Speciale

L'ombra del venditore di girandole

17 Agosto 2011

Camminavo quando sono stata attirata da una macchia d'ombra che mi veniva  incontro, era una sagoma tondeggiante che prendeva il posto dei raggi del sole bloccati da un bouquet di girandole colorate.


Avevo la macchina fotografica pronta e, avvicinandomi, ho scattato senza vedere con esattezza quanto stavo trasformando in immagine. Il ragazzo con la sua mercanzia veniva da posti lontani, come me camminava, diversamente da me cercava in quel momento di trasformare il suo cammino e le sue vezzose girandole in pane. Io passeggiavo soltanto. 


Nessun cenno, ma è rimasta fissata nella memoria della macchinetta digitale una forma che quasi unisce due piedi. Mi rivedo bambina, a passeggio nei boschi in compagnia di zii e cugini più grandicelli. Io, incapace di riconoscere i fiori spontanei del luogo, che raccoglievamo in mazzolini, venivo informata con premura dei loro nomi e attentamente cercavo di fissare forme, colori e nomi.


Un uomo anziano veniva dalla direzione opposta alla nostra, uno sconosciuto per tutti noi. Il suo volto, scorgendoci, iniziò ad illuminarsi e le tante rughe si mossero per il sorriso che ci riservò. Con cortesia, che ora mi sembra tanto antica, ci salutammo e scambiammo qualche parola. Fu mio cugino poi a farmi notare l'importanza dell'incontro per  la considerazione che questa persona ci aveva riservato e a farmi rilevare l'indifferenza che si sarebbe verificata nell'approcciare una persona sconosciuta in un contesto cittadino.


E' innegabile, siamo in tanti ed è impensabile profondersi con tutti in formule di cortesia degne dei personaggi che animano i racconti delle Mille e una notte.  Un sorriso però, camminando, forse potrei regalarlo qualche volta di più, per la memoria di un viso non fotografato, ma incontrato sul mio cammino.

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