L’arte mette radici
Nell’Area Tobbiana Allende alla periferia di Prato, il 4 ottobre 2023 è stata messa a dimora la prima pianta del progetto Arte per la riforestazione ideato da Mario Cristiani e organizzato da Associazione Arte Continua in collaborazione con l’Amministrazione Comunale. È un progetto di riqualificazione e riforestazione di aree periferiche, inserito nel macro progetto Città del futuro, che Cristiani ha commissionato al neurobiologo Stefano Mancuso e a PNAT, un think tank composto da designer e scienziati vegetali da lui coordinato. L’albero messo a dimora è un Ginkgo biloba. La scelta di inaugurare l’opera di riforestazione con la pianta a semi più antica ancora esistente ha naturalmente un valore simbolico. Il Ginkgo biloba è un esempio di longevità di una specie arborea, la cui sopravvivenza è ora minacciata come le altre. Nel corso del discorso inaugurale Mancuso ricorda che il riscaldamento globale mette a rischio la vita sul nostro pianeta e che bisogna agire al più presto per evitare una catastrofe ambientale, aggiungendo che gli artisti dovrebbero «trasformare le opere d’arte in alberi . . . [perché] la città si raffredda in una sola maniera: piantumando alberi».
Le parole di Mancuso richiamano inevitabilmente alla mente il progetto 7000 Eichen di Joseph Beuys che nel 1982, per la manifestazione artistica documenta 7, propose la piantumazione di 7000 querce. Un progetto di riforestazione urbana concepito dall’artista come «scultura sociale», che ha coinvolto l’intera città di Kassel. Il progetto nacque in seno al programma ecologico e al tempo stesso antropologico della Free International University for Creativity and Interdisciplinary Research (FIU) fondata nel febbraio 1974. Sono gli anni in cui si sviluppò una sensibilità verso l’ambiente coniugata all’utopia della terza via, alternativa sia al sistema fondato sul capitalismo privato, sia a quello fondato sul capitalismo di stato. Anni in cui gli artisti mettevano la loro arte al servizio dell’impegno civile. Nel 1973 Gianfranco Baruchello fondò Agricola Cornelia S.p.A. allo scopo di conciliare l’arte con l’agricoltura e la zootecnia, un progetto nel quale l’arte era allo stesso tempo azione economica, politica e poetica.
In questo contesto sociale, politico e culturale si formò Cristiani, che ha coniugato la sua militanza ambientalista con la promozione dell’arte contemporanea, intesa come strumento utile a sollecitare una sensibilità nei confronti delle risorse fondamentali della vita minacciate dalla crisi ambientale. Per Cristiani l’arte è un elemento fondamentale dell’esistenza, traduce in forma poetica il nostro essere parte del cosmo, è qualcosa di cui non possiamo fare a meno, qualcosa che diamo per scontato, come diamo per scontato il respiro senza il quale non potremmo sopravvivere; da qui il suo motto: «arte come ossigeno per la mente, alberi come ossigeno per il corpo e viceversa». Le opere d’arte, precisa Cristiani, «sono come gli alberi ed è per questo che aiuteranno a migliorare la vita di chi vive in condizioni più disagiate». Le città del futuro dovranno perciò essere pensate a partire da una rigenerazione delle aree urbane, nel caso di Prato dell’area periferica in cui sorge un nucleo di case popolari.
L’idea che una casa popolare rigenerata possa diventare un’opera d’arte riflette l’esigenza di assegnare all’intervento artistico una precisa – non generica o velleitaria – funzione politica, economica e tecnologica, oltre che poetica ed estetica. Scopo del progetto Arte per la riforestazione è infatti trasformare l’Area Tobbiana Allende di Prato in un quartiere innovativo che integri riforestazione urbana, risparmio energetico e installazione di opere d'arte in dialogo con abitazioni e polmoni verdi, per giungere fino alla realizzazione di case popolari concepite come vere e proprie opere d'arte a risparmio energetico. La realizzazione dell’area boschiva costituisce infatti il primo passo verso la città del futuro, sulla base di un’alleanza tra artisti, amici dell'arte e della natura, cittadini dei quartieri, imprese e rappresentanti della Pubblica Amministrazione di Prato. È un’alleanza che l’associazione no profit Arte Continua ha costruito nel tempo, grazie anche alla generosità di molti. L’architetto Mario Cucinella presta gratuitamente la sua opera e molti artisti, tra i quali Antony Gormley, Giovanni Ozzola, Tobias Rehberger, Loris Cecchini, Massimo Bartolini, Kiki Smith, Carsten Höller, hanno donato le loro opere.
