Marionette con l'anima

16 Gennaio 2012

Adrian Kohler e Basil Jones nel 1981 fondano la Handspring Puppet Company, una compagnia teatrale sudafricana composta da attori in carne e ossa e marionette. Nella presentazione di TED ripercorrono l’evoluzione delle loro creazioni. Da una piccola iena relativamente semplice da manovrare fino alla loro ultima fatica: Joey, un cavallo realizzato in dimensioni naturali per lo spettacolo War Horse, che si presenta e si muove sul palco con incredibile realismo.

 

 

Più di cento anni fa Edward Gordon Craig nel suo articolo L’attore e la Supermarionetta aveva teorizzato, citando Eleonora Duse, la necessità di estromettere gli attori dal teatro: potessero morire di peste! Al suo posto sarebbe dovuta subentrare una figura inanimata; la Supermarionetta.

La sua prossimità alla morte, alla materia inerte richiama alla mente di Craig un corpo in trance, completamente dimentico di sé e allo stesso tempo perfettamente in grado di eseguire ogni singolo gesto con grande perfezione.

 

 

Già Heinrich von Kleist guardava con ammirazione al teatro delle marionette e ne osservava la grazia e la leggiadria. La loro superiorità rispetto agli attori e perfino ai danzatori consiste nella completa assenza di forza di gravità. Interviene una spinta verso l’alto che idealmente avvicina la bambola teatrale al cielo e quindi anche alla divinità, poiché – ebbe a dire Craig – “la marionetta è erede delle statue nei templi ed è quindi un’immagine divina”.

Eppure la marionetta a sipario calato non è altro che un oggetto senza vita in attesa che un burattinaio le inali un soffio vitale. Qual è allora il ruolo del burattinaio? Forse può essere anch’egli un danzatore, si domanda Kleist?

 

 

Una risposta efficace a questa domanda ci viene dalla performance mostrata dalla Handspring Puppet Company per TED. Per lo spettacolo War Horse in scena a Londra, Adrian Kohler e Basil Jones hanno progettato Joey, un cavallo di legno dal meccanismo perfetto, ma di evidente artificio. Joey ha infatti otto zampe! Questo perché le gambe dei due attori che animano la marionetta sono perfettamente visibili dallo spettatore, cosicché viene apparentemente a mancare ogni forma di realismo scenico. Eppure ben si viene affascinati dalla meraviglia di questa creatura che si muove sul palcoscenico con estrema naturalezza, al passo, al trotto, al galoppo, e si ha davvero l’impressione che Joey sia un cavallo in carne e ossa.

 

In tal senso, l’uomo e la marionetta si sono fusi in un’unica figura. E quello che maggiormente colpisce in questa performance è proprio il ruolo che gli attori-burattinai assumono, cioè quello di “manovratori di fili”. Edward Gordon Craig sarebbe soddisfatto se potesse vedere come nel teatro contemporaneo sia qualche volta possibile mettere ai margini gli attori a vantaggio delle marionette.

 

 

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