Sordità e protesi / Bidone per anziani

28 Maggio 2022

Da un po’ di tempo vedo i media rigurgitare di pubblicità, rivolte agli anziani, che offrono loro meravigliosi aggeggi acustici per superare la sordità. E’ una promozione martellante. E in effetti bisogna dire che questi auricolari hanno raggiunto un alto livello di sofisticazione. Addirittura includono le traduzioni: se non capisci una lingua che stai ascoltando, te la traducono. Io stesso li ho comprati. Ma temo che molti anziani ne resteranno fortemente delusi, come è accaduto a me (nato nel 1948).

 

Anni fa, avendo passato i sessanta, mi resi conto che non capivo più certe parole. Soprattutto nelle lingue straniere che conoscevo bene, ma poi anche in italiano. Soprattutto se le parole si pronunciavano in luoghi pubblici, al bar, al ristorante… La prima cosa a cui pensai è che stessi diventando sordo, così andai da un otorino. Costui, dopo avermi fatto i test standard, disse che la mia capacità acustica era in linea con la mia età. Non potevo pretendere di sentire tutto come quando avevo trent’anni! La cosa non mi rassicurò.

Un anno fa sono andato da un altro illustre otorinolaringoiatra per un controllo acustico e ho parlato del mio problema. In particolare, dissi, mi è difficilissimo capire le parole quando l’ambiente è rumoroso. Capisco invece bene quando parlo online con le persone usando le cuffie, sia perché posso alzare il volume della voce dell’altro, sia perché la cuffia isola in parte la voce dell’altro dai rumori esterni. L’otorino mi disse che avevo perso una percentuale importante di capacità uditiva, e che la sola soluzione era farmi applicare gli apparecchi acustici, di cui vantò le mirabilie. Andai dal tecnico, il quale confermò che ero alquanto sordo, e mi fece comprare i (costosi)apparecchi. Che hanno il vantaggio, tra l’altro, di essere quasi invisibili agli altri.

 

Ben presto mi resi conto che gli auricolari aumentavano l’altezza dei suoni, indubbiamente, ma non risolvevano il problema per me più importante: la comprensione di certe parole. In un ambiente con altre voci, la mia difficoltà a “leggere” i suoni di chi mi stava parlando, a identificare cioè l’esatto significante, rimase invariata. Gli apparecchi non mi risolvevano il problema principale.

In effetti, ero colpito dal fatto che nei test standard per l’udito si valutava la capacità di udire suoni, non parole! Il controllo acustico avviene attraverso suoni in cabine chiuse a ogni rumore, mentre il mio problema era quello di non capire certe parole in un ambiente rumoroso, dove altri parlano. Gli esami acustici, insomma, non potevano rilevare il problema che lamentavo.

​Scoprii man mano che vari miei amici e amiche, tutte persone anziane, avevano lo stesso problema, anche loro erano stati diagnosticati come deboli d’udito, tutti avevano applicato gli apparecchi, e tutti erano rimasti con lo stesso problema… Anzi, dicevano che con gli apparecchi stavano peggio, perché certi rumori divenivano assordanti e sgradevoli, mentre la loro incapacità di interpretare suoni come significanti era rimasta più o meno intatta.

 

​Ricordai di aver studiato da giovane, ai corsi di psicopatologia (ho una laurea in psicologia), l’afasia sensoriale. Essa significa che senti i suoni delle parole, ma non riesci a interpretarle tutte. Se uno ti dice “capisci?” senti qualcosa come “tapisci?” o “capivi?” o “cavisci?” Un linguista direbbe che certi suoni non vengono percepiti come significanti, restano suoni, e quindi la parola risulta incomprensibile, anche se la urli.

​In effetti, sin da giovane avevo notato che spesso gli anziani fraintendono o non capiscono quello che si dice loro, pur sentendoci bene per altri versi. Una mia amica pure l’aveva notato, e pensava che fosse una specie di vezzo delle persone attempate, un loro modo quasi ironico di interloquire. Avevo presto intuito che questo non aveva a che fare con la sordità, ma con qualcosa di cerebrale. Nel corso degli anni ne ho parlato con psichiatri e neurologi, ma nessuno mi aveva dato conferma. Mi dicevano che l’afasia sensoriale o recettiva è effetto di ictus cerebrali, non dell’età. Ma le persone anziane con quel problema, tra le quali ormai ero incluso, non avevano avuto ictus. 