Abitare un luogo è un’esperienza complessa. Ci sono luoghi che possiamo abitare, attraversare, contemplare, ma anche luoghi che abbiamo interiorizzato o immaginato. È persino possibile diventare luogo a se stessi. Il piano dell’esperienza fisica si compenetra dunque con quello di rappresentazioni estetiche, letterarie, simboliche e psicologiche, determinate anche dalle relazioni sociali e culturali all’interno del quale si istituiscono, si formano e riformano le identità (il fare comunità attraverso l’esperienza di luogo è un obiettivo non secondario del progetto di Cristiani). Prendendo a prestito un’espressione di Giovanni Ozzola, uno degli artisti invitati a collaborare al progetto, per dare forma a un luogo è necessario «fare anima». Ozzola lavora a un concetto esteso di paesaggio che comporta l’assunzione di responsabilità nei confronti della comunità e dell’ambiente in cui l’artista interviene.
Cosa dobbiamo intendere per “paesaggio”?
In Le belle arti e i selvaggi. La scoperta dell’altro, la storia dell’arte e l’invenzione del patrimonio culturale (Marsilio, Venezia 2019, p. 200) Simone Verde spiega che «Il concetto di territorio ereditato dalle “bellezze panoramiche” delle leggi Bottai venne tradotto nella Costituzione dal termine “paesaggio” sortendo un doppio effetto. La tutela venne limitata a pochi punti caratterizzati da valore estetico, mentre la pianificazione territoriale finì tra le competenze del Ministero dei lavori pubblici e sotto l’ipoteca dei Comuni», in altri termini si diede licenza al sacco del territorio da parte degli speculatori. Antonio Cederna comprese la necessità di restituire il patrimonio e il paesaggio alla rigenerazione sociale. Le sue epiche battaglie s’inserirono in una mutazione che negli anni della ripresa economica e della ricostruzione diede luogo ad una estensione semantica al concetto di patrimonio e paesaggio includendovi «qualsiasi esito del rapporto tra uomo e natura, individuo e società».
Paesaggistica in questo senso mi appare l’immagine crepuscolare del gruppo impegnato nella messa a dimora del Ginkgo biloba, un paesaggio alla Jean-François Millet per il quale non c’è distinzione tra l’ambiente e le figure che lo abitano. Il Realismo lirico di Millet, che mette sullo stesso piano paesaggio e figure, ha una forte carica affettiva. Al di là della suggestione provocata da questa inaspettata immagine crepuscolare, resta il fatto che il radicamento in un luogo comporta anche un’esperienza sentimentale. In La regione. Uno spazio per vivere (Franco Angeli, Milano 1983) il geografo Armand Frémont porta l’attenzione sul legame «viscerale» che lega l’individuo al luogo da lui abitato. Dunque le relazioni sentimentali e psicologiche con i luoghi creano dei paesaggi interiori, determinando quello che Frémont chiama «radicamento».
Rigenerare l’Area Tobbiana Allende per migliorare la qualità della vita di chi lo abita non è dunque impresa da poco, considerata la varietà degli aspetti che concorrono all’esperienza di luogo. Tra questi anche il rapporto tra uomo e natura nell’interpretazione evangelica, commentata dal vescovo di Prato Monsignor Giovanni Nerbini durante l’inaugurazione, che si è svolta nel giorno dedicato a San Francesco d’Assisi. Alcuni passi del discorso del vescovo, ispirato all’enciclica Laudato Si’, sono stati ripresi da Mancuso. «La vita è un miracolo» afferma il neurobiologo ricordando che della crisi ambientale «i poveri non hanno colpa eppure ne soffrono di più».
Abitare un luogo è dunque un fatto sociale, politico, economico, ecologico, tecnologico, antropologico, religioso, affettivo, simbolico, immaginativo, estetico e poetico assai complesso. Arte per la riforestazione chiede agli artisti di interpretarlo ponendo l’accento sulle problematiche ambientali. Con la frase «l’arte si mette a terra», inserita nel discordo augurale, Mancuso offre un’immagine suggestiva, ma non esplicativa del compito assegnato agli artisti. Quale forma assumerà il rapporto che l’opera d’arte intrattiene con il luogo?
Arte per la riforestazione sarà una palestra per gli artisti invitati a ripensare i luoghi da abitare insieme ai cittadini, alle imprese presenti nel territorio e all’Amministrazione Pubblica di Prato. Un primo passo verso la nascita di quelle che Associazione Arte Continua concepisce come le Città del Futuro.
In copertina, Arte per la riforestazione. Sezione delle specie arboree. PNAT ©Associazione Arte Continua.