I film dell’anno di doppiozero | Parte III
Dicembre, si sa, è il mese delle classifiche: i migliori dischi, i migliori libri, i gol più belli, il Pallone d’oro, i personaggi dell’anno. E ovviamente anche i film della stagione, che poi in realtà non si mai quali siano, se quelli usciti nelle sale, se quelli visti ai festival, se quelli recuperati su internet, se quelli che film veri e propri non sono, come le serie tv, ma che ormai hanno spettatori, ammiratori e imitatori più dei film stessi.
Presi dalla serietà del gioco, abbiamo deciso di raccogliere le nostre preferenze e di stilare una lista il più possibile esaustiva di quello che il 2012 ha detto al cinema: nelle sale, nei festival, magari anche in tv, con la speranza di presentare una serie, ovviamente parziale e ovviamente contestabile, di consigli per la visione.
Ne abbiamo selezionati 24, trovate i primi qui e qui, e di seguito gli ultimi otto.
Oltre le colline, di Cristian Mungiu
Il secondo lungometraggio del vincitore di Cannes con l’opera prima 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni spinge ancora più oltre l’idea di un cinema spietato, fatto di attese e durate insostenibili, e costruito attorno alla sofferenze delle scelte morali. Ispirato a una storia vera, a un frammento di epoca medievale nella Romania entrata nella UE, racconta la storia di due amiche che si ritrovano dopo gli anni dell’orfanotrofio nel convento dove una delle due si è ritirata: l’altra, innamorata e memore della loro relazione sessuale, vorrebbe portarsela via, ma deve combattere contro un altro tipo di amore, quello verso Dio. Un vero e proprio film dell’orrore, spaventoso perché giocato sull’invisibilità del male e dell’ignoranza.
Uscito in sala lo scorso ottobre.
Rengaine, di Rachid Djaidani
Un uomo di origine magrebina attraversa Parigi all’ossessiva ricerca dei suoi fratelli: ne ha quaranta, lui è il maggiore e pretende dagli altri che lo aiutino a costringere la sorella più piccola a non sposare l’africano cattolico con cui è fidanzata. L’uomo litiga, si agita, aggredisce, si contraddice, ma alla fine non può far altro che accettare le relazioni umane in tutta loro complessità. E come la vita, anche il cinema si fa vivo e inquieto grazie al film di esordio di un ex collaboratore di Peter Brook, che nonostante i quarant’anni gira come un ventenne senza esperienza e una voglia grande così di raccontare, inseguire i personaggi, cogliere le sfumature dei loro volti, inventarsi situazioni e conflitti e lasciare che sia l’improvvisazione da set a generare il film. Libero come l’aria, inventivo come un gioco senza fine.
Presentato alla Quinzaine des réalisateurs di Cannes, è difficile che esca nelle sale italiane.
Leones, di Jazmin Lopèz
Cinque ragazzi in una foresta, camminano a zonzo, non vanno da nessuna parte, parlano, fanno giochi di parole, senza senso del tempo e dello spazio; una sola di loro sente freddo, gli altri vagano senza meta, come mossi da una forza misteriosa; sembra Picnic ad Hanging Rock, meno esoterico ma ugualmente inquietante: perché forse il bosco è l’al di là e quel vagare ininterrotto uno stato sospeso tra la vita e la morte. La giovane argentina Jazmin Lopèz al suo primo film punta alto, anzi altissimo, e nonostante un’aria da produzione festivaliera che si può al massimo imputare all’inesperienza trova gli accenti di un cinema spirituale e filosofico, ma aderente al corpo dei personaggi, fisico e insieme astratto. Trova, cioè, il segreto del cinema.
Visto a Venezia, difficile che esca nelle sale.
La Talpa, di Tomas Alfredson
Sullo sfondo dell’Europa degli anni Settanta, in bilico tra rievocazione e reinvenzione, una minuta schiera di travet dello spionaggio dà vita a un ingarbugliato balletto psicologico-spionistico. Ritmo lento, azione ridotta al minimo, colpi di scena telefonati, eroi antieroici. Il bravo Tomas Alfredson utilizza il suo sguardo scandinavo per raccontare una vicenda che più britannica non si può (fonte letteraria: John LeCarré), e mescolando abilmente humor nero e malinconia, realizza un adattamento letterario classico in superficie e inquieto in profondità.
