Gli anni 90 di Davide Sorrenti

22 Gennaio 2014

Davide Sorrenti è un bellissimo ragazzo di sedici anni illuminato da una luce gialla e con una lunga cicatrice sulla pancia, una cicatrice di cui si è sempre vantato, come un eroe di guerra. È così che il fratello Mario Sorrenti lo racconta e lo fotografa, per un'intera notte, il giorno del Ringraziamento del 1992, e raccoglie tutta la serie di scatti nel libro The Machine. “La macchina” non è altro che l'apparecchio che, ogni notte, durante il sonno, filtra e purifica il sangue di Davide Sorrenti, malato di talassemia da quando ha tre anni e di cui muore a vent'anni, anche grazie all'eroina, incompatibile con il suo stato di salute.

 

Davide Sorrenti. Ph. Mario Sorrenti

 

Se si comprende Davide Sorrenti, la fotografia di moda degli ultimi 25 anni assume un carattere inedito. Ogni aspetto glam e ogni luce messa al posto giusto per rendere, di decade in decade, più perfetta, più aggressiva, più soft, più plastica, più sexy una fotografia, passano in secondo piano rispetto a questa storia fatta di cultura, osservazione della realtà, famiglia e amicizia.

 

Davide Sorrenti, in soli vent'anni di vita e in meno di due anni di scatti, ha segnato la fashion photography senza mai entrare in uno studio, senza aver mai allestito un set o piazzato un flash, e senza aver fatto in tempo ad entrare nelle dinamiche dell'editoria commerciale, pur riuscendo a condizionarle. Oggi, se dici “heroin chic”, pensi a Kate Moss, a Calvin Klein, ai set improvvisati negli appartamenti di Soho e del Village, a Jamie King bellissima e in bilico già a quindici anni. Bene, dietro tutto ciò, all'inizio degli anni '90, c'è il lavoro di due fotografi: Davide Sorrenti a New York e Corinne Day a Londra. Le fotografie di Corinne Day, certo, sono mosse dalla stessa convinzione che la perfezione, la impossibile beauty, dell'immagine fashion sia da smontare, ma sono l'altra faccia della medaglia dell'heroin chic, parlano di vita, non di decadenza.

 

Jamie Kings. Ph. Davide Sorrenti

 

La famiglia Sorrenti ha sempre avuto a che fare con fotografia e moda, e ognuno di loro ha segnato il terreno. Sono fotografe la madre Francesca e la sorella di Davide, Vanina e, in particolare, il fratello Mario Sorrenti, che nel 1993 ferma il volto della fidanzata Kate Moss mentre si gira verso la macchina, magrissima, capelli lunghi e nessun vestito, e con questa espressione mette fine agli anni '80, alle modelle in quanto modelle.

 

La fotografia dei Sorrenti, Davide e Mario, sposta l'attenzione dall'estetica all'attitudine: all'inizio degli anni '90, a nessuno interessa più la perfezione di Claudia Schiffer, Cindy Crawford e delle Top Five di Herb Ritts.

 

Le modelle devono affascinare, come sempre, ma per il loro stile di vita. Ed è questo che scatena politici, attivisti, editor e photo editor dei magazine più patinati: uno stile di vita che muova l'emozione del pubblico, da sempre, deve essere ribelle e border, ma negli anni '90 argomenti come salute e “futuro dei nostri figli” hanno maggior forza rispetto a 20 anni prima, per questo c'è chi parla a voce alta. Si muove anche Bill Clinton, che in conferenza stampa nel 1997 condanna il sistema moda e se la prende con chi, fotografi e stilisti, rende glamour le dipendenze, solo per vendere jeans e vestiti.

 

Milla Jovovich. Ph. Davide Sorrenti

 

Davide Sorrenti lavora per i magazine che intravvedono in lui l'occhio giusto per interpretare la cultura che si sta consolidando all'inizio degli anni '90, la musica (Smashing Pumpkins), la moda (CK), l'arte espressa sulla strada. Dai sedici ai vent'anni, Interview, Detour, Ray Gun sono le sue principali collaborazioni.

 

“Con la morte di Davide e la perdita del suo punto di vista” ha detto Long Nguyen, style director di Detour Magazine, “abbiamo realizzato quanto potere abbia la fotografia di moda”.
Matt Jones, fotografo e figlio di Terry Jones, direttore di I-D, è stato un grande amico di Davide Sorrenti: “Sì, ha fotografato il glamour, ma ha anche mostrato la parte più reale di questo sistema. Il fatto drammatico è che ha glamourizzato sé stesso per arrivare a mostrare questa realtà. È stato un circolo”.

 

È stato un circolo anche il legame molto forte con la modella Jamie (James) Kings, 16 anni e parecchie dichiarate dipendenze, alla quale il 6 febbraio 1996, esattamente un anno prima della morte di Davide Sorrenti, il New York Times Magazine dedica una copertina dal titolo “James is a girl”. Per la sua magrezza androgina e per il fatto che il servizio è realizzato da Nan Goldin, questa cover apre ogni genere di polemica negli Stati Uniti.

 

Jamie Kings e Davide Sorrenti

 

La morale anti-glam, di solito, affascina chi osserva tanto quanto il glam. È il tema che conta, non l'opinione al riguardo. Ma la fine di Davide Sorrenti non ha quasi nulla di pubblico, diventa notizia solo se attribuita all'eroina e all'ambiente moda. In realtà la morte a soli vent'anni di Davide Sorrenti è legata a ragioni molto più private, per questo la parte più interessante del libro fotografico The Machine sono le due lunghe pagine finali, in cui Mario Sorrenti racconta con parole fredde e affettuose la vita quotidiana del fratello minore, tra trasfusioni e visite all'ospedale per “ricaricare le batterie”.

 

Davide Sorrenti

 

“Davide è cresciuto ed è diventato un bellissimo teenager, determinato a vivere la sua vita come ogni altro ragazzo, nonostante la realtà della sua malattia diventasse sempre più dura e crudele. Era frustrato dal fatto che la sua malattia lo facesse sembrare una persona di almeno tre anni più giovane della sua vera età. Sono andato via da casa quando Davide aveva 14 anni, ma siamo rimasti estremamente vicini. Le nostre vite sono sempre state intrecciate. Davide, Vanina e io ci siamo sempre protetti e nutriti l'uno con l'altro”.

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