​L’afasia sensoriale è identificata con l’afasia di Wernicke. Riporto una delle tante definizioni trovate nei manuali:

 

 

L’afasia di Wernicke è un altro nome per l’afasia recettiva. Essa si produce quando l’area del cervello che controlla il linguaggio, chiamata area di Wernicke, è danneggiata. Questa condizione è chiamata anche afasia sensoriale o afasia fluida. Le persone con afasia di Wernicke non possono capire le parole.

 

​Il punto è che tutti i manuali mettevano questi disturbi sul conto di ictus, dando per scontato che la causa dell’afasia sensoriale fosse un trauma cerebrale che era possibile determinare. Così feci delle risonanze magnetiche al cervello, ma nulla fu trovato. Intanto mi capitava sempre più spesso di incontrare persone anziane che avevano il mio stesso problema, anche in forma più grave della mia. Erano persone che parlavano e leggevano benissimo, capaci di tenere lunghi discorsi sofisticati, ma che avevano problemi a capire quel che dicevano gli altri. Questo significa che l’afasia sensoriale non ha effetti diretti sulle capacità di elaborazione linguistica della parola. Queste persone mi confessarono qualcosa che ormai faccio anche io, quando guardano la televisione: oltre all’audio mettono i sottotitoli, così se non capiscono le parole leggono quelli. L’afasia uditiva non implica per niente un’afasia visiva della lettura.

​Finalmente mi imbattei in un lavoro del 2016 di G. DeDe e J.K. Flax, “Language comprehension in aging”. L’Abstract dell’articolo dice l’essenziale:

 

Ci sono molte prove del fatto che la capacità di comprendere una frase declina negli adulti che invecchiano normalmente. Questo capitolo censisce le variabili che contribuiscono al declino della comprensione [linguistica] correlata all’età. Gli anziani riconoscono parole e frasi rade più lentamente dei giovani adulti, e cadono di più in errori di comprensione. Questi cambiamenti nella capacità di comprensione sono stati associati con il declino dei processi cognitivi in generale, declino dovuto all’età, come la memoria di lavoro, e delle capacità percettive, come l’acuità acustica. Questo capitolo considera anche la possibilità che gli anziani usino la loro perizia linguistica per compensare il declino della capacità di comprensione dovuta all’età. 

 

Quel che mi ha colpito di questo studio non è tanto il fatto che esso confermi l’impressione che avevo avuto di questo declino negli anziani ben prima che io ne divenissi vittima, quanto la data di questo studio: 2016! Per le neuroscienze c’è voluto tanto tempo per accorgersi di qualcosa che, per me come per altri, era un dato di fatto? Perché per decenni, forse per secoli, si è insegnato a intere generazioni di neurologi e psichiatri che l’afasia recettiva era dovuta a ictus?

​Morale: non c’è nulla di più pernicioso dello specialismo medico. Sembra che la maggior parte degli otorini (spero che ce ne siano di diversi) vedano solo la sensibilità acustica delle orecchie, non i processi cerebrali che stanno dietro la sensibilità acustica. In sostanza, non riconoscono l’afasia sensoriale. Potrei dire che in loro c’è un’afasia intellettuale.

 

Viene in mente l’ultima parte del film Caro Diario (1993) di Nanni Moretti, dove una lunga sfilza di medici più o meno tromboni non riescono a diagnosticargli un linfoma di Hodgkin, che invece sarebbe stato facilissimo diagnosticare solo consultando l’enciclopedia medica Garzanti. Come dice alla fine Moretti: “I medici sanno parlare bene, ma non sanno ascoltare”.

Questo non impedisce a farmacie e pubblicità di illudere tanti anziani vendendo protesi acustiche. Il messaggio è “Siete sordi, abbiamo trovato la protesi giusta per voi!” Purtroppo non risolvono il problema fondamentale di gran parte degli anziani. Se posso dare loro un consiglio: non si fidino degli otorini, si rivolgano anche a un neurologo serio.

Come al solito, è in opera una gigantesca macchina per vendere panacee tecnologiche, che porteranno a tanti anziani solo delusioni

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