicende di Paul Haggis, il personaggio principale del suo libro, che non soltanto è stato una fonte importante d'informazioni di prima mano, ma ha inferto anche un brutto colpo all'immagine del movimento abbandonandolo dopo trentaquattro anni di appartenenza.
Paul Haggis non è una persona qualunque, è, al contrario, una di quelle celebrità di Hollywood che tanto stanno a cuore a Scientology. È sua, infatti, la sceneggiatura di molti film hollywoodiani di successo come Million Dollar Baby, il film diretto da Clint Eastwood vincitore dell'Oscar nel 2005, di Crash-Contatto fisico, di cui è stato anche regista e per cui ha vinto l'Oscar per la migliore sceneggiatura originale nel 2006, di Flags of Our Fathers, di serie televisive di grande successo e via di questo passo. Se una persona come Paul Haggis, afferma Wright, intelligente, colta, scettica, è stata intensamente coinvolta con Scientology per così tanti anni, pur soffrendovi molto per vari motivi e assistendo a cose che via via lo lasciavano sempre più perplesso, incredulo e spaventato, cosa ci assicura che non potremmo caderci anche noi o i nostri amici?
Certo la lettura del libro di Wright non invoglia a iscriversi a Scientology; la sua professionalità, la sua fama di giornalista affidabile e serio, di osservatore attento dei fenomeni religiosi americani, insieme a una bibliografia e a un apparato di note ricchissimo, rende difficile mettere in dubbio quanto racconta. Comunque, se qualcuno avesse intenzione di affiliarsi a questa Chiesa atipica e un po' business oriented, a maggior ragione farebbe bene prima a leggere La prigione della fede, giusto per farsi un'idea dell'ambiente.