Speciale
Tavoli | Gabriella Giandelli
Il tavolo di Gabriella assomiglia un po’ a un suo disegno: molti colori, un’armonia delicata di fondo, un ordine un po’ inconsueto con piccoli dettagli imprevisti qua e là, una bella luce. Qualcosa a cavallo tra il familiare e il leggermente perturbante.
Le matite colorate sono organizzate in bicchieri e divise per aree di colore: c’è il bicchiere dei blu, quello dei rossi, quello dei celesti, dei bruni, dei verdi, dei grigi. Non me l’aspettavo, ma è ovvio. Da non disegnatore quale sono, per me le matite si trovano organizzate per colori solo nelle scatole: quando ne escono, si disperdono nel vasto mondo dell’uso…
Ma qui c’è evidentemente una logica, un metodo non improvvisato. Le matite sono tutte perfettamente temperate (a destra, in basso, a fianco di un cellulare inaspettatamente arcaico, c’è l’atteso contenitore dei trucioli del temperino – intonato con il colore del libro a destra, e persino con le finestre dell’edificio sulla copertina del libro di Gabriella stessa, subito sotto), e lo sono perché evidentemente non devono farsi aspettare nel momento del bisogno.
Però c’è sul tavolo anche un paio di bicchieri di pastelli dai colori sparsi, senza una logica. E ci sono, tra gli oggetti imprevisti, una rosa finta, un alce dei Playmobil e una tazza con tracce di tè, una scatoletta con le lamette da barba – le quali, sì, lo so che ai disegnatori servono, ma sono comunque una strana presenza, qui in mezzo. E poi ci sono non due, ma tre bacchette da riso cinesi, di utilità sconosciuta, arenatesi qui chissà come, magari per analogia di forma con le matite.
Persino il cestino a sinistra e il libro sui fiori appena più in alto hanno i colori giusti. E poi, sarà un caso?: colori caldi a sinistra e in alto; colori freddi a destra e in basso. Magari è solo il riverbero della lampada rossa e della cassettiera blu. O forse, per chi disegna, anche i colori del mondo – e non solo quelli delle illustrazioni – godono di un’organizzazione simbolica.
Daniele Barbieri