Ettore Sottsass, recinti e soglie
Ettore Sottsass disegna con linee leggere e tratteggi rapidi luoghi da abitare attraverso la memoria e l’immaginazione. I disegni sono esposti nella mostra Design Metaphors insieme alle fotografie Disegni per i diritti dell’uomo e Disegni per le necessità degli animali, scattate tra il 1972 e il 1978, Fidanzati e Decorazioni, scattate dopo il 1976 (Triennale Milano, fino al 21 aprile 2024). Allestita nello spazio che ospita la ricostruzione di Casa Lana, una residenza privata milanese progettata dallo stesso Sottsass verso la metà degli anni Sessanta, la mostra riveste particolare interesse per il modo in cui la fotografia entra in rapporto con il disegno e con segni elementari dell’architettura e del design dispersi nel paesaggio.
I disegni riflettono sul senso dell’abitare, riconducendo il linguaggio architettonico a una grammatica del costruire. Sottsass converte le linee leggere del disegno in strutture precarie ed effimere ambientate in paesaggi naturali. Sono paesaggi interiori che rispondono alla nostra necessità di luogo. Ci sono dei luoghi che possiamo attraversare, contemplare, ma anche luoghi che abbiamo interiorizzato o immaginato.
Ne sentiamo la mancanza ora, così come la sentiva Sottsass negli anni in cui aveva smesso di progettare e girovagava nei deserti a sud-est dell’Ebro, nelle valli dei Pirenei e in altre aree geografiche alla ricerca di affioramenti rocciosi, acquitrini, laghi, boschi, pietraie e rilievi dove realizzare le sue «costruzioni» composte da spaghi, pezzettini di legno, paletti, nastri, foglie, rami, sassi e strisce di stoffa. Questi interventi nel paesaggio, che mostrano un rapporto con la land art pur senza esserlo, sono quanto di più lontano si possa pensare rispetto a una certa idea di progetto, per il quale non esistono luoghi ma spazi da organizzare in rapporto a specifiche funzioni.
Se il progetto, di cui Sottsass avvertiva la crisi, fa riferimento allo spazio inteso come entità fisico-geometrica, le strutture effimere che costruisce girovagando per pianure, monti e valli sono «costruzioni» da abitare poeticamente, come i nidi, i gusci, gli angoli, la bianchezza dei muri e gli anfratti di cui racconta Gaston Bachelard in La poetica dello spazio (Edizioni Dedalo, Bari 1975).
Quelli che Sottsass costruisce sono luoghi archetipici, talvolta recinti e soglie, ai quali dà forma attraverso un trasferimento del tratto rapido, minimo e arieggiato del disegno alla costruzione altrettanto minima e volatile delle strutture. In questi luoghi si avverte la presenza del sacro, inteso in senso antropologico, non religioso. La fotografia Disegno di un reliquiario per i peli della mano destra di mio padre, scattata nel 1979 in Val Ferrè, ricorda le bandiere di preghiera tibetane collocate sulle sommità montane.
Sottsass costruisce architetture inabitabili dal punto di vista funzionale intrecciando disegno, intervento nel paesaggio, fotografia e scrittura. Alcuni suoi pensieri accompagnano i disegni e le fotografie in mostra, sia come testo impaginato nel formato espositivo, sia come appunti inseriti nei disegni, sia anche come didascalie agli scatti fotografici. La didascalia apposta alla fotografia Disegno di un reliquiario (come, d’altra parte, tutte le fotografie Disegni per i diritti dell’uomo e Disegni per le necessità degli animali) indica esplicitamente che questa architettura precaria è un disegno, inserito in un paesaggio naturale che egli poi fotografa.
Le fotografie di Sottsass sono dei paesaggi?
La pittura di paesaggio è un genere artistico che richiama temi universali in presenza di una natura inquieta, o rasserenante, spesso teatro di eventi sacri e mitologici (Stefano Susinno, La veduta nella pittura italiana, Sansoni, Firenze 1974, pp. 11-12). In parallelo alla sua fioritura si sviluppa anche la veduta, che rappresenta lo spazio attraverso un artificio prospettico realizzato con l’aiuto della matematica o di strumenti ottici, tra i quali la camera oscura, antenata della fotocamera. Nelle fotografie di Sottsass questa costruzione prospettica dello spazio è richiamata dalla geometria che spesso ricorre nelle sue «costruzioni» ambientate in aree selvatiche.
Le fotografie delle «costruzioni», che Sottsass chiama Disegni, sono paesaggi o vedute? Nel corso dei secoli XVII e XVIII si affermano diverse tipologie di paesaggio che includono composizioni ideali, evocazioni campestri, capricci con rovine e anche vedute, come Veduta di Villa Sacchetti a Castelfusano dipinta da Pietro da Cortona tra il 1632 e il 1639, dove la costruzione prospettica ordina il paesaggio dominato dall’edificio, incorniciato da un recinto quadrangolare, simile a quelli disegnati, costruiti e fotografati da Sottsass.
Negli anni in cui il progetto è in crisi, Sottsass abbandona la logica dello spazio per andare alla ricerca del luogo incrociando disegno, intervento nel paesaggio e fotografia, mentre la scrittura intreccia e collega, anche grazie alla sua complicità con la fotografia, paragonata alla scrittura e al disegno. Le fotografie sono infatti sia «disegni fotogenici», come li definisce Henry Fox Talbot, sia scritture di luce, come suggerisce la radice etimologica del termine fotografia. La luce che ha impressionato le superfici fotosensibili esposte alla Triennale è la stessa che ha illuminato gli ambienti naturali fotografati da Sottsass. La luce diventa un luogo da abitare attraverso questi oggetti visuali complessi che egli chiama Disegni. Possiamo abitare la luce da loro riflessa come la bianchezza dei muri di cui scrive Bachelard.