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Expo e dintorni: RHO FIERA EXPO MI
Ho comprato un biglietto delle linee S (Suburbane) di Trenord per Rho Fiera Expo. Costo del biglietto 2,20 euro; al ritorno col metrò ho pagato 2,50. Ero partito dalla stazione di Porta Garibaldi.
Operaio
Certo il metrò è più comodo e veloce e si evince facilmente dai trenta centesimi in più che fanno pagare, ma è arrivando alla stazione di Rho Fiera Expo con il Passante e linee ferroviarie di superficie che mi rendo conto del gran lavoro edilizio che c’è in atto. Da semplice osservatore e frequentatore di bar (per bere il caffè), direi che c’è del ritardo sulla consegna dei lavori alla città e ai visitatori. Scendendo dal treno ho raggiunto il sottopassaggio che collega tutto: la fiera, il metrò e di nuovo la linea S e il centro. In effetti, è bello grande. Ciò che ho colto maggiormente stavolta non si può fotografare: i rumori delle seghe circolari dei carpentieri, il pulviscolo che si sviluppa e certi odori forti di solventi. Tanti operai con accenti del sud e del nord. Linguaggi tecnici su fili elettrici che portano corrente a sistemi. Ingegneri e capomastri che danno risposte.
Dal bus
Dopo questo primo giro nelle viscere del cantiere della stazione ferroviaria di Rho Fiera, esco dal lato opposto all’uscita M1 dell’omonima fermata, vado in cerca della prima pensilina dei bus a disposizione per inoltrarmi nel Comune toccato e adiacente al grande cantiere. Usando i mezzi pubblici che servono l’area circonvicina al cuore di Expo, posso cogliere i temporanei disagi degli abitanti delle case limitrofe, o di chi lavora nella zona. Di fronte a un sovrapassaggio in corso d’opera due autobus “mi” attendono. Salgo su quello che ha il motore acceso, perché voglio fotografare ancora, lungo il percorso; guardare il cantiere da una certa distanza. La corsa dura dieci minuti o poco più, terminando davanti al carcere di Bollate; dopo due minuti di sosta si torna al punto di partenza. Siamo solo in quattro sul bus, cinque con l’autista. Dei quattro una tipa ha sbagliato completamente direzione, un altro sono io, salito per fotografare, i restanti passeggeri, due donne, lavorano presso la casa circondariale e, di fatto, solo loro scendono alla fermata.
Pensilina
Si torna indietro e, nuovamente a piedi, ripercorro tutto il sottopassaggio, stavolta in direzione del metrò; qui, prima di tornare in centro, vado a vedere la fiera. Trovo inaspettatamente un momento di quiete, mentre intorno e nel vicino sottosuolo i lavori procedono rumorosamente. Con riluttanza ho così il primo contatto con il luogo principale che ospiterà l’evento Expo 2015. Non è un luogo che amo, la fiera, la parola in sé invece mi piace molto, nel suo significato poetico e nell’utilizzo aulico che se ne può fare. C’è anche un’assonanza con la parola, del mio dialetto, fera, che indica il delfino. Ma solo nel linguaggio dei pescatori siciliani, ma credo valga anche per quelli calabresi che lavorano sullo Stretto; così loro lo chiamano a onta e spregio, per i danni che provoca (provocava) alle loro reti.
Per adesso oltre all’ingresso non mi sono spinto, per fotografare. Credo che cercherò qualcosa di attinente più lontano da qui. Nel frattempo chi vuol vedere una rete, tra maglie di ombre e struttura metallica, liberissimo di farlo.