Presentato a Venezia nel 2011, è uscito lo scorso gennaio.
Der glanz des tages - The Shine of the Day, di Tizza Covi e Rainer Frimmel
Dove nascono le storie? Dalle persone, sembrano suggerire Tizza Covi e Rainer Frimmel, la coppia austro-italiana che, dopo La pivellina, torna ad unire senza soluzione di continuità (ma con grande sensibilità) cinema di finzione e documentario. Partendo dai personaggi (veri) di Walter Saabel, anziano artista circense, e Philipp Hochmair, attore teatrale di successo, i registi orchestrano l’incontro di due personalità che sembrano entrambe aver smarrito il proprio ruolo, e che proprio a contatto con l’Altro (e gli altri), ritrovano la propria fisionomia.
Presentato al Festival di Locarno, al momento non ha una distribuzione.
Mad Men - V stagione
Un inizio in sordina, nonostante la scena cult dell’esibizione di Jessica Paré sulle note di Zou Bisou Bisou, e un crescendo di puntata in puntata per la serie tv più influente e ammirata, forse un po’ stanca e a corto di idee, ma sempre capace di cogliere in tutta la sua spaventosa drammaticità l’essenza del XX secolo e le sue ombre proiettate sul presente: Don Draper è ancora l’uomo che non c’era, l’eroe senza qualità, l’americano medio e intraprendente che gestisce il suo destino come una strategia pubblicitaria, vendendo fumo, camuffando le emozioni, e si fa paradigma del successo e del suo lato oscuro, dal tradimento alla violenza alla morte. Come il Denis Lavant di Holy Motors è anche lui uno nessuno e centomila, e ovviamente è uguale a ciascuno di noi.
La quinta stagione è stata trasmessa negli Stati Uniti dal 25 marzo 2012 al 10 giugno 2012. In Italia andrà in onda prossimamente su Rai 4.
Homeland - II stagione
Dopo l’incetta di Grammy dello scorso settembre, Homeland concluderà la seconda stagione il prossimo lunedì: dodici episodi in cui molte cose sono state chiarite e altre, non troppe, restano ancora oscure: per non incappare in qualche spoiler involontario non diremo niente, salvo citare la puntata numero cinque, che si chiama significativamente Q&A, che mette in scena quello che tutti gli spettatori aspettano fin dall’inizio e per tensione e scavo psicologico è forse la vetta assoluta dell’intera serie.
La seconda stagione andrà in onda in Italia sul canale satellitare Fox dal 30 gennaio 2013.
The Newsroom - I stagione
Il ritorno di Aaron Sorkin come autore di una serie tutta sua, ha generato parecchia frustrazione nei suoi ammiratori: troppa retorica, hanno detto, troppo sentimentalismo, troppo buoni i buoni e troppo cattivi i cattivi nella redazione televisiva protagonista di The Newsroom. Ma per chi non ha il mito del suo autore, The Newsroom è la serie giusta al momento giusto, la celebrazione di quella professionalità giornalistica, di quella retorica delle parole e del racconto che rappresentano il vero aborto della società dello spettacolo. Tutto è onesto, tutto è morale, si sa perfettamente dove sta la verità e dove la menzogna: non è forse questo il cinema classico, la dimostrazione che è lì, nella tv, che il cinema americano trova lo spazio per fare ciò che sa fare meglio, confermare cioè se stesso e i propri ideali da esaltare e insieme tradire? E poi, insomma, basta vedere come funzionano i tg dalle nostre parti per esaltarsi di fronte ai metodi epici – da don Chisciotte, come dicono nel film – di Will MacAvoy e redazione.
La serie ha debuttato negli Stati Uniti il 24 giugno 2012 e al momento non è previsto un passaggio sulle tv italiane.