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Scarabocchi con Altan (3) | Kamillo Kromo, una rivoluzione a colori

4 Settembre 2022

Kamillo Kromo c’era una volta, tanti tanti anni fa, ma è qui con noi, ancora e ancora, nella sua fiaba illustrata a fumetti. È nato, ci racconta il suo creatore Altan, a Rio de Janeiro nel 1973. “Con due kappa, perché all’epoca in Brasile questa lettera era di gran moda e aiutava a pronunciare le parole italiane nel modo giusto”. La sua natura è quella di un camaleonte, la sua mente è quella di un inventore, capace di immaginare altrimenti. Chissà se, in un qualche misterioso modo, questo possa avere a che fare con il suo nome o con l’appartenenza a una specie dal significato dissonante – camaleonte viene dal latino chamaeleon, che deriva dal greco χαμαιλέων, vocabolo composto da χαμαί, in basso, a terra, e λέων, leone, dunque il camaleonte è un leone che striscia sulla terra: un leone nano.

Ai tempi di Kamillo, di suo nonno Karminio Kloro, e di tutta la tribù con la K – Kippo, Klelia, Karpa Kino, Kilo, Karla, Kora, Kubo, Kimera e Kono –, una lettera straniera che piace tantissimo al suo autore, i camaleonti erano rossi. Nell’ambiente sempre verde di prati cespugli boschi quel colore attirava i predatori: dinosauri e uccellacci neri. Così i camaleonti dovevano imparare a variare la tinta. Kamillo è un bambino che frequenta la scuola elementare, ma è l’ultimo della classe: il suo pensiero è divergente, non azzecca mai il colore richiesto dal maestro.  

Alcune specie di camaleonti possono mutare il colore della pelle. Cambiano di tonalità non per mimetizzarsi, ma per il manifestarsi di certe condizioni fisiche o fisiologiche, o di stati emozionali come la paura. Durante i combattimenti possono assumere sfumature più vivaci, una forma di minaccia nei confronti dell'avversario. Anche la temperatura e l’intensità della luce influiscono sulla colorazione.

Il cambiamento di colore dei camaleonti dipende da alcuni strati di cellule localizzate sotto la pelle trasparente. Le cellule dello strato superiore contengono pigmenti gialli e verdi. Quelle dello strato inferiore contengono una sostanza cristallina colorata detta guanina. Le guanofore, le cellule della guanina, riflettono una parte della luce incidente, in particolare la luce bianca o blu. Se le cromatofore sovrastanti sono gialle, la luce blu riflessa produce un colore verde. Sotto esiste un terzo strato contenente melanina che può scurire, o schiarire, i colori prodotti dagli strati sovrastanti. Il colore della pelle del camaleonte è determinato dalla situazione. Gli occhi dei camaleonti rappresentano un caso unico nel mondo animale. Possono ruotare e mettere a fuoco indipendentemente l'uno dall'altro, lo sguardo del camaleonte è a tutto campo. 

Kamillo Kromo tutto questo non lo sa, sa solamente che, per camuffarsi, la sua specie deve munirsi di un pennello per dipingersi di verde, poi di un ombrello per evitare che con la pioggia scolorisca, oppure bisogna stare rintanati a lungo nell’incavo di un albero.

Se vogliono sopravvivere, i camaleonti, come gli essere umani, devono adattarsi al loro ambiente. Ma Kamillo è un diverso, non riesce a cambiare colore come fanno gli altri. Un giorno accade però qualcosa di stupefacente: proprio lui salva la pelle del maestro, mentre l’uccellaccio nero diventa rosa e il piccolo Kamillo si accorge di avere il dono di poter trasformare il colore degli altri. Da quel momento ne farà di tutti i colori, farà variopinta la barba del nonno e multicolori le stelle. 

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Cambiare il mondo si può, l’utopia diventa realtà! Kamillo Kromo ora viaggia dall’Africa al Polo al servizio di “mammiferi e uccelli”, sempre in lotta con chi conosce solo un colore: quello dell’ordine costituito.  

Non aveva però mai sentito parlare di un tipo originale come Jean Piaget che, già a undici anni, aveva scritto un trattato su un passero albino e da adolescente si era appassionato ai molluschi, poi alla psicoanalisi, prima di fondare l’epistemologia genetica. La capacità di Kamillo di giocare con i colori del pianeta conferma la sua teoria che il processo cognitivo è individuale – uno junghiano chiamerebbe quello di Kamillo Kromo un processo di individuazione… –, e che per scoprire cose nuove bisogna seguire i bambini, perché imparano a conoscere con processi cognitivi diversi da quelli degli adulti. Per Piaget l’alternanza tra assimilazione e accomodamento accompagna l’arco della vita – ce ne accorgiamo tutti quando impariamo una lingua straniera. Con l’assimilazione facciamo nuove esperienze e accumuliamo nuove informazioni che inseriamo in schemi sempre più complessi. L’accomodamento è invece il continuo modificarsi di quegli stessi schemi per riuscire a raggiungere una visione più coerente e in equilibrio rispetto alle nuove conoscenze acquisite.

“Come tutti sanno i camaleonti sono molto puntuali. Tutte le sere alle sei il vecchio Karminio distribuisce la zuppa di mirtilli e il posto di Kamillo resta vuoto. Per forza, è in giro per il mondo”. 

Un camaleonte rivoluzionario, messaggero inconsapevole non solo delle idee di Karl Marx, ma anche di quelle di Jean Piaget.

 “Educare, per la maggior parte dei genitori significa indurre i bambini a rispecchiare l’adulto modello della società in cui vive. Ma per me, educare significa allevare degli inventori, bambini con la voglia di sperimentare, creare, dei veri anticonformisti”. 